Perù e Cile attendono la decisione dell'Aia riguardo la contesa sui loro confini marittimi

Mapa_Perú-Chile_para_mostrar_los_Limites_Marítimos_en_La_Haya_2012

Mappa presentata da Alain Pellet nel caso Perù – Cile durante il dibattito dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia de L'Aia, nel Dicembre 2012.  [La zona blu scura indica l'area contesa.] Pubblicato su Wikimedia con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported.

L'imminente data, nella quale è previsto che la Corte Internazionale di Giustizia de L'Aia [it] prenda una decisione sulla controversia sui confini marittimi tra Cile e Perù [en], sta generando enormi aspettative e ansietà in entrambi i paesi.

La controversia nacque addirittura nel 1985, da una disputa sulla sovranità marittima [en] di un area di 37,900 km² nell'Oceano Pacifico. Nel 2008, poiché le parti non erano ancora riuscite a trovare un accordo, il Perù portò il proprio caso davanti alla Corte Internazionale de L’ Aia, nella speranza di ottenere una soluzione al problema. La Corte annunciò che la sentenza sarebbe stata emessa il 7 Gennaio 2014.

Nel 2008, l'economista e blogger peruviano, Silvio Rendón, commentò [es, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] che, istigando la causa, il Perù stava segnalando un nuovo livello di insoddisfazione nelle sue relazioni con i paesi meridionali vicini, e che questo avrebbe incoraggiato soltanto un clima di crescente nazionalismo, in entrambe le nazioni: 

E’ probabile che con questa causa davanti a L'Aia, sia il Perù che il Cile intensificheranno la corsa al riarmo e la schermaglia da guerra fredda che hanno ingaggiato ormai da anni. Stiamo parlando di scintille che potrebbero accendere qualcosa che, per il momento, è fermo. Se non siamo ufficialmente in guerra, perché stiamo parlando di fare la pace? E’ perché siamo davvero in guerra, una guerra fredda (vedi Guerra Perù-Cile) che deve concludersi ora. Lo ripeterò solo una volta. La strada che il Perù deve intraprendere dovrebbe essere quella dello sviluppo, non del fare la scorta (vedi Triángulo equivocado e Ad “Triángulo Equivocado”). Il reddito pro capite del Perù è il 10% di quello degli Stati Uniti e quello del Cile è il 20%. Dovremmo concentrarci su miglioramento del benessere dei nostri cittadini, e la strada per il raggiungimento di questo obbiettivo non può essere fatta di alterchi sulla proprietà di un triangolo di mare. 

Al momento, oltre alle argomentazioni legali sulle quali ogni paese ha basato le proprie posizioni, ci sono quelli come El Drac, del blog El Abrazo de Almanzor, che vedono l'abuso e la manipolazione della causa da parte di interessi di potere che hanno l'appoggio di certi settori della stampa. Ma soprattutto, il blogger menziona le implicazioni economiche della lite:

Pese a que ambos países han insistido en que la resolución del tribunal internacional no afectará a sus relaciones comerciales, los empresarios chilenos han expresado su preocupación por el impacto que podría tener en la industria pesquera. […] En el caso de que el fallo resultara favorable a la tesis peruana se registraría un impacto en el área pesquera chilena, ya que Chile perdería soberanía sobre una amplia zona marítima en la cual hoy desarrolla entre el 70% y 80% de la captura pesquera en la norteña zona de Arica, según estimaciones empresariales.

Anche se entrambi i paesi insistano sul fatto che la decisione della Corte Internazionale non avrà effetti sulle loro relazioni commerciali, gli uomini d'affari cileni hanno espresso la loro preoccupazione del potenziale impatto sull'industria della pesca. Se la decisione favorisse la posizione peruviana, ciò avrà effetto sulla pesca cilena, poiché il Cile perderà il controllo di una larga parte di mare che ad oggi, secondo le stime del settore, rappresenta il 70-80% della cattura nella zona del Nord Africa. 

Il sito Otra Mirada, enfatizza il fatto che la difesa della sovranità peruviana ha assicurato un certo grado di unità nazionale nel paese, ma solleva anche la questione di quale sarà l'agenda per un immediato sviluppo economico. Al quale aggiunge:

El fallo de La Haya definirá, entonces, un nuevo panorama en el país, por lo cual, se debe preparar una agenda de Estado que incluya temas fundamentales como: 1. Definir rol de las Fuerzas Armadas en la defensa de nuestra seguridad y soberanía en la etapa post La Haya. 2. Establecer una política de desarrollo del sector pesquero en esta zona del país. 3. Establecer acciones inmediatas sobre la situación laboral de los chilenos que viven en el Perú y los peruanos que viven en Chile. 4.Promover un plan de inversión pública en las regiones Tacna y Moquegua a favor de la integración sudamericana. 5.Definir políticas de integración económico – social y cultural con nuestros vecinos fronterizos.

