Turchia: ergastolo per Pınar Selek, dopo odissea giudiziaria di 15 anni

Pınar Selek [en], sociologa e scrittrice turca residente a Strasburgo, accusata di aver preso parte all'attentato dinamitardo al Bazar delle Spezie di Istanbul nel 1998, è stata condannata all'ergastolo. Il verdetto definitivo è stato emesso il 24 gennaio scorso. Qualora dovesse tornare in Turchia, verrebbe immediatamente arrestata. Nel corso del procedimento, durato ben 15 anni, era stata assolta tre volte.

Il primo arresto di Selek

Il lungo viaggio di Selek nel sistema giudiziario turco comincia l'11 luglio 1998, appena due giorni dopo l'attentato — che uccise sette persone e ne ferì un centinaio. Nonostante i sospetti siano subito ricaduti sul PKK (Partito del Lavoratori del Kurdistan), ben sei rapporti investigativi hanno escluso che le cause potessero essere un attacco terroristico o un attentato dinamitardo. Da allora la situazione si è fatta via via più complicata. Pınar Selek venne arrestata per la sua presunta militanza nel PKK.

Un altro sospettato [tr, come tutti i link successivi, eccetto ove diversamente indicato], Abdülmecit Öztürk, venne arrestato due settimane dopo, confessando di aver pianificato e portato a termine l'attentato insieme a Selek. Questi, una volta condotto davanti alla corte, ritrattò, affermando che la confessione gli era stata estorta con la tortura, e di essere totalmente estraneo ai fatti. Durante il processo, la confessione di Öztürk venne supportata dalla testimonianza della zia, che confermò di aver incontrato anche Pınar Selek, fidanzata del nipote, durante una visita fattale dai due ragazzi. L'accusa insistette però sul fatto che i due rimasero per un certo periodo di tempo da soli in una stanza separata, fuori dalla portata visiva della donna. Al momento di testimoniare fu però chiaro che la donna non parlava altro che curdo, e che non avrebbe potuto fornire nessuna testimonianza in turco senza l'aiuto di un traduttore o di un interprete. A questo vanno aggiunti i dubbi sollevati da un'altra relazione sull'esplosione, contrastante con le altre, che suggeriva come causa dell'esplosione una fuga di gas.

Pinar Selek

I giudici turchi hanno condannato Pinak Selek all'ergastolo. Foto dalla sua pagina Facebook.

Le assoluzioni

Il 22 dicembre 2000, due anni e mezzo dopo l'attentato, Pınar Selek [en] fu rilasciata su decisione di una corte locale. Il Ministero degli Interni e il Dipartimento di Polizia di Istanbul chiesero a un gruppo di esperti, facenti parte della gendarmeria, di eseguire un'altra perizia sulle cause dell'attentato. Questi avanzarono l'ipotesi che l'esplosione potesse essere stata causata da una bomba, sebbene uno dei civili facenti parte del gruppo rigettò nettamente tale conclusione, redigendo egli stesso un rapporto indipendente, in cui sostenne che l'esplosione non poteva in alcun modo essere stata causata da una bomba. Dichiarò poi che il rapporto preparato dalla gendarmeria fosse inaccettabile da un punto di vista scientifico, nonché totalmente in contrasto con la realtà dei fatti.

L'8 giugno 2006 la dodicesima Alta Corte Penale di Istanbul emise una sentenza di assoluzione nei confronti di Pınar Selek e Abdülmecit Öztürk, con la motivazione che “non vi fossero evidenze chiare ed incontrovertibili della loro colpevolezza”. Il 17 aprile 2007, la decisione venne ribaltata dal nono Dipartimento Penale della Corte Suprema basandosi sul fatto che “non era stato emesso alcun verdetto”. Il 23 maggio 2008, Selek venne assolta per la seconda volta dalla Dodicesima Alta Corte Penale di Istanbul. Il 9 febbraio 2011, dopo l'ennesimo appello contro la sentenza, venne assolta per la terza volta. Il Pubblico Ministero si appellò nuovamente alla sentenza il giorno successivo. Il 24 gennaio 2013, la corte si è pronunciata condannando Pınar Selek all'ergastolo.

