Palestina: attivisti palestinesi sfidano la segregazione israeliana

Il 15 novembre scorso alcuni attivisti palestinesi sono stati arrestati [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] mentre si trovavano a bordo di un autobus che trasportava dei coloni israeliani. Essi si sono definiti “Freedom Riders”, come gli attivisti per i diritti civili americani del 1961.

Scopo di tale azione era quello di dimostrare come l'occupazione israeliana abbia portato alla segregazione. Difatti, gli autobus su cui viaggiano i coloni sono diretti in aree alle quali la maggioranza dei palestinesi non ha accesso, pertanto gli viene di fatto impedito di usarli.

Gli attivisti hanno sottolineato che l'azione non tendeva al raggiungimento della parità di diritti con i coloni israeliani:

Nell'intraprendere tale azione i palestinesi non cercano di ottenere la desegregazione degli autobus riservati ai coloni. La presenza stessa dei coloni in Cisgiordania è illegale, così come l'esistenza di infrastrutture a loro dedicate, che devono essere smantellate. All'interno della lotta per la libertà, la giustizia e la dignità, i palestinesi rivendicano il diritto di utilizzare liberamente le proprie strade, di viaggiare all'interno del proprio Paese e di potersi recare a Gerusalemme.

"Rosa Parks VIVE! Palestinesi su autobus per Gerusalemme riservati ai coloni." Immagine di @CarlosLatuff

Holly, volontaria inglese dell’International Solidarity Movement, era presente all'evento e lo descrive come segue:

Ieri, sono stata testimone dell'azione di un gruppo di sei attivisti palestinesi, che manifestavano per la libertà, la giustizia e la dignità. Il gruppo ha sfidato le politiche di apartheid israeliane, riuscendo a salire su uno degli autobus riservato ai coloni e cercando di arrivare a Gerusalemme est, dove i manifestanti sono stati brutalmente costretti a scendere e arrestati dalle forze di occupazione israeliane (FOI). Durante la conferenza stampa che ha preceduto l'azione, gli attivisti hanno raccontato come si fossero ispirati al movimento per i diritti civili in America e alle azioni eroiche di Rosa Parks. Ricorrendo alle battaglie dei neri americani, che combatterono contro la segregazione e la disuguaglianza negli Stati Uniti, e a quelle contro l'apartheid dei neri sudafricani, i ‘Freedom Rider‘ palestinesi vogliono richiamare l'attenzione mondiale sulla somiglianza della lotta portata avanti quotidianamente dal popolo palestinese.

Continua spiegando:

Diversamente dagli Stati Uniti meridionali degli anni '60, nei pressi delle colonie o ai checkpoint non ci sono cartelli con la scritta “Vietato l'accesso ai palestinesi” – Israele gestisce fin troppo bene le proprie relazioni pubbliche per permettere che gli altri paesi “democratici”, che finanziano la sua esistenza, siano testimoni di dichiarazioni così apertamente razziste. Difatti, è tecnicamente permesso ai palestinesi viaggiare sugli autobus per i coloni e sulle strade a loro riservate, fatto rimarcato dai media israeliani e dagli stessi coloni scesi dall'autobus ieri. Purtroppo la segregazione, la disuguaglianza e la negazione del diritto dei palestinesi di avere accesso alla propria terra vengono messe in pratica in maniera molto più velata da parte di Israele. Anche se i palestinesi possono viaggiare su tali autobus e strade, questi autobus li condurranno all'interno delle colonie, riconosciute come illegali a livello internazionale, o a Gerusalemme est, dove i palestinesi non hanno il permesso di entrare. Gerusalemme est è la capitale fortemente desiderata per il futuro stato palestinese, tuttavia Israele ha negato alla maggioranza dei palestinesi l'accesso alla città senza un permesso, quasi impossibile da ottenere. Di conseguenza, le colonie presenti a Gerusalemme est sono state ampliate costantemente, in particolar modo nell'area altamente contesa di Sheikh Jarrah; ciò ha portato all'annessione alla città di vaste zone popolate da palestinesi, i quali si sono trovati circondati da insediamenti israeliani, la cui presenza ostacola la possibile creazione di una capitale sotto controllo palestinese. Spero sia chiaro, quindi, che il movimento dei ‘Freedom Rider’ palestinesi non si occupa semplicemente della segregazione degli autobus, il problema qui è di gran lunga maggiore. I palestinesi devono far fronte a un apparato di controllo militare che deve essere smantellato, insieme con le colonie.

Haitham Al Katib rilancia il seguente video su YouTube:

Il professore Mazin Qumsiyeh, uno dei ‘Freedom Rider’, descrive l’esperienza sul suo blog:

Ho avuto l'onore di essere un ‘freedom rider’, il lavoro di squadra è stato perfetto (da parte di chi vi ha partecipato ma anche dei molti che hanno lavorato dietro le quinte). Altri due palestinesi sono stati arrestati insieme a noi che ci trovavamo lì in qualità di giornalisti/osservatori non partecipanti. […] Sebbene ci abbiano rilasciato, siamo in attesa di processo con le accuse di “essere entrati illegalmente a Gerusalemme” e di aver “ostacolato lo svolgimento delle attività di polizia”.

Mazin parla del trattamento riservatogli da un soldato israeliano dopo essere stato arrestato:

Un giovane soldato ashkenazita è stato molto arrogante e mi ha chiamato “professore Teez” (“teez” in arabo vuol dire “culo”). Noi (i ‘freedom rider’) ci siamo fatti una risata, gli ho detto che io non lo avevo insultato e che quando qualcuno mi insulta non fa altro che svilire se stesso.

Tornando a Holly, conclude il suo post dicendo:

I ‘Freedom Rider’ rivendicano la difesa dei propri diritti umani di base in conformità con il diritto internazionale e vogliono dimostrare che continueranno ad agire in maniera nonviolenta per affermare la libertà, la giustizia e la dignità per le quali il popolo palestinese ha lottato tanto a lungo.

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