Francia: reazioni online a discriminazioni e azioni contro i Rom

Presso i rom (gitani)

"Rom (gitani)", foto di jespel, ripresa da Flickr con licenza Creative Commons Attribution NC-ND 2.0 Generic

Il 14 agosto scorso il canale TV France 4 ha ritrasmesso un documentario [fr, come tutti gli altri link tranne ove diversamente indicato] dal titolo Qui a peur des gitans ? (“Chi ha paura degli zingari?”) prodotto nel 2009 da John Paul Leper. Scrive Le Post :

… Un documentario che può rivelarsi prezioso in questo periodo difficile durante il quale i politici hanno deciso di additare la comunità nomade alla pubblica riprovazione.

Molte idee preconcette, radicate in noi sin dall'inizio dei tempi (“noi”, persone sedentarie o “gadjè” come ci chiamano loro a volte) spingono a crederli tutti dei mascalzoni, sporchi e pronti a derubarci.

È vero che qui ce ne sono parecchi e che in nome della loro libertà ignorano certe regole della nostra società. Ma lo Stato sta forse rispettando le normative in vigore? È stata mai rispettata la legge Besson che prevede che tutte le città con oltre 5.000 residenti debbano fornire lotti di terreno per ospitare le comunità nomadi? Cosa ne è di questa legge dopo 10 anni? Ebbene, solo il 20% delle città ne applicano le direttive, e le altre infrangono la legge nella sostanziale impunità.

Mentre vengono distrutti i campi e procedono a pieno regime le espulsioni dei Rom, annunciate dal presidente Sarkozy e dal ministro dell'Interno Brice Hortefeux, tra l'approvazione silenziosa di gran parte dell'opinione pubblica, qualche dubbio comincia a insinuarsi anche all'interno dell'UMP (il partito al governo), e alcuni blogger che di solito non si avventurano su questi temi non possono fare a meno di esprimere indignazione.

Bienvenue chez les roms, un blog pubblicato sul quotidiano La Tribune de Genève, ha scovato dei musicisti in Ungheria che vanno sotto il nome di Sárközy, e rilancia qualche arguta battuta:

Si tratta di un nome comune presso i Rom presenti in Ungheria, da qui a dire che il nostro Sarkozy sia di origini rom ci vuole poco. In effetti, ho individuato un musicista di nome Sárközy che suona in una band chiamata Cigánski diabli / I diavoli Rom. E se il nostro Sarkozy fosse uno di loro? Un indiavolato che ha dimenticato la sua origine, il senso del ritmo e le canzoni, e non ci offre nient’altro che una cacofonia rumorosa che ne accompagna la crisi di identità, evidente soprattutto quando si dedica ad attaccare la popolazione rom.

Bah by CC finge un po’ d'ingenuità:

Ho visto i Rom alla Tv.
Non avevano assolutamente l'aspetto con cui li ha descritti Hortefeux.
Non possedevano grosse berline di marca tedesca.
Per nulla.
Ma di Hortefeux, da quando ha confuso gli arabi con gli alvernesi, sappiamo che forse la sua acutezza su questo tema non è poi granchè, .. a meno che l’errore sia stato intenzionale?
In tutti i casi, i Rom visti alla Tv davano l’idea della miseria totale. Dormivano in vecchi camper in spazi dove non avevano il diritto di parcheggiare.

I temi abituali di Dernier des blogs sono “foto, cultura digitale, sci-fi e arte contemporanea”. Ma l'autore, dopo aver espresso rabbia per come le più alte sfere dello Stato si siano concentrate su un bersaglio facile e vulnerabile come gli zingari, in un articolo pubblicato su owni, e intitolato il quindicinale dei Rom, rilancia un'approfondita analisi sul suo blog:

C'è un altro problema. Mi sembra che queste popolazioni “nomadi” ci stiano rivelando qualcosa, sono molto di più che il granello di sabbia negli ingranaggi. Sono anzi spesso il lubrificante che permette alla macchina di funzionare, in quanto i Rom sono spesso stati vettori di innovazione tecnologica, di know-how o anche solo di fondamentale manodopera per i lavori stagionali nel settore agricolo. Mentre potrebbero senza dubbio essere meglio integrati, mantengono un modo di vivere che contrasta con il mondo moderno. Anziché considerarla una spina nel fianco, questa condizione è un'indicazione preziosa perché rivela parecchie cose su di noi  (“noi”, i sedentari).

[…]

Non sarei in grado di teorizzarlo bene, ma mi sembra che i cosiddetti “nomadi” siano sempre al crocevia dei temi che rappresentano le tendenze del mondo digitale: il territorio, i viaggi, i ricordi, il controllo, la profilazione, le interazioni sociali, la proprietà intellettuale (non brevetti o diritti d'autore, ma i segreti degli artigiani o le competenze musicali) e tra tutti questi temi c'è anche quello della produzione e l'utilizzo di oggetti vari.