I sostenitori di Selek

Su Twitter, Pınar Selek richiama i suoi sostenitori davanti ai cancelli del tribunale, approfittando di una pausa prima della lettura della sentenza:

@Pinar_Selek: Davaya karar icin ara verildi.Herkesin Caglayan Adliyesi C kapisinda acilen toplanmasi cok onemli. Gidisat iyi gorunmuyor

Una pausa prima del verdetto finale. E’ importante per me incontrarvi davanti al cancello C della Corte Caglayan. Sembra che non ci siano buone notizie.

Aliza Marcus, autore di “Sangue e Fede”, esprime shock per la sentenza:

@AlizaMarcus: Il sistema giudiziario turco ha dell'incredibile: la sociologa Pınar Selek è stata assolta per ben tre volte; ed ora è stata condannata all'ergastolo

Così invece il giornalista Balçiçek İlter:

@Balciceki: Pınar selek'e 3 kez beraattan sonra müebbet! Bu ülkede hukuk bitmiştir! Adalet mi? Guldurmeyin beni!

Ergastolo per Pınar Selek dopo tre assoluzioni. In questo paese la legge non esiste più! Giustizia? Non fatemi ridere!

Un altro giornalista, Cüneyt Özdemir, offre sostegno a Selek:

@cuneytozdemir Pınar Selek yalnızca yanlış zamanda yanlış yerde bulunmadı. Yanlış zamanda yanlış ülkede doğdu!

Pınar Selek non solo si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma è anche nata nel paese sbagliato.

I sostenitori di Pınar Selek pubblicano poi questa fotografia sulla pagina Facebook “Collectif Solidarité Pınar Selek” per ottenere ulteriore sostegno alla sua assoluzione:

Manifestazione pro-Selek

Sostenitori di Pınar Selek protestanoesponendo uno striscione che recita “Vogliamo di nuovo l'assoluzione di Pınar Selek”. Fotografia dalla pagina Facebook ‘Collectif Solidarité Pinar Selek.’

Nelle scorse settimane, varie organizzazioni internazionali hanno tentato di dare spazio e visibilità al processo contro Pınar Selek. La Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) [en] e l’Organizzazione Mondiale Contro la Tortura (OMCT) hanno pubblicato articoli su quanto avvenuto il 24 gennaio, ponendo l'accento sulla persecuzione giudiziaria subita da Pınar Selek. Nel dicembre 2012, anche la PEN [en], associazione internazionale di scrittori, ha espresso il suo sconcerto per la persecuzione giudiziaria subita dalla sociologa.

Dopo tre assoluzioni, si trova infatti a dover ancora combattere per veder riconosciuta la sua innocenza per la quarta volta. Potrebbe risultare difficile comprendere come possa trovare la forza di affrontare un processo lungo 15 anni che potrebbe anche concludersi con una condanna a vita. Sono sue le parole, pubblicate sul sito www.pinarselek.com curato dai suoi amici e sostenitori, che spiegano come questa donna coraggiosa continui a lottare per la sua libertà:

Yoksunlukları, adaletsizlikleri, şiddeti keşfettikçe kendi kendimize soruyoruz: “Mutluluk mümkün mü?” Ben, bu kısacık varoluş macerasını güzel yaşamak için adalete ve özgürlüğe ihtiyaç duyanlardanım. Bunun için politika yapıyorum. Başkalarını kurtarmak için değil, mutlu olmak için, herkesinkiyle derinden ve karmaşık bağlara sahip olan hayatımı değiştirmek için… Gözümü yumup mutsuz olmamak için gözlerimi açıp acı çekiyorum.

Quando ci troviamo a dover guardare in faccia la povertà, l'ingiustizia, la violenza, arriviamo a chiederci: “è mai possibile essere felici?” Io sono una di quelle persone che ha bisogno di libertà e giustizia per godere della breve avventura chiamata esistenza. È per questo che lotto. Non solo per salvare gli altri, ma per essere felice, per cambiare la mia vita, che è intrinsecamente e indissolubilmente legata a quella di tutti gli altri…per questo continuo a tenere gli occhi aperti e a soffrire, piuttosto che chiuderli per non vedere, ed essere infelice.

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