Cuba: interessante scambio epistolare sui Mondiali di calcio 2014

Foto di Joe Shlabotnik presa da Flickr su licenza CC BY-NC-SA 2.9.

Foto di Joe Shlabotnik presa da Flickr su licenza CC BY-NC-SA 2.9.

Due giornalisti e blogger hanno iniziato uno scambio epistolare [es, come tutti i link seguenti] come parte della copertura dei Mondiali di calcio 2014 in Brasile, tramite la rivista digitale Cubahora. Le lettere hanno travalicato i confini della pubblicazione digitale e vengono attualmente diffuse attraverso le reti sociali. Il tono umoristico e ironico di entrambi gli autori, la rivelazione di esperienze personali legate al calcio e alcune critiche sullo stato dello sport a Cuba, animano ogni puntata.

Charly Morales e Diego Armando Maradona (Per gentile concessione di Charly Morales)

Charly Morales e Diego Armando Maradona (Per gentile concessione di Charly Morales)

Si legge sul primo intervento, “entrambi si chiamano Carlos; il primo è Charly Morales Valido, un vecchio zorro del giornalismo, amante degli sport e profondo conoscitore delle ossessioni che comporta seguire una squadra. Il secondo è Carlos Manuel Alvarez, un giovane neolaureato che manifesta, in un modo un tantino irrispettoso, il suo amore per la letteratura e lo sport”.

Nella prima lettera, Morales ricorda il Mondiale del 1990 e racconta di come arrivò a preferire la squadra brasiliana rispetto a quella argentina.

Creo que ni habías nacido cuando yo empecé a cobrar conciencia mundialista. Fue en Italia’90 que comencé a enfermarme de fútbol y a decepcionarme de esa Argentina que no era tan infalible como yo creía. Si un vejete como Roger Milla les hacía un gol y encima lo celebraba bailándole una lambada al banderín del corner, pues estábamos listos. No corté con la Albiceleste, porque se redimieron y llegaron a aquella triste final contra la Mannschaft de Mattheus, Klinsmann y Voeller, con aquel equipazo que hizo al inglés Gary Lineker decir su inmortal “el fútbol es un deporte en que juegan 11 contra 11 y siempre gana Alemania”. Aunque desde entonces jamás ganaron… (…) Ya para Estados Unidos’94 yo sabía que podía gustarme Argentina, pero mi corazón sería de Brasil.

Credo che tu nemmeno fossi nato quando iniziai a provare una coscienza da mondiale. Fu durante Italia '90 che iniziai ad ammalarmi di calcio e ad allontanarmi da quell'Argentina, che non era così infallibile come pensavo. Se un vecchietto come Roger Milla poteva segnarle un gol e celebrarlo ballando la lambada con la bandierina d'angolo, allora eravamo a posto! Non tagliai i ponti con l'Argentina, poiché si riscattarono e arrivarono a quella triste finale con il Mannschaft di Mattheus, Klinsmann e Voeller, con una squadraccia che fece dire all'inglese Gary Lineker l'indimenticabile “il calcio è uno sport che si gioca 11 contro 11 e vince sempre la Germania“. Nonostante dopo quell'anno non vinsero più… E per Stati Uniti '94 sapevo che mi sarei potuto gustare l'Argentina, ma il mio cuore batteva per il Brasile.

In un'altra lettera, non meno provocatoria, Álvarez replica:

Mi fanatismo por Argentina llegó a niveles paroxísticos en Sudáfrica. También, déjame aclarar, la bolsa de valores del nacionalismo había caído mucho (…) 

Hoy, cuatro años después, la debacle de Sudáfrica ya se explica con facilidad. Ninguno de los mesías –y Argentina parece bastante mesiánica, más que nosotros, incluso- quería ganar demasiado. Maradona, como todo héroe, en un momento dado disimuló su falta de método con improvisación, con arengas. Quiso avanzar a corazonada, pero Alemania no cree en boludeces de ese tipo. Alguien como Maradona no se podía permitir la debilidad de reconocer que no sabía. Dijo que Messi era el más grande (Messi es mejor que Maradona, pero no más grande, que conste), que merecía un Mundial, pero nunca fue su Bilardo, porque un Maradona no tiene sangre para ser Bilardo. Sabella sí, que sacrificó a Tévez, porque puede traer ruido, y yo lo entiendo. Lo que me resulta incomprensible, como a tres cuartos de humanidad, es la ausencia de Willy Caballero.

