Myanmar: mappa interattiva delle prigioni

Free Burma’s Video Journalists [en, come gli altri link eccetto ove diversamente segnalato] è una campagna internazionale organizzata dall'emittente indipendente Voce democratica della Birmania che chiede la liberazione dei giornalisti imprigionati in Birmania per reati d'opinione. A sostegno di questa campagna, gli attivisti coinvolti hanno creato una mappa interattiva che mostra i centri di detenzione disseminati sul territorio del Paese. Questa mappa non indica soltanto la posizione delle carceri, ma vi affianca anche una breve descrizione.

La Birmania (nota anche con il nome di Repubblica dell'Unione del Myanmar) ospita 43 prigioni e un centinaio di campi di lavoro forzato. Le condizioni di vita in questi penitenziari sono disumane. Al sovraffollamento e alla scarsità di medicinali si sommano gli abusi fisici e verbali che i detenuti subiscono regolarmente da parte delle guardie carcerarie. Gran parte dei prigionieri politici sono rinchiusi nel carcere Insein di Rangoon. Molti altri, invece, vengono condotti in stabilimenti isolati, a centinaia di chilometri dai centri abitati e dalle loro famiglie, dove sono costretti a combattere contro la malaria e condizioni meteorologiche avverse.

Mappa delle carceri in Birmania

Mappa delle carceri in Birmania

Insein è noto per essere il carcere in cui il regime militare birmano detiene i prigionieri politici di maggior rilievo.

Il carcere Insein è situato nella Divisione di Rangoon, nella regione meridionale di Myanmar. Si è guadagnato il soprannome di “abisso più cupo della Birmania”, perché la reclusione in questa prigione di massima sicurezza equivale a una sentenza di morte. In questo stabilimento, le cure mediche sono affidate soltanto a 3 medici, nonostante la popolazione carceraria oscilli tra i 9.000 e i 10.000 detenuti. Tra loro, più di 300 sono prigionieri politici.

Il carcere Insein

Il carcere Insein

I 300 prigionieri politici di Insein sono stati processati e condannati a lunghe pene detentive per aver partecipato ad attività politiche, seppure marginali.

In Birmania persino il volantinaggio è un'attività giudicata sovversiva e, di conseguenza, punibile con la reclusione. A Insein, i ragazzi condannati per la distribuzione di volantini sono considerati dei prigionieri politici al pari di statisti di spicco, come il generale Hso Ten, presidente dello Shan State Peace Council, condannato a 106 anni di detenzione per alto tradimento. Attualmente, tra i prigionieri politici detenuti a Insein vi sono 225 monaci, 11 deputati, 12 avvocati, 8 dottori, 157 donne e circa 30 giornalisti. Anche Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, è stata rinchiusa in questo carcere nel 1993, prima di ricevere gli arresti domiciliari.

Il sito web di Free Burma VJ riporta alcune testimonianze di detenuti politici che hanno avuto il coraggio di raccontare le terribili esperienze vissute nelle carceri birmane. Wai Moe parla delle torture che ha subito per anni da parte dei carcerieri:

Un giorno, hanno deciso di mettermi le catene alle caviglie e ho dovuto portarle per sette mesi, nonostante pesassero più di 10 chili. Dopo tutto quel tempo, avevo la sensazione che fossero diventate parte del mio corpo. A volte ci obbligavano a pulire le sbarre di ferro delle celle per quattro ore al giorno. Altre volte, eravamo costretti a catturare le mosche con delle buste di plastica. Chi non ci riusciva o si rifiutava di eseguire gli ordini, veniva picchiato oppure messo in catene. Si trattava di torture fisiche e mentali: i lavori erano inutili e degradanti, ma qualsiasi tipo di resistenza da parte dei prigionieri era punita con altre percosse.

Attualmente sono 17 i giornalisti di Voce Democratica della Birmania detenuti nelle carceri birmane. Una di loro è Hla Hla Win, arrestata con l'accusa di violazione dell'Import/Export Act per aver utilizzato una motocicletta non registrata. Condannata inizialmente a 7 anni di reclusione, ora deve scontare una pena di 20 anni.

Durante gli interrogatori subiti nella prima settimana di detenzione, Hla Hla Win ha ammesso di essere una cronista di DVB. Il 20 dicembre 2009 la sua condanna è stata aumentata a 20 anni per la violazione dell’Electronics Act, una legge che proibisce il download e l'upload di file considerati dannosi per la sicurezza del regime militare. È questa la strategia usata dal regime per incarcerare i giornalisti, processandoli senza offrire loro alcuna assistenza legale.

La settimana prossima si terrà un'azione di protesta davanti all'ambasciata birmana di Bangkok per chiedere la sua scarcerazione.

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