Libano: musicista in arresto per aver scherzato sul Presidente

Mercoledì 27 luglio, il musicista libanese Zeid Hamdan è rimasto per diverse ore in custodia della polizia con l'accusa di aver diffamato il presidente Michel Suleiman [it] in una canzone uscita nel 2010 [qui il testo in inglese. In particolare, sarebbero stati i versi finali – “General Suleiman… GO HOME” – ad aver innescato l'ordine d'arresto, ndT].

http://www.youtube.com/watch?v=L83n4zhg8Jw

La notizia del suo fermo è circolata principalmente attraverso Twitter e Facebook, mentre a comunicarne il rilascio è stato il quotidiano libanese Assafir [ar].

La mobilitazione della comunità libanese online non si è fatta attendere, come dimostrato dai circa 2,600 sottoscrittori della pagina Facebook a sostegno di Hamdan [en, come tutti i link tranne ove diversamente indicato]. Gli utenti Twitter non sono stati da meno, esprimendo rabbia per l'arresto attraverso l'hashtag #FreeZeid.

Zeid Hamdan (a sinistra) con Mahmoud Radaidah

Zeid Hamdan (a sinistra) con Mahmoud Radaidah. Immagine Flickr di alhussainy (CC BY 2.0).

@LeShaque: @SleimanMichel Non hai visto cosa sta succedendo ai tuoi amichetti arabi che non tollerano le critiche?

@bilalhouri: Il governo libanese ha aperto il video della canzone su YouTube nell'agosto 2010, e solo oggi ha finito di caricarlo. #OntorNet

@nmoawad#FreeZeid e arrestate Mohammad Iskandar! [cantante di musica pop, ndT]

@TajaddodYouth: Presidente @SleimanMichel, conosciamo tutti il suo impegno per la libertà d'espressione. Rilasci Zeid Hamdan, il suo arresto minaccia le libertà fondamentali #Censorship #FreeZeid

@hindmezaina: “Arte e musica non hanno lo scopo di incensare i fragili ego di personaggi pubblici con poca stima di sé.” http://t.co/SqJXPJy #freezeid

A preoccupare molti libanesi, immediatamente attivatisi per convocare proteste a tutela dei diritti fondamentali, è certamente la minaccia alla libertà d'espressione che la seppur breve detenzione di Hamdan ha messo in luce. Attraverso la sua canzone, l'artista avrebbe infatti violato una norma attinta dal corpus legislativo risalente al mandato francese in Libano e recuperata dalle autorità del Paese per impedire di criticare apertamente il Presidente della Repubblica.

Secondo Karl Sharro, del blog Karl reMarks, la detenzione del musicista può essere descritta come un caso di “intimidazione intellettuale”. Di seguito il suo post, pubblicato poco dopo la diffusione della notizia:

… questo episodio dà un'idea estremamente realistica dell'attuale cultura della repressione e dell'uso arbitrario del potere vigenti in Libano. La canzone che ha spinto le autorità prive di senso dell'umorismo a perseguire Zeid Hamdan è General Suleiman, un pezzo reggae dal tono spensierato che avrebbe leso la figura del Presidente della Repubblica. Le autorità hanno spesso fatto ricorso a questo residuato del mandato francese per porre freno alla libertà d'espressione.

General Suleiman non è realmente offensiva, e sono dalla parte di chi lo difende. Ma l'approccio non è quello giusto.
Ciò che dobbiamo difendere qui è la libertà di espressione, senza alcuna distinzione. Dobbiamo insistere perché le leggi arcaiche che rappresentano la base legale di questi arresti vengano cancellate. Nessun politico o personaggio pubblico dovrebbe stare al di sopra delle critiche, né dovrebbe essere autorizzato a utilizzare queste leggi nel disperato tentativo di ottenere quel rispetto che il suo percorso politico non gli ha conferito. L'arte e la musica non hanno lo scopo di incensare i fragili ego di personaggi pubblici con poca stima di sé. Diciamo NO a queste forme di intimidazione intellettuale e battiamoci per la nostra libertà di offendere quella cricca di pazzi che ci governa.

Oussama Hayek, da parte sua, sottolinea l'assurdità della vecchia legge di lesa maestà:

La notizia del breve arresto di Zeid Hamdan per vilipendio al nostro Caro Leader Supremo Presidente Generale Suleiman (d'ora in poi CLSPGS) non mi sorprende, ma rimane comunque un triste segno dell'atavismo del sistema giuridico libanese. Capita continuamente che qualcuno venga arrestato per aver offeso CLSPGS.

In un Paese normale con una vera “maestà” come il Regno Unito, la legge che proibisce di insultare il Re e la Regina è caduta in disuso nel diciottesimo secolo. In Olanda, definire la Regina una donna di malaffare comporta il pagamento di una multa di 400 euro. In effetti, l'applicazione della legge di lesa maestà avvicina il Libano a Paesi simbolo di illustre progresso come la Tailandia.

Il problema è che CLSPGS non è un semi-dio come i reali tailandesi. CLSPGS non è niente più di un ufficiale eletto in una democrazia che fatica a stare in piedi. Ma nemmeno le democrazie traballanti riescono a funzionare se le persone elette non possono essere (duramente) criticate.

Elie Fares del blog A Separate State of Mind concorda con gli altri nel ritenere assurda la norma alla base dell'arresto, ma è certo che le critiche indiscriminate rivolte da molti al Paese siano altrettanto negative:

Non facciamo che criticare il nostro Paese ogni volta che non siamo d'accordo con quello che accade. Lasciate che vi spieghi.
L'esempio più recente è l'arresto di Zeid Hamdan, accusato di diffamazione nei confronti del Presidente libanese a causa di una canzone che io definirei piuttosto mediocre.
Non appena la notizia della sua detenzione ha iniziato a circolare, gli utenti di Twitter e Facebook hanno chiamato alla protesta. La pagina Facebook a sostegno di Zeid si è guadagnata circa 2000 sostenitori nel giro di poche ore. E va bene, no? Voglio dire, arrestarlo… è ridicolo. Quella legge va modificata. Non siamo più nel 1926, anno in cui la nostra costituzione fu stesa su “ispirazione” di quella francese. Nel frattempo, i francesi l'hanno cambiata. Noi dovremmo fare lo stesso.

Dall'altra parte, però, questo episodio ha aperto le porte a critiche di ogni tipo. Il Libano è stato definito un posto inutile da alcuni, il fallimento di una nazione da altri e un pezzo di m*** da altri ancora. Il fatto che il nostro sistema politico si trovi in un perenne stato di equilibrio precario non implica che l'intero Paese sia un fiasco. Non possiamo ritenerlo tale solo per la facilità con cui il potere passa di mano in mano.

Sapete qual è la cosa più assurda? Le nostre aspettative per qualsiasi cosa che abbia a che fare col Libano sono così basse che siamo disposti a dar credito a ogni voce pronta a denigrare l'intero Paese.

Le libertà di criticare, satireggiare e considerare perseguibili i leader politici sono un pilastro della democrazia. Il rispetto delle libertà di parola ed espressione sono fondamentali perché il Libano una vera democrazia.
L'arresto di Hamdan ci ricorda tuttavia come il Libano rimanga ben lontano dalle aspettative di uno Stato pienamente democratico.

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