Il mio fanatismo per l'Argentina raggiunse livelli parossistici in Sudafrica. Ormai, lasciamelo dire, la borsa valori del nazionalismo era caduta in basso (…)

Oggi, quattro anni dopo, la sconfitta sudafricana si spiega con facilità. Nessuno dei messia – e l'Argentina sembra alquanto messianica, più di noi – desiderava guadagnare a sufficienza. Maradona, come tutti gli eroi, in un preciso momento dissimulò la sua mancanza di tecnica con improvvisazioni, discorsi solenni. Voleva esternare un presentimento, ma la Germania non crede in cavolate del genere. Qualcuno come Maradona non poteva permettersi la debolezza di non sapere. Disse che Messi era il più grande (Messi è migliore di Maradona, ma non più grande, sia chiaro), che meritava il Mondiale, ma non lo fu nemmeno Bilardo, poiché Maradona non ha la stoffa per essere Bilardo. Sabella invece sì, poiché sacrificò Tévez perché avrebbe potuto suscitare scandalo, e io lo capisco. Ciò che mi risulta incomprensibile, come a tre quarti dell'umanità, è l'assenza di Willy Caballero.

Rispetto alla chiacchierata partita tra Brasile e Croazia, Morales ha affermato:

¿Qué no fue el Brasil categórico y divertido que su torcida espera? Correcto… ¿Qué el japonés Yuichi Nishimura se tragó el tupe de Fred y lo bajó con caipirinha? Sin dudas… ¿Qué el autogol de Marcelo fue una torpeza digna de un novato? Y peor…

Pero de ahí a insinuar siquiera que Brasil no fue mejor que Croacia, que no mereció esa victoria por encima de sus falencias, que el penal fantasma definió el partido… Eso, me vas a disculpar, más que objetividad es roña a la Canarinha…

De entrada, Neymar le aceptó el reto a Maradona, lanzado urbi et orbi en su show De Zurda, y tomó la batuta brasilera para ser un 10 en toda su magnitud, creativo y a su vez abastecido por un Oscar que coronó con un gol incontestable toda una tarde de un fútbol superior al planteado por sus homólogos balcánicos. Si somos sinceros, ese gol debería bastar para silenciar las suspicacias que generaron el autogol y el piscinazo.

Pero entonces esto no sería fútbol ni nosotros latinoamericanos…

Il Brasile non fu categorico e divertito per la sua attesa sfumata? Corretto… Non è forse vero che il giapponese Yuichi Nishimura si mangiò l'arroganza di Fred e la mandò giù con una caipirinha? Senza dubbio…E l'autogoal di Marcelo non fu un errore degno di un novellino? E peggio…

Però da qui a insinuare che il Brasile non è stato meglio della Croazia, che non ha meritato quella vittoria a causa delle sue mancanze, che la punizione fantasma ha deciso l'esito della partita… Perdonami, ma questo, più che un giudizio obiettivo è un insulto alla Canarinha…

Tanto per cominciare, Neymar ha accettato la sfida di Maradona, lanciata urbi et orbi durante il suo show nel programma De Zurda, e ha dimostrato di essere un campione in tutta la sua grandezza, creativo ed è stato servito a sua volta da quell'Oscar che ha coronato con un gol ineccepibile, un pomeriggio di calcio migliore di quanto si aspettasse la squadra balcanica. Se proprio dobbiamo essere sinceri, questo gol dovrebbe bastare per mettere a tacere tutti i sospetti derivati dall'autogol e dal “piscinazo”.
In tal caso, questo non sarebbe calcio e noi non saremmo latinoamericani…

Senza ombra di dubbio, l'ultima lettera di Álvarez, intitolata “Supposizioni” è stata eliminata dal sito Cubahora. In un articolo pubblicato su OnCuba, l'autore spiega:

Durante tres cartas me mantuve al aire. A la tercera, me censuraron, alegando no se qué razón típica de los medios cubanos, que no alcancé a oír, o que si oí, olvidé, por el bien de mi salud y la de mi familia. Al pinchar el enlace original de la carta titulada Suposiciones, un cartel anuncia: “¡Oops! Lo sentimos, página no encontrada…”. No tiene caso insistir. Yo seguiré creyendo, a excepción de algunas individualidades, que los medios cubanos son puro y duro panfleto, y que permanecen a años luz de algo parecido al periodismo.

