Francia: lingue minoritarie in cerca di riconoscimento

Il 31 marzo scorso, i Francesi hanno voluto dimostrare il loro costante e inamovibile sostegno alle lingue regionali e autoctone [fr, come gli altri link tranne ove diversamente indicato] attraverso varie manifestazioni che si sono svolte contemporaneamente in alcune delle principali città del Paese.

Con questa forte presa di posizione per il riconoscimento delle lingue minoritarie, a tre settimane dalle elezioni presidenziali, i cittadini hanno sollecitato la ratifica della Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie [it] che, seppur firmata nel 1999, non ha mai ricevuto attuazione da parte del Governo francese. Le associazioni organizzatrici delle manifestazioni sono scese in piazza per chiedere ai candidati alla Presidenza di schierarsi in favore dell'adozione di uno statuto per la tutela delle lingue regionali: attualmente queste lingue sono considerate “incostituzionali” proprio perché minoritarie, in virtù del fatto che la Costituzione francese non attribuisce uno status giuridico alle minoranze.

Manifestazione in sostegno delle lingue minoritarie

Tolosa, 31 marzo 2012. Manifestazione in sostegno delle lingue minoritarie. Foto dell'utente @elpasolibre ripresa da Twitter

Le lingue regionali e il loro riconoscimento sono intrappolate in un pasticcio giuridico e politico che in parte è alimentato da pregiudizi e da una scarsa conoscenza della tematica dei quali sarebbe utile sbarazzarsi. Nel 2008, l'introduzione di uno specifico emendamento costituzionale sembrava spianare la strada alla definizione di uno statuto per le lingue minoritarie tale da permettere il loro insegnamento nelle scuole. Tuttavia, il Presidente Nicolas Sarkozy si era affrettato a stroncare le speranze, sostenendo che una misura di questo tipo avrebbe aperto la strada a delle derive settarie che non sono compatibili con l'unità del Paese.

Alle manifestazioni del 31 marzo, che hanno radunato migliaia di persone a Tolosa, Quimper, Strasburgo, Bayonne, Perpignano e Ajaccio, hanno preso parte anche numerosi amministratori locali e rappresentanti regionali mentre su Twitter è stato creato ad hoc l'hashtag #op31m:

@fredverbeke#Deiadar: 7000 manifestanti chiedono il riconoscimento ufficiale della lingua basca [it] (Euskera) a Bayonne!!!! bit.ly/HvvCCx
@urtzai: 12.000 persone in difesa del bretone [it], 8.000 per il catalano [it], 7.000 per il basco (#Euskara), 2.000 per il còrso [it] e 30.000 per l’occitano [it]! #kolosala #deiadar
Prima pagina del quotidiano Le Télégramme

Prima pagina del quotidiano regionale Le Télégramme: "Il Bretone, lingua viva". Foto di @letelegramme ripresa da Twitter

@elpasolibre: Urrà! 6000 compagni a Perpignano, 12.000 a Quimper, 3000 a Strasburgo, 30.000 a Tolosa e 7000 a Bayonne #deiadar #op31m
@caillonm: Catena umana in difesa della lingua còrsa davanti alla sede della Prefettura di Ajaccio. #op31M

Il settimanale di lingua occitana @la_setmana ha rilanciato online una galleria di foto della manifestazione di Tolosa mentre il blog Langues régionales (Lingue Regionali) mette a disposizione ulteriori risorse sulla tematica che comprendono anche un flusso aggiornato in tempo reale dei messaggi contrassegnati con l'hashtag #op31M su Twitter.

A latere delle manifestazioni, il blog Méridianes ha raccolto e rilanciato una rassegna di video che danno voce a diverse posizioni e presentano dibattiti sulla questione. Tra i candidati alla Presidenza, François Hollande [it] del Partito Socialista [it] per ora si è dichiarato favorevole al riconoscimento di uno statuto per le lingue regionali mentre gli avversari Nicolas Sarkozy (UMP, it) e Jean-Luc Mélenchon (Front de Gauche, it) si sono detti contrari, come ricorda il deputato del dipartimento del Finistère Jean-Jacques Urvoas, nel suo blog.

Pour le premier [c.-à-d. Nicolas Sarkozy], «aimer la France» c’est tout simplement «refuser de ratifier la charte des langues minoritaires » !!! […]

Quant à Jean Luc Mélenchon, on se rappelle qu’il avait dans un débat au Sénat qualifié Diwan de «secte» et qu’il avait dans le même endroit proclamé sa fierté d’être «jacobin, ne parlant que la langue française – et l’espagnol, langue de mes grands-parents.» Personne ne songe évidemment à lui en disputer le droit. […]

Per il primo (cioè Nicolas Sarkozy), «amare la Francia» equivale semplicemente a «rifiutarsi di ratificare la Carta delle lingue minoritarie» !!! […]

Quanto a Jean Luc Mélenchon [it], invece, ricordiamoci che durante un dibattito al Senato ha definito il Diwan [en, associazione di istituti scolastici in lingua bretone] una «setta» e che nella stessa sede aveva proclamato la sua fierezza di essere «giacobino, che non parla altro che il francese – e lo spagnolo, la lingua dei miei nonni». Nessuno si sogna ovviamente di contestargli questo diritto. […]

La questione dello statuto delle lingue regionali rimane aperta e non solo per i candidati alle elezioni presidenziali. I commenti al post che annunciava la manifestazione del 31 marzo sul blog Bigbrowser hanno infatti messo in luce posizioni molto eterogenee:

Xavi: L’importance des langues régionales ? pour qui ? pour quoi ? Je ne suis pas persuadé qu’il soit vital d’accorder un status officiel à tous les patois.