Provenienti dall’India, dove furono costretti al nomadismo a causa delle loro professioni considerate “impure” anche se di grande utilità (straccivendoli, rottamatori), i rom esercitano ancora gli stessi mestieri migliaia di anni dopo. Ma in pochi decenni, ho l’impressione che non vi sia mai stato così poco spazio a loro disposizione nella società, direi per la mutazione nel nostro rapporto con gli oggetti.
Le automobili hanno sostituito i cavalli (così importanti nelll'economia Rom). Non facciamo più affilare i nostri coltelli, né facciamo imbottire i cuscini o impagliare le sedie, non facciamo riparare più nulla e gettiamo via tutto, gli oggetti sono progettati per essere poi sempre smaltiti, perché l'industria ha più interesse nel farci acquistare (sia pure a basso prezzo) cinque oggetti con le stesse funzioni nell’arco di dieci anni piuttosto che produrre un solo oggetto che duri vent’anni e possa essere riparato nel corso del tempo. Forse i problemi del popolo rom hanno a che vedere con il marketing e il design.
Il 4 agosto, il sito internet La voix des Rroms [“Rom” equivale a “Rrom” in lingua romanes/romani] ha lanciato una petizione online per chiedere parità di trattamento per i rom e le comunità nomadi rivolto a tutta la popolazione francese.
Nel frattempo, le reazioni nei Paesi di origine di quei Rom che non sono cittadini francesi ma dell’Unione Europea, hanno sono state assai diverse tra loro.
La Romania mette in guardia contro i rischi del “comportamento populista” e delle “reazioni xenofobe” subìte dai suoi cittadini ricondotti alla frontiera, dando un tono diplomatico alla questione.
Laurentiu Mihu e George Lacatus, sull'aggregatore di blog robin-woodard, spiegano :
Mentre in Francia lo smantellamento dei campi rom accelera, alcuni grandi centri commerciali non esitano a incaricare le guardie di controllare gli zingari nelle corsie sotto il loro controllo. Peggio, a volte di imporre loro il divieto di accesso ai negozi. Il quotidiano România Libera ha riferito di aver osservato eventi di questo tipo Rouen e La Rochelle.

Elena B., una rumena di origine Rom che vive e lavora a Rouen, racconta: “Prima, eravamo liberi. Ora, non appena si entra in un negozio, si rendono improvvisamente conto che sei un Rom proveniente dalla Romania e vieni tenuto sotto controllo fino a quando lasci il negozio.”

Tuttavia comprende il sentimento della maggioranza dei francesi: “Inizialmente i Rom rubavano solo per mangiare e i francesi tolleravano. Poi qualcuno ha preso ad andare oltre e si è messo a rubare per poi rivendere. Oltre a rubare da mangiare hanno cominciato a rubare prodotti di valore. Adesso non ci è permesso neppure di gustare i prodotti in promozione».

Per contro, deplora il Courrier des Balkans, la Bulgaria sembra essere indifferente al destino dei suoi cittadini in Europa occidentale:

Quand’è che i bulgari sembrano preoccuparsi del problema dei Rom? Solo quando la frangia bulgara di questa minoranza diventa un problema per un altro Paese.
Immediatamente, il patriota medio che crede che la Bulgaria stia andando male per colpa del giogo ottomano o le ruberie commesse dai rom si frega le mani e dice: “Ah, ora lo vedranno, gli europei, che cosa sono i rom. La smetteranno di preoccuparsi, con i loro diritti umani e non so cos’altro”… il vero problema è che il governo bulgaro non si comporta in modo diverso dal cittadino medio.

La risposta può essere costituita dai cosiddetti “villaggi di integrazione” (villages d'insertion)? Café Babel ha indagato in luglio su questi presunti “paradisi per i Rom”, condividendo lo scetticismo di molti e concludendo:

È perché le associazioni europee per la difesa delle minoranze ripetono in continuazione che la situazione dei Rom merita di essere studiata. Per cui gli Stati membri della UE hanno affrontato due volte la questione durante la sessione dedicata all'integrazione della comunità. Eppure non è venuto fuori nulla di concreto. Va sempre peggio. Al Parlamento tutti ne parlano. Vogliono dimostrare che sono sensibili alla questione, ma non sono mai state adottate misure concrete. La strategia politica dell’UE 2020 deve includere un nuovo testo specifico per la situazione dei rom. E, francamente, diventa urgente.

Tra i sogni a occhi aperti dei politici e la dura realtà sociale, i rom continuano a restare in un costante dormiveglia. E, secondo uno dei loro rappresentanti, la situazione potrebbe durare un altro decennio.

Può essere che sia l'Italia a indicare la via, lontano dagli stereotipi xenofobi? Café Babel è andato a vedere più da vicino [it]:
Qual è la risposta italiana ai “villaggi di integrazione” made in France? Nessuna. Tuttavia qualcosa si sta muovendo. Dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che è stato il primo ad assumere un rom nella sua giunta [come delegato per i rapporti con le comunità rom capitoline, si veda ad esempio qui, it], alla città di Treviglio, nel nord del Paese, che è stata citata [it] come modello europeo in materia di integrazione.
Immagine thumbnail: Foto di jespel su licenza CC Attribution NC-ND 2.0 Generic

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