Palestina: in ricordo della Nabka

Il 15 maggio è il giorno della Nakba [en, come tutti i link successivi eccetto ove diversamente indicato], ricorrenza in cui i Palestinesi ricordano l'esodo e l'espropriazione avvenuti dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Di seguito una panoramica dei rilanci al riguardo diffusi su Twitter e nella blogosfera locale.

“Nakba” significa “catastrofe” e si riferisce all'espulsione di massa dei palestinesi dai loro villaggi operata dalle forze israeliane sia prima che dopo che Israele si dichiarasse Stato nel 1948, causando un'imponente diaspora palestinese in tutto il mondo.

Il blogger palestinese Rana Baker racconta la storia di Hajj Othman , espulso dal suo villaggio durante la Nakba:

Hajj Othman Sa'd Aldeen al-Habbash nacque il 29 giugno 1941 in un piccolo villaggio palestinese a ovest di quella che oggi è Ashkelon [it], conosciuto al tempo come al-Jura. Il 4 e 5 novembre 1948 vennero trasferiti tutti gli abitanti del villaggio, all'epoca meno di 3000 persone. Come tutti gli altri, Hajj Othman, che all'epoca aveva sette anni, fuggì a Gaza. […] “Lasciai il mio zainetto a casa ad al-Jura, pensavamo che fosse una cosa temporanea. Ci attaccarono con gli aerei. Ottantasei persone furono uccise nel giro di pochi minuti.”

Murales a Rafah, Striscia di Gaza sul tema del ritorno a casa dei rifugiati palestinesi

Murales a Rafah, Striscia di Gaza sul tema del ritorno a casa dei rifugiati palestinesi. Foto di Abed Rahim Khatib, copyright © Demotix (8/05/2012).

Iyad El-Baghdadi scrive su Twitter:

@iyad_elbaghdadi:كان جدي الأكبر يعمل في بناء وإصلاح المراكب في يافا وبعد ‎‫النكبة‬ تنقل إلى بورسعيد ثم دمياط ثم القاهرة

Il mio bisnonno costruiva e riparava barche a Jaffa e dopo la Nakba andò a Porto Said, poi a Damietta e poi ancora al Cairo.

64 anni di catastrofe chiamata Israele. Vignetta di Carlos Latuff.

Il blogger Sami descrive cosa successe a suo nonno materno:

Il padre di mia madre nacque nella città di Ramleh. Visse lì i primi quindici anni della sua vita. […] Nel 1948 mio nonno e la sua famiglia erano tra i 70.000 palestinesi che furono costretti a lasciare Ramleh, la vicina città di Lydda e i villaggi nei dintorni. Morì nel 1987, ritornando una sola volta negli anni settanta per una breve visita ai membri della famiglia che erano rimasti in città. Una famiglia ebraica vive ora in quella casa. Né mio nonno, né i suoi genitori o i suoi fratelli hanno mai ricevuto nulla come risarcimento. E sicuramente la loro perdita non sarà nemmeno mai riconosciuta.

Il blogger e antropologo Jhshannon racconta la storia della famiglia di Nidal:

La famiglia di Nidal è originaria della città palestinese di Safed [it] – un centro religioso e commerciale della Galilea, nel nord della Palestina. Suo nonno, un certo Marwan al-Safedi, fu, per tutta la prima metà del ventesimo secolo, sia un facoltoso mercante che un leader religioso. Lui e sua moglie, Faidah Sharabi, ebbero due figli, Rashid e Fatima, e tutti e quattro vivevano in una casa spaziosa situata nella parte meridionale della città. Poi venne l'ora della Nakba, la “calamità”. La famiglia fu costretta a fuggire da Safed, nel maggio del 1948, in seguito all’Operazione Yiftah, pianificata dai paramilitari ebraici per impossessarsi di Safed all'interno del più ampio conflitto dal quale risultò non solo la creazione dello stato di Israele, ma anche la fuga e l'esilio di molte migliaia di arabi da Safed e dai villaggi vicini.

L'attivista palestinese Yousef Munayyer dice:

@YousefMunayyer: A riguardo della Nakba del 1948, Ben Gurion affermò “i vecchi moriranno e i giovani dimenticheranno” eppure #WeWillReturn48 è un trend mondiale nel 2012

Il giornalista Dima Khatib aggiunge:

@Dima_Khatib: Fu 64 anni fa che, in un giorno come questo, molti altri, come mia nonna, iniziarono il loro viaggio da rifugiati per il resto della vita #Nakba

avvia la conversazione

login autori login »

linee-guida

  • tutti i commenti sono moderati. non inserire lo stesso commento più di una volta, altrimenti verrà interpretato come spam.
  • ricordiamoci di rispettare gli altri. commenti contenenti termini violenti, osceni o razzisti, o attacchi personali non verranno approvati.