Il bavaglio a Wikileaks, la caccia ad Assange

Julian Assange [ora in stato di arresto a Londra] e il suo progetto Wikileaks [en, come tutti gli altri link eccetto ove indicato] sono sotto assedio. Una settimana dopo la pubblicazione di un numero senza precedenti di documenti riservati, il cosiddetto Cablegate, alcuni politici di rilievo hanno persino espresso il desiderio di “dargli la caccia” o di vederlo “giustiziato“. OpenDemocracy riassume perfettamente queste reazioni:

Come dimostrato dalle reazioni a livello internazionale, il Cablegate sta avendo ripercussioni enormi. Wikileaks sta cambiando il mondo senza invito a farlo, e le istituzioni politiche non approvano. E’ in atto una caccia alle streghe globale nei confronti di Julian Assange, co-fondatore e portavoce di Wikileaks. Assange dovrebbe essere “scovato” e “giustiziato”, hanno affermato alcuni autorevoli politici americani, che vorrebbero la sua estradizione per condannarlo con l'accusa di aver violato la legge contro lo spionaggio, introdotta nel 1917 al fine di bloccare le attività di socialisti e pacifisti ai tempi della “Paura rossa”. “Obama dovrebbe mettere una taglia [su Assange]. Magari usare un drone,” ha detto il prof. Tom Flanagan, l'ex consigliere del primo ministro canadese Stephen Harper. In Francia, la terra dell'Illuminismo, il sito Wikileaks è stato definito come una “minaccia alla democrazia”.

È importante sottolineare le complessità che circondano la questione di un attacco informatico a un sito web, come descritte da Hal Roberts nel suo articolo Amazon´s Wikileaks take down, e capire il ruolo delle imprese private:

La difesa delle informazioni disseminate attraverso Internet è nelle mani di poco più di una ventina di grandi organizzazioni. Permettere che questa manciata di attori assuma il controllo totale sulla diffusione di informazioni politicamente sensibili, senza ulteriore scrutinio o la mediazione della legge, non è una buona idea. Il problema è che lasciare le decisioni su quali contenuti possano circolare online ai proprietari dei botnet [it], che hanno il potere di eseguire grandi attacchi DoS [denial of service] [it], è un'opzione ancora peggiore.

Abbiamo dunque da un lato i lettori di Wikileaks, impazienti di analizzare e operare secondo nuovi parametri di “trasparenza e responsabilità” globale, revisionando le attività dei governi, in particolare quello statunitense. Dall'altro ci sono i critici, che hanno preferito applicare pressioni politiche ed economiche per ottenere la cancellazione dei servizi, piuttosto che rivolgersi a una corte. È un messaggio che i cyber-attivisti dovranno tenere a mente nello scegliere i provider in futuro. Anche le organizzazioni più grandi si sono dimostrate estremamente vulnerabili alle pressioni politiche. La situazione è già stata definita come la prima vera e propria guerra dell'informazione, che vede schierati da un lato i governi e dall'altro i cittadini.

Dopo aver bloccato l'acconto di Wikileaks, PayPal ha rilasciato la seguente dichiarazione:

PayPal ha ristretto permanentemente l'account di Wikileaks a causa di una violazione dei termini d'uso, che proibiscono l'utilizzo del nostro servizio di pagamento per attività che abbiano il fine di incoraggiare, promuovere, facilitare o istruire terzi a prendere parte ad attività illegali. Abbiamo informato il proprietario dell'account di questo provvedimento.

Una simile dichiarazione ufficiale è stata rilasciata da Amazon dopo aver espulso WikiLeaks dal suo servizio di cloud computing.

Keep Us Strong

In risposta a queste azioni di “censura intermediaria”, Wikileaks ha lanciato una campagna donazioni per contribuire al fondo per la difesa legale di Julian Assange nel caso in cui le voci che gli Stati Uniti si stiano preparando a intentare un'azione legale nei suoi confronti siano vere. La redazione di Wikileaks ha condiviso su Twitter le difficoltà che sta fronteggiando nel cercare di portare avanti il lavoro dell'organizzazione.

Associazioni per la difesa dei diritti umani come Reporters Without Borders, hanno espresso il loro sostegno, così come alcuni attivisti digitali quali La Quadrature du Net [fr] dalla Francia.
Molti utenti si sono dichiarati decisi a evitare gli acquisti su Amazon questo Natale, mentre altri hanno cancellato i loro account sul sito, e la pagina Facebook “Boycott Amazon for dumping Wikileaks” (boicotta Amazon per aver scaricato Wikileaks) ha fin'ora più di 8000 fans. Come ha scritto John Perry Barlow in un messaggio su Twitter “WikiLeaks è il campo di battaglia. Voi siete le truppe.”

Mentre le accuse secondo le quali la divulgazione dei cablogrammi da parte di Wikileaks potrebbe mettere alcuni individui in pericolo di vita rimangono infondate, le vittime collaterali [della guerra in Iraq] sono una delle realtà purtroppo innegabili che Wikileaks ha mostrato al mondo quest'anno. È invece chiaro il crescente desiderio dei politici di censurare il Web, limitare il dissenso e giudicare l'informazione alla stregua del terrorismo, come dimostra la proposta di modificare la legge sullo spionaggio. Le azioni contro Wikileaks e Julian Assange confermano che, per gli attivisti digitali a favore della libertà d'informazione, la strada si fa sempre più tortuosa.

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