Je vis en Espagne, et je vois les ravages que la division linguistique finit par produir. Heureusement en France seul le Français est langue officielle.
La langue fait partie des liens qui unissent les citoyens d’un pays : ne jouons pas la facilité en cédant à ces revendications communautaires.

Xavi: l'importanza delle lingue regionali? Per chi? Per cosa? Non sono convinto che sia indispensabile garantire uno statuto ufficiale a tutti i dialetti.

Vivo in Spagna e vedo gli effetti devastanti che la divisione linguistica può provocare. Per fortuna in Francia il Francese è l'unica lingua ufficiale.
La lingua rappresenta uno dei legami che uniscono i cittadini di un paese: non scegliamo la strada più facile cedendo a queste rivendicazioni provinciali.

ericparis11: Avec ce genre d’argumentation, on en sera bientôt à dire aux québécois qu’il est temps qu’ils abandonnent leur «patois» et parlent la langue majoritaire du pays dans lequel il se trouvent, l’anglais en l’occurrence.
Et c’est avec le même type de réflexion que, demain, tous les documents de la Commission européenne et du parlement seront en anglais, les «minoritaires» (français, allemands, espagnols, italiens, magyars, finnois et autres patoisants en néerlandais ou portugais) devant s’adapter à cette « simplification » si logique, si cartésienne.
Nos chercheurs et enseignants français doivent-ils d’ailleurs encore utiliser pour leurs travaux cette langue archaïque et si peu lue que l’idiome de Molière (c’est dire si c’est vieillot) ? C’est en cours, heureusement, pour le plus grand rayonnement de notre pays…

ericparis11: con argomentazioni di questo tipo, presto ci ritroveremo a dire agli abitanti del Québec che è tempo di abbandonare il loro «dialetto» e di adottare la lingua maggioritaria del Paese nel quale si trovano, nella fattispecie, l'inglese.
Ed è sulla base di simili ragionamenti che un domani tutti i documenti della Commissione Europea e del Parlamento saranno in inglese, le lingue «minoritarie» (francese, tedesco, spagnolo, italiano, ungherese, finlandese e altre parlate dialettali come il neerlandese e il portoghese) dovranno adattarsi a questa «semplificazione» così logica, così cartesiana.
I ricercatori e gli insegnanti francesi, peraltro, devono ancora utilizzare in ambito professionale questa lingua arcaica e così poco letta che è l'idioma di Molière (solo per dire quanto è desueto)? Sta già succedendo, per fortuna, a gran beneficio dell'immagine del nostro paese…

Elg: Ah… Les langues régionales! Toujours ce sujet qui enflamme les passions, assassines d’un côté, idolâtres de l’autre!

Alors que la meilleure chose qu’on puisse faire, c’est de s’en balancer. Connaître le breton, le catalan, le corse, l’occitan ou le basque ne fait pas vivre différemment des gens qui ne parlent aucune langue minoritaire. On peut juste lire, écrire, parler et comprendre une langue de plus!

Elg: Ah… le lingue regionali! Un argomento che continua a scatenare passioni, che ci uccidono da un lato e ci esaltano dall'altro!

Quando la cosa più intelligente che possiamo fare è fregarcene. Imparare il bretone, il catalano, il còrso, l'occitano o il basco non cambia nulla nella vita delle persone che non parlano alcuna lingua minoritaria. È soltanto una lingua in più che possiamo leggere, scrivere, parlare e capire!

thiziri: et quand on a pas de racines particulières avec un territoire, on parle quoi ? ni basque, ni breton, ni catalan etc vivant avec un étranger donc déjà deux langues à la maison, on met ses enfants à quelle école ?
Ce débat me fait peur car il suppose une appartenance à un territoire auquel on s’identifie. Mais pour cela il faut y habiter depuis combien de générations ? et y rester toute sa vie.. je me sens française et pas autre chose, j’y peut rien c’est mon histoire ça ne me dérange pas que certains veuillent parler en plus du français une langue autre mais qu’ils n’oublient pas les «autres» français qui ont aussi le droit de vivre avec une seule langue. C’est ça aussi la tolérance.

thiziri: e che lingua si parla nel caso in cui non si abbiano radici in un determinato territorio? Né basco, né bretone, né catalano… Se si convive con uno straniero – e quindi si parlano già due lingue a casa – in che scuola si devono mandare i figli?
Questo dibattito mi mette paura perché presuppone l'appartenenza a un territorio con il quale ci si identifica. Ma perché questo accada, per quante generazioni ci si deve abitare? E restarci tutta la vita… mi sento francese e basta. Non posso farci nulla, è la mia storia. Non ho problemi se qualcuno vuole parlare un'altra lingua oltre al francese ma non dimentichiamo gli «altri» Francesi che hanno lo stesso diritto di vivere con una lingua sola. Anche questa è tolleranza.

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