Francia: studenti internazionali si raccontano online su Cité Babel

La Cité Internationale Universitaire de Paris [fr] è un complesso architettonico che ospita una comunità internazionale di persone che vivono e studiano presso le università francesi. La Cité venne istituita nel periodo tra le due Guerre, con lo spirito di pacificazione affermatosi in quel periodo in Francia. I fondatori, basandosi su principi di stampo umanistico, immaginarono un luogo che potesse funzionare da punto di aggregazione e ritrovo per studenti di tutto il mondo desiderosi di frequentare le università parigine, e vollero dare loro una casa dove interagire e imparare gli uni dagli altri. Come annuncia il sito web, La Cité Internationale Universitaire de Paris è una “scuola di relazioni umane per la pace”.

La Cité Internationale Universitaire de Paris

La Cité Internationale Universitaire de Paris

C'è anche un blog dove molti studenti raccontano le proprie esperienze all'interno della comunità. Questo spazio si chiama Cité Babel, ed è il luogo della blogosfera dove vengono condivisi riflessioni, impressioni ed esperienze, sia in francese che in molte altre lingue.

Al blog sono collegate tre pubblicazioni, tutte disponibili online. Le pubblicazioni sono a cura di un gruppo dedicato, che si occupa di problemi relativi all'identità, all'interazione, agli scambi culturali, alle lingue, alla traduzione, alle idee e punti di vista sulla Francia e sul mondo intero. In questa ottica, Cité Babel è l'essenza del viaggio così come è stato vissuto da studenti e professionisti che sperimentano l'essere diventati cittadini del mondo.

Per avere un'idea di come funziona questo blog, ecco qui alcuni estratti a titolo di esempio, redatti dai membri della comunità, che trattano vari argomenti.

E-magazine multilingue

Nell'articolo “Perché Parigi ti prende (e perché non me ne voglio andare)” [in] Jake Heller, uno studente canadese, esplora le impressioni che altri studenti statunitensi ricavano dal vivere a Parigi e l'impatto emotivo di una città pulsante e complicata:

Il prezzo notevolmente alto del mio programma-scambio [con altri studenti] non è dovuto all'elavto costo della vita qui; la tassa più gravosa da pagare è stata quella di rivelare la mia attuale esperienza pur se in diasaccordo le aspettative altrui (…) Quando la gente mi chiede qualcos su Parigi…beh, di solito non mi chiedono nulla di serio. Si limitano ai luoghi comuni come “Devi aver avuto una bella esperienza!” oppure “Raccontami della tua ragazza francese!”, o ancora fanno domande con la risposta già in testa, come ad esempio: “E’ fantastico là, eh?”. Non contenti delle proprie vite “normali”, si aspettano che viva i loro sogni, e così per non passare da stronzo piagnucoloso incapace di apprezzare qualsiasi cosa, le mie risposte a questo tipo di “domande” devono sempre comprendere le parole “fantastico,” “incredibile,” oppure “un caldo insopportabile.” Il problema è che, come la maggior parte dei paragoni tra i viaggi della fantasia e la realtà concreta, la Parigi dell'immaginario nordamericano non regge proprio il confronto con quella del mondo reale. (Nota: capisco che molti nordamericani concettualizzino “il mondo reale” come uno show televisivo al posto della realtà, ma penso che quest'affermazione serva solo a rafforzare il mio punto di vista).

Abdelkader, uno studente francese, scrive sulle posizioni dei media francesi [fr] in relazione al tormentato conflitto di Gaza . Mentre discute sull'attenzione dedicata al conflitto dai media tradizionali (in questo caso il telegiornale francese di prima serata), Abdelkader mette sul tavolo questioni e dichiarazioni molto serie. Nel primo anniversario dei bombardamenti di Gaza, lo studente sottolinea come l'opinione pubblica abbia scelto di ignorare un capitolo degli avvenimenti che per così tanto tempo ha tormentato la vita sia dei palestinesi che degli israeliani:

Apparemment, les tribulations de Berlusconi, et de Johnny Halliday, sont plus importantes que le sort de 1,8 million de palestiniens enfermés dans la ville-ghetto de Gaza (…) même chez les progressistes ou les soutiens du début 2009 à la Palestine, l’apartheid et la ghettoïsation d’un peuple, est moins important qu’une bonne bouffe en famille (…)

Ah  Palestine! Ce soir, la majorité silencieuse te pleure encore, et ses larmes sont gonflées par l’outrecuidance de ces escrocs et de ces hypocrites de médias et de collaborateurs qui veulent nous faire avaler des couleuvres que leurs gorges rejettent pour éviter leur propre étouffement. Ah, j’oubliais… Bonne année 2010 !