Per le prime tre lettere mi hanno lasciato fare; alla terza mi hanno censurato, accampando non so che scusa tipica dei media cubani, che non sono riuscito a sentire o che se ho sentito ho già dimenticato, per il mio bene e per quello della mia famiglia. Se si clicca sul collegamento originale della lettera intitolata “Supposizioni”, compare una finestra con scritto: “Siamo spiacenti, questa pagina non è disponibile”. Non è il caso di insistere. Credo, e continuerò a farlo, che i media cubani siano semplici opuscoli, lontani anni luce da qualcosa di simile al giornalismo.

In un editoriale pubblicato il 26 giugno, Cubahora spiega ai lettori il motivo dell'eliminazione della lettera.

Todo marchaba perfectamente bien, pero en la tercera misiva de uno de los autores, titulada “Suposiciones”, el equipo editorial detectó frases irrespetuosas y poco argumentadas, lo que resulta incompatible con la ética que debe primar en el Periodismo. Decía la carta en referencia al futbolista Diego Armando Maradona: “Burdamente, ha politizado De zurda. A veces Víctor Hugo Morales, con pena, trata de encauzar el programa, de sacarlo de esos pantanos: la izquierda que no propone nada y que lo único que sabe hacer es quejarse, no para arreglar, sino para alimentar su supuesto prestigio”. Posteriormente podía leerse: “El problema lexical de Héctor Villar no es la cocaína. Es la falta congénita de neuronas. Se cumple con él un estereotipo. Bonito de poca materia gris”.

En nuestro perfil editorial se plantea“los trabajos publicados deben mostrar la utilización de un lenguaje claro, ideas precisas, sin exceso de adjetivos, palabras redundantes o afirmaciones no basadas en evidencias”.  En virtud de ello, pedimos al autor valorar apenas estas ideas, sobre la base del necesario respeto.

El autor no aceptó la solicitud de la revista, lo cual respetamos, por supuesto, pero también debimos asumir el deber y derecho que le asiste a Cubahora de no publicar aquello que no estuviera en consonancia con sus principios editoriales declarados.

Andava tutto bene fino a quando, nella terza lettera, intitolata “Supposizioni”, gli editori hanno riscontrato alcune frasi irrispettose e poco approfondite, il che va contro l'etica giornalistica. Con riferimento a Diego Armando Maradona si leggeva: “Ha vergognosamente politicizzato De Burda; Víctor Hugo Morales ha tentato più volte e con fatica di sviare il discorso, per uscire dal pantano del ‘la sinistra non propone nulla e l'unica cosa che sa fare è lamentarsi’, non per aggiustare qualcosa, ma solo per alimentare il suo presunto prestigio.” Più avanti, poi, c'era scritto: “Il problema nel linguaggio di Héctor Villar non è la cocaina, ma la mancanza congenita di neuroni. Rappresenta l'incarnazione dello stereotipo del bonaccione con poco cervello.”

Sul nostro profilo editoriale è riportato che “i lavori pubblicati devono dimostrare di basarsi sull'utilizzo di un linguaggio chiaro, su idee precise, senza un uso eccessivo di aggettivi, parole ridondanti o affermazioni non supportate da prove”. In virtù di ciò, chiediamo agli autori di attenersi a tali criteri, ispirati ad un necessario rispetto.

L'autore di questa lettera non ha accettato le richieste della rivista, atteggiamento che ovviamente rispettiamo, ma ci rifiutiamo di pubblicare ciò che non corrisponde ai nostri principi editoriali.

Per ora, le lettere continueranno ad essere pubblicate sulla rivista OnCuba. L'ultima di queste, “Non mer”, di Charly Morales, butta lì una domanda polemica:

Y hablando de que cualquier cosa es posible… ¿Te imaginas a Costa Rica ganando el Mundial? Yo, sinceramente, estoy curado de espanto y nada me sorprende ya.

E parlando del fatto che tutto è possibile… Ti immagini se il Costarica vincesse il Mondiale? Io, sinceramente, non mi meraviglierei e ormai nulla mi sorprende più.

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