Ecuador: Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre [it] si è celebrata la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1990. Migliaia di internauti hanno ricordato la giornata condividendo informazioni e reazioni riguardanti questo problema sociale che vivono le donne di tutto il mondo.

In Ecuador si sono tenuti vari eventi [es, come i link successivi, eccetto ove diversamente indicato]. Il quotidiano El Mercurio riporta che nella capitale Quito è stata organizzata una manifestazione ciclistica, e propone alcune statistiche: “Secondo la ricerca realizzata nel 2012 dalla Commissione di Transizione presso il Consiglio delle Donne e dell'Uguaglianza tra i Sessi, il 93,8% degli omicidi in Ecuador sono femminicidi o sono sospettati di esserlo. Il 66% dei femminicidi sono commessi da attuali o ex partner”.

L'Ufficio delle pari opportunità e della famiglia di Loja, dal suo canto, ha organizzato un evento culturale dedicato alla “Non violencia”, con la presentazione di artisti locali e nazionali:

Evento culturale a Loja, Ecuador

Evento culturale a Loja, Ecuador. Foto condivisa su Facebook dall'Ufficio per la famiglia di Loja

Janina Mendoza (@janimendoza12) condivide una foto della manifestazione tenutasi a Guayaquil:

Marcia No alla violenza

Corteo per il “No alla violenza” a Guayaquil, Ecuador. Foto diffusa su Twitter da @janimendoza12

Altri rilanciano notizie e riflessioni sulla violenza contro le donne in Ecuador, come Gina Godoy, (@GinaGodoyAndrad), membro del Parlamento:

@GinaGodoyAndrad: Secondo i dati dell'INEC [Instituto Nacional de Estadística y Censo – Istituto Nazionale di Statistica] 6 donne su 10 hanno subito un tipo di violenza (fisica, psicologica, sessuale): diciamo NO alla VIOLENZA.

Nel suo blog Lunas azules, Silvana Tapia, avvocato di Cuenca [it], pubblica un post dal titolo “Educazione, ruoli sessuali e violenza“, dove presenta la realtà di un sistema giudiziario che non assicura la protezione necessaria alle donne che denunciano i maltrattamenti:

Il giudice, il procuratore, l'agente, coloro che avevano l'obbligo di proteggerla, hanno una visione del mondo con integrati miti e pregiudizi maschilisti che non sono rari nell'ambiente sociale, anzi sono lo standard: l'agente pensa che “sicuramente se l'è cercata, deve essere stata una donna poco seria”; forse il procuratore ha immaginato che “esistono donne che si autoferiscono per mettere nei guai i loro mariti”; il giudice ha commentato col collega: “ecco cosa succede quando le donne escono di casa invece di dedicarsi alle faccende domestiche”.

Silvana continua analizzando la formazione degli studenti di legge in Ecuador.

Le facoltà di giurisprudenza non preparano gli studenti verso una visione più ampia della società. Si dà poco spazio o addirittura si evita di discutere problemi critici come la criminalizzazione dell'aborto, il matrimonio e l’adozione LGBTI (da parte di lesbiche, gay, transessuali, transgender, bisessuali, intersessuali), e la violenza sulle donne nascosta nelle nostre attività quotidiane, come un docente  che guarda con lascivia la studentessa che si presenta all'esame con la minigonna, perché sa che questo ne migliorerà il voto; e ciò che è peggio, è contenta di esser vista come un oggetto, perché non crede di avere altri mezzi, le hanno insegnato che questo è il suo destino.

L'autrice conclude poi, tra le altre cose, con la speranza che un giorno le cose cambino in meglio:

Forse un giorno non considereremo più il “corso naturale delle cose” la storia di quella ragazza che si distingueva negli studi, che aveva un innamorato con cui a volte discuteva e che poi sposò, un marito che la chiamò “donna snaturata” quando volle tornare a lavorare dopo il congedo di maternità, che si prese gioco di lei quando intendeva fare un dottorato, che le urlò una sera che la minestra era fredda e alla fine la colpì senza pietà davanti ai figli, perché la vide sorridere a una festa a un vecchio compagno di scuola.

L'amore non è violenza. Non tacere.

Foto di Gina Yauri

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