Cuba: i blogger sarebbero forse “la minaccia più grande” per il governo?

WikileaksCome Venezuela, Messico e Brasile, anche Cuba rientra fra gli Stati latino-americani maggiormente presenti nei cablogrammi resi pubblici da WikiLeaks [en]. I documenti hanno confermato in buona parte quanto già noto relativamente all'impasse diplomatica che ha soffocato le relazioni tra Cuba e Stati Uniti per oltre cinquant'anni. Ma hanno anche rivelato la profonda preoccupazione del governo cubano sull'impatto politico dei blogger indipendenti sull'isola.

I documenti riservati prodotti dalla Interest Section statunitense [1] (USINT) nell'Havana durante il 2009 (il più esplicito di questi è stato ripreso da El País) [es, come gli altri link eccetto ove diversamente segnalato] indicano che, agli occhi del USINT, il governo cubano non considera la comunità di dissidenti un serio pericolo per la stabilità politica dell'isola, e reputa che il movimento abbia limitata risonanza tra a popolazione locale.

Un documento riservato del 15 aprile descriveva il movimento dei dissidenti a Cuba come “vecchio e lontano dalle vite dei comuni cubani tanto quanto il regime stesso”. I dissidenti a cui si fa riferimento includono leader e gruppi quali Oswaldo Payá e la Agenda para la Transición, che rappresentano parte della piccola  comunità di dissidenti vecchia di decenni  che riceve considerevole supporto dall'USINT e deve fronteggiare la repressione governativa.

Il 15 aprile 2009, Jonathan Farrar dell'USINT scriveva:

…non ci sono molte prove che le principali organizzazioni di dissidenti abbiano grande risonanza tra la gente comune cubana. Sondaggi informali che abbiamo condotto tra quanti richiedono i visti o lo stato di rifugiati, hanno mostrato che sostanzialmente non c'è alcuna consapevolezza sulle personalità dei dissidenti o dei loro programmi.

Considerando che la USINT contattava persone richiedenti il passaporto o lo stato di rifugiati, un gruppo contrario al governo di Raúl Castro in maggiore proporzione rispetto alla popolazione comune, questa informazione dovrebbe risultare particolarmente sconcertante agli occhi dei leader dissidenti. Ironicamente Ferrar ha anche scritto che “…i dissidentei hanno svolto, e svolgono tuttora, un ruolo-chiave nel proporsi come la coscienza di Cuba e meritano il nostro sostegno in tale ruolo.” Senza però entrare nei dettagli su come questi gruppi potessero rappresentare la “coscienza di Cuba” quando poi, come riportato in precedenza, questo movimento era “vecchio e lontano dalle vite dei comuni cubani”.

Un cablogramma riservato spedito il 20 dicembre 2009 [en] indicava comunque che il governo considerava i blogger come “la più grande minaccia” nel contesto dellasocietà civile [it].

Un altro documento sembra confermare che gli “individui più giovani, ad inclusione dei blogger, musicisti, attori ed artisti visuali” sono quelli “molto più capaci [rispetto ai dissidenti tradizionali] di prendere posizioni ‘ribelli’ potendo contare su un maggior richiamo popolare.”

Nel documento del dicembre 2009 si legge:

La popolarità internazionale dilagante dei blogger e la loro capacità di stare un passo avanti nella tecnologia rispetto alle autorità, sta provocando seri problemi al regime. L'attenzione che gli  Stati Uniti hanno riservato a  XXXXXXXXXXXX,  prima quando si è lamentata di essere stata detenuta e maltrattata e poi quando il Presidente ha risposto alle sue domande, ha accentuato i timori che il problema dei blogger sia fuori controllo.

Il nome qui oscurato appartiene senza alcun dubbio alla nota blogger cubana Yoani Sánchez, brevemente detenuta e picchiata nel novembre 2009 [en] e poi curatrice di un'intervista via mail con il Presidente USA  Barack Obama. Nel settembre 2009 un documento riservato dell'USINT [en] descriveva un incontro tra Sánchez e il Deputato assistente al Segretario di Stato statunitense Bisa Williams all'Havana, dove Sánchez spigava a Williams che “il miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti è assolutamente necessario per l'emergere della democrazia [a Cuba.]”

Congiuntamente, questi e altri documenti suggeriscono che secondo l'USINT certi blogger potrebbero divenire una “nuova generazione” di critici del governo e attivisti a cui il governo statunitense probabilmente offrirà sostegno, nel caso non lo stia già facendo.

Rogelio M. Díaz sul suo blog Bubusopía spiega di essere felice che gli Stati Uniti abbiano riconosciuto che il futuro di Cuba è nelle mani dei giovani cubani e non della “vecchia guardia” della comunità dissidente.

[Es] cierto que no nos sentimos para nada identificados con los fósiles de la contrarrevolución, los que venden al país por treinta monedas… [mientras] siguen apoyando el bloqueo…

[è vero] che non tutti ci identifichiamo con i fossili della controrivoluzione, quelli che sarebbero capaci di vendere il loro Paese per trenta monete…[e che al contempo] continuano a sostenere il blocco militare…

Tuttavia lo stesso si mostrava scettico rispetto alla deduzione di quei documenti secondo cui i blogger potessero in qualche modo prendere il posto o avere la stessa funzione (per quanto futile) dei dissidenti tradizionali.

Jóvenes como yo, entonces, preferimos como ídolos…aquellos que…repelieron la vileza mercenaria con las armas en la mano…[y] continuaron trabajando y luchando con sus manos, su intelecto y su amor por construir un futuro mejor…

Giovani come me, preferiscono considerare idoli…quelli che…hanno scacciato la turpitudine mercenaria [2] con le armi in mano…[e] hanno continuato a lottare con le mani, l'intelletto e l'amore per costruire un futuro migliore…

E’ importante capire che questi documenti si riferiscono non solo ai blogger che criticano il governo Castro: la piccolissima comunità che fa blogging indipendente nell'isola rappresenta un vasto spettro di posizioni politiche, molte delle quali sostengono il socialismo cubano e sperano in un cambiamento positivo che affronti le sfide e rafforzi il sistema pur rimanendo ben in piedi. Blog come Bubusopía rappresentano una parte importante in questa comunità. Nel caso fossero veramente interessati a capire “la coscienza di Cuba”, i responsabili dell'USINT dovrebbero leggere tutti questi blog con serietà e incorporarne nelle loro discussioni diplomatiche la significativa varietà di opinioni che rappresentano.


[1]: Istituzione storicamente controversa, USINT è considerata dai più come il centro di raccolta delle informazioni e una fonte di supporto (non autorizzato) per i dissidenti e per la promozione della propaganda pro Stati Uniti.
[2]: riferimento generale agli effetti del capitalismo.

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