All'apparenza, i guai di Berlusconi e di Johnny Halliday sono molto più importanti di 1,8 milioni di palestinesi intrappolati nella città-ghetto di Gaza (…) anche per i gruppi progressisti che hanno sostenuto la Palestina nei primi giorni del 2009, l'apartheid, e la “ghettizzazione”  di una persona è meno importante di una buona cena in famiglia. (…)

Povera Palestina! Questa sera la maggioranza silenziosa piange di nuovo per te, e le sue lacrime si gonfiano per la presunzione di questi truffatori e l'ipocrisia dei media e di quanti vi collaborano, che vogliono farci credere ingenuamente che siano gli stessi palestinesi a non potersi accettare per evitare il soffocamento. E dimenticavo… Felice 2010!

Al contempo, Chen Miao, dalla Cina, discute sui luoghi comuni rispetto ai cinesi nel post “Ma i Cinesi sono timidi?” [fr/cin]

Un jour, un de mes amis qui habite la Cité Universitaire m’a dit « je pense que les chinois sont timides, réservés et renfermés. » (…) Mon ami n’est pas le seul à penser cela… Bien que cela ne soit pas une critique, il existe quelques malentendus.

D’abord – et nous ne sommes pas les seuls à ressentir cela, beaucoup d’étrangers en France, ont la même impression – on se sent solitaires quand on s’éloigne de son pays natal (…) Les chinois peuvent faire preuve de grandeur d’âme et de largesse d’esprit. Si cela venait d’un pays où habitent des « timides », alors cette timidité serait associée à un charme certain et à une sacrée séduction, basés sur une culture profonde, vigoureuse, saine et puissante ! Les chinois ne sont plus fermés au monde. Nous sommes sortis et nous regardons dans tous les coins de planète, nous possédons des idées innovantes et des ambitions nobles.

Un giorno, uno degli amici che vive con me nella Cité Universitaire mi ha detto: “Penso che i cinesi siano timidi, riservati, introversi.” (…) Il mio amico non è il solo ad avere quest'impressione. Anche se non intendeva essere critico, penso che alla base della sua affermazione ci siano alcuni fraintedimenti.

Per cominciare, e non siamo i soli che si sentono così, per un sacco di stranieri in Francia è la stessa cosa; ci sentiamo soli quando siamo lontani dal nostro paese natale (…Ciononostante), il cinese può dimostrare di avere uno spirito forte e una grande anima. Se queste qualità provenissero da un paese abitato da gente “timida”, allora tale timidezza sarebbe associata a fascino e seduzione, basati su una cultura profonda, forte, equilibrata e straordinaria allo stesso tempo! I cinesi non sono più chiusi verso il mondo. Siamo qua fuori ora e osserviamo tutti i luoghi del pianeta, possediamo idee innovative e nobili ambizioni.

Gli argomenti e gli spunti di riflessione sono ad ampio raggio e pieni di vitalità. Questa è un'autentica comunità internazionale, formata da individui consapevoli di quanto sia grande il mondo e di come, ogni giorno che passa, le persone si trovino più vicine di quanto lo siano state prima. Tutti i post sul blog di Cité Babel innescano discussioni e commenti. Il linguaggio, le origini, la formazione accademica non rivestono alcuna importanza, gli studenti trovano nel blog Cité Babel uno spazio dove far sentire la propria voce e mostrare la propria visione di un'arena internazionale che è stata considerata come una delle più multiculturali, diverse e cosmopolite del mondo: la Parigi del XXI secolo.

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