Il verdetto de L'Aia dunque determinerà una nuova prospettiva per il paese, per il quale si dovrà stabilire un'agenda nazionale, che includa questioni fondamentali come: 1. Definire il ruolo delle Forze Armate nella nostra sovranità e sicurezza nazionale nella fase post – L'Aia. 2. Stabilire una politica di sviluppo per l'industria ittica in quell'area del paese. 3. Agire immediatamente riguardo alla situazione dei lavoratori cileni in Perù e dei peruviano che vivono in Cile. 4. Promuovere un programma di investimento pubblico nelle regioni di Tacna e Moquegua, che favorisca l'integrazione sudamericana. 5. Formulare politiche socioeconomiche e di integrazione culturale con i paesi vicini.

Nel frattempo, come previsto da Silvio Rendón, vi è stata una recente impennata nazionalista, evidente nella proposta dell'ex Presidente Alan García, secondo la quale la bandiera nazionale dovrebbe essere esposta fuori dalle case e dagli uffici in tutto il Perù il 27 Gennaio, giorno in cui la Corte Internazionale de L'Aia finalmente deciderà di stare dalla parte di uno o dell'altro paese. Questo ha generato un acceso dibattito, poiché la proposta è stata respinta dal partito governante peruviano e da un certo numero di politici cileni. In ogni caso, García ha difeso la propria posizione, accolta peraltro positivamente in altri quartieri, soprattutto in alcuni distretti e province del paese.

Il Perù ha anche risentito dell’impatto che l’incontro del Presidente cileno, Sebastián Piñera, con il Consiglio di Sicurezza Nazionale ha avuto nell'analizzare le potenziali ripercussioni della decisione della Corte. Successivamente e nonostante le critiche di alcuni politici cileni, il Ministro dell'Interno, Andrés Chadwick, ha dichiarato che l'incontro “non ha preso una direzione di natura militare o bellicosa”. 

Tuttavia, il quotidiano digitale cileno El Mostrador, ha pubblicato s Luglio 2013 informazioni circa i preparativi militari, sia in Cile che in Perù, in anticipazione di una decisione avversa della Corte o di una situazione in cui uno dei due paesi si rifiutasse di attenersi ad essa. Più di recente, il blogger pro-militare peruviano Report Perù, ha pubblicato palesi misure di pre-avvertimento da parte delle Forze Armate peruviane.

Mancano meno di 10 giorni al giudizio della Corte Internazionale di Giustizia de L'Aia; potrebbero accadere ancora tante cose, e le dicerie e le dispute di sicuro continueranno in abbondanza. Ma una riflessione interessante è stata fatta dall'avvocato Francisco Canaza, sul suo blog Apuntes Peruanos, in riferimento alla giurisprudenza precedente della Corte sulla disputa territoriale e marittima tra Colombia e Nicaragua [en], che portò la Colombia a non riconoscere la decisione della Corte e a ritirarsi dal Patto di Bogotà, un trattato in base al quale i firmatari [la maggioranza dei paesi Latino-Americani] sono obbligati a risolvere i loro conflitti attraverso mezzi pacifici, dando giurisdizione alla Corte Internazionale di Giustizia:

sin ser el caso Peru – Chile ante la Corte Internacional de Justicia de La Haya un proceso similar al de Nicaragua – Colombia, ¿Chile podría, como Colombia, denunciar (retirarse) del Pacto de Bogotá y así evitar la ejecución de un fallo “no ajustado a derecho”?

Sebbene il caso Perù – Cile, adesso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia de L'Aia, non sia necessariamente simile al caso Nicaragua – Colombia, potrebbe il Cile, al pari della Colombia, ritirarsi dal Patto di Bogotà [en] e quindi evitare l'attuazione della sentenza, che “non è consistente con la legge”?

Post pubblicato originariamente sul blog Globalizado di Juan Arellano.

avvia la conversazione

login autori login »

linee-guida

  • tutti i commenti sono moderati. non inserire lo stesso commento più di una volta, altrimenti verrà interpretato come spam.
  • ricordiamoci di rispettare gli altri. commenti contenenti termini violenti, osceni o razzisti, o attacchi personali non verranno approvati.