Rep. Dominicana: 200,000 cittadini di origine haitiana privati della loro nazionalità

[“#NonPuoiFarlo: Privare della loro nazionalità migliaia di Dominicani”] Campagna “Reconoci.do” [Riconosciuto]. Immagine presa dalla pagine Facebook relativa.

La decisione della Corte Costituzionale dominicana[it], di privare della cittadinanza tutti quelli che sono nati nel paese da immigranti senza permesso di soggiorno dal 1929, ha reso apolidi almeno 200.000 dominicani di discendenza haitiana. 

La sentenza n.168-2013 (PDF) [es come i link seguenti, salvo diversa indicazione], emessa dalla corte costituzionale dominicana, ha sconvolto completamente la comunità internazionale. La polarizzazione all'interno del paese è divenuta sempre più palpabile, e il dibattito sulla stampa e sui social network non si è fermato neanche per un minuto.

Il Premio Nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa [it], ha pubblicato su El País il controverso articolo “I paria dei Caraibi” [es], nel quale paragona la sentenza alle leggi naziste contro gli ebrei, ed evidenzia la complicità dello stato dominicano in questo processo di migrazione non documentato:

A la crueldad e inhumanidad de semejantes jueces se suma la hipocresía. Ellos saben muy bien que la migración “irregular” o ilegal de haitianos a la República Dominicana que comenzó a principios del siglo veinte es un fenómeno social y económico complejo, que en muchos períodos —los de mayor bonanza, precisamente— ha sido alentado por hacendados y empresarios dominicanos a fin de disponer de una mano de obra barata para las zafras de la caña de azúcar, la construcción o los trabajos domésticos, con pleno conocimiento y tolerancia de las autoridades, conscientes del provecho económico que obtenía el país […]

Alla crudeltà e disumanità di tali giudici si aggiunge l'ipocrisia. Sanno benissimo che la migrazione “irregolare” o illegale degli haitiani nella Repubblica Dominicana, cominciata all'inizio del ventesimo secolo, è un fenomeno economico e sociale complesso, che in molti periodi – quelli di maggior prosperità, per essere esatti – è stato incoraggiato da proprietari terrieri e imprenditori dominicani, per poter usufruire di una mano d'opera economica per i raccolti della canna da zucchero, la costruzione o i lavori domestici. Le autorità erano a conoscenza di tutto questo e lo tolleravano, consapevoli del beneficio economico che portava al paese […]

Anche le organizzazioni internazionali Amnesty International [en] e Human Rights Watch [en] hanno denunciato la decisione della corte costituzionale.

Lo storico ed economista, Bernardo Vega, ha rilasciato dichiarazioni sull'argomento per il programma El Despertador, dove ha ripetuto che:

Es el estado que tiene un compromiso moral con esas personas por traerlos aquí.

È lo stato ad avere un obbligo morale con quelle persone per averle portate qui.

Dopo aver vagliato la storia dai tempi della Prima Guerra Mondiale fino al presente, conclude con convinzione che la Repubblica Dominicana è complice e responsabile di queste irregolarità.

D'altro canto, la storica Rosario Espinal ha pubblicato sul proprio blog e su vari giornali a diffusione nazionale un interessante articolo intitolato Massacro Elettorale che diffonde una prospettiva diversa. Secondo lei, la misura drastica della corte costituzionale risponde a interessi politici e non a una guerra razzista. Le sue parole:

Desnacionalizar los dominicanos de ascendencia haitiana tiene como objetivo inmediato sacarlos del registro electoral para que no puedan votar, y para eso tenían que sacarlos del registro civil, y para eso, el Tribunal Constitucional hizo vericuetos jurídicos hasta llegar a 1929. Los mataron electoralmente a todos de un porrazo, haciendo legal lo ilegal. He aquí el nuevo orden constitucional dominicano.

L'obiettivo immediato della denazionalizzazione dei dominicani con discendenza haitiana è di toglierli dal registro elettorale affinché non possano votare; per far questo bisognava toglierli dal registro civile, per questo la corte costituzionale ha cercato appigli giuridici arrivando fino al 1929. A livello elettorale, li hanno uccisi tutti in un colpo solo, rendendo legale l'illegale. Ecco qui il nuovo ordine costituzionale dominicano.

Qualunque sia la ragione che c'è dietro la sentenza, il malessere si è generalizzato. Il 4 novembre la coalizione Dominicanos y Dominicanas por el Derecho de la Región Enriquillo [Dominicani per i diritti della regione Enriquillo] si è riunita e ha organizzato una marcia nella zona dei bateyes [comunità rurali situate nelle periferie dei luoghi in cui si produce lo zucchero], durante la quale ha ribadito che non accetta la denazionalizzazione dei dominicani di discendenza haitiana. Anche una miriade di ONG e attivisti sociali hanno manifestato contro la sentenza.

Nel mentre, durante una cerimonia celebrata all’ Altare della Patria il 5 novembre, un movimento di neo-nazionalisti hanno ripetuto più e più volte motti come “Morte ai traditori” e “Loro là, noi qua”.

Imagen tomada de la página de Facebook de la campaña "reconoci.do".

Immagine presa dalla pagina Facebook della campagna “Reconocido” [Riconosciuto]

I responsabili di tale manifestazione hanno preso le parti della difesa della sovranità nazionale, in base al presupposto che “poi non ci sarà una patria” se la sentenza non venisse difesa.

La posizione del presidente Danilo Medina non è stata in grado di calmare le acque; lungi dal pronunciarsi contrario al provvedimento, ha tenuto riunioni diplomatiche con decine di ambasciatori, nelle quali ha spiegato i fini della sentenza.

Per il momento, non resta che sperare che la pressione internazionale e le rivolte nel paese spingano le diverse entità politiche a emendare i danni causati dalla fatidica sentenza n.168-2013.

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