Serbia: alla prima edizione del progetto “Blog Day” partecipano numerosi scrittori

La casa editrice serba Laguna [sr, come tutti gli altri link eccetto ove segnalato], una delle principali del Paese, ha lanciato l'8 dicembre scorso un interessante progetto chiamato Blog Day, che rappresenta un ottimo esempio di attivismo online e si terrà quattro volte all'anno. Sfruttando la reputazione e la fiducia conquistate e i 12 anni di esperienza nella comunità, Laguna desidera contribuire allo sforzo collettivo di affrontare i problemi sociali più importanti.

Ciascun Blog Day tratterà ogni volta un argomento diverso ma sempre socialmente importante. Tutti i contenuti delle Giornate saranno quindi pubblicati in un libro elettronico che si potrà scaricare gratuitamente dal sito di Laguna.

Il tema del primo Blog Day è stato l'Ecologia, e più di 20 scrittori serbi hanno inviato i loro contributi, interessanti e spesso anche molto spiritosi.

Nel seguito brevi estratti da alcuni dei post.

Aleksandar Ilic ha pubblicato un post intitolato “Phenomenology of ecological consciousness” (Fenomenologia della coscienza ecologica), nel quale lo scrittore ha fatto un parallelo tra l'ecologia e l'economia della Serbia:

La fenomenologia della coscienza ecologica dei serbi non esiste […]. Per quanto riguarda l'ecologia, il corso medio della coscienza […] è questo: la prima associazione alla parola “ecologia” è natura, e la prima associazione alla natura è barbecue. Barbecue si evolve ulteriormente in grigliate miste, hamburger, cosce di pollo, filetti di pollo e salsicce. Alla fine, tutto si riduce alla percentuale del numero di chilogrammi di carne disossata pro capite. Pertanto, la fenomenologia della coscienza ecologica serba dovrebbe porsi il compito di descrivere la proporzione del numero di chilogrammi di carne disossata per residenti. Il numero di residenti per numero di chilogrammi di carne disossata si riflette poi nell'economia. Per un serbo, quindi, l'economia è il rovescio della medaglia dell'ecologia e l'ecologia è il rovescio dell'economia. Così, la fenomenologia della coscienza ecologica serba può essere facilmente trasferita nel campo dell'economia. La parola “economia” presenta due soli connotati: il primo è “stipendio” e il secondo “un piccolo stipendio.” Chi è che può perdere tempo con l'ecologia quando stiamo tutti morendo di fame… […]

Vesna Dedic, una scrittrice di Belgrado nata nel Montenegro, un Paese che è stato dichiarato uno “Stato ecologico”, ha ammesso che la sua coscienza ecologica non è perfetta e l'ha confrontata con quella della figlia. Ha scritto:

La differenza tra me e mia figlia è che la consapevolezza della tutela ambientale fa parte del suo sviluppo e della sua educazione. Le è stato insegnato che non può gettare immondizia per le strade perché questo sconvolge l'equilibrio ecologico. Quando avevo la sua età, mi è stato detto di non farlo perché non era culturalmente e socialmente accettabile. Quando qualcuno, come un residuo dell'era di Tito [it], mi dice che qualcosa è socialmente inaccettabile, ho una voglia incredibile di dimostrare che non mi interessa. Inoltre, la differenza è che mia figlia ha accettato l'ecologia come lotta per la sopravvivenza biologica del pianeta in pericolo, mentre io ho sentito per la prima volta la parola “ecologico” negli anni '90, come insegna di qualche partito politico.

Dedic ritiene che il dibattito sull'ecologia sia ipocrita e fa riferimento alla Legge sulla protezione dei cittadini dall'esposizione al fumo del tabacco, che è entrata in vigore il mese scorso:

Lo scorso mese è entrato in vigore il divieto di fumare e ora ce ne stiamo seduti nel nostro profumato e arieggiato ufficio, dove fumare, bere il caffè e utilizzare Facebook è vietato. Errore. Senza un buon salario, questi erano i soli motivi per cui i serbi andavano al lavoro con gioia. Ora passeggio in giro per Belgrado, fumo e tengo i mozziconi in mano fino a quando trovo il primo cestino perché le autorità si sono dimenticare di piazzare dei posaceneri prima di adottare la legge. Quando l'ho detto a un capo della polizia in una trasmissione, aggiungendo che il divieto di fumare non era la stessa cosa per i francesi e per i serbi, che le frustrazioni mentali, e non solo, sono diverse in questi Paesi, l'uomo mi ha risposto: “Allora vai in Francia”. Vent'anni fa avrei detto: “Vado!” Dieci anni fa me ne sarei andata, ma non ho potuto ottenere un visto. Oggi dico: “Non lo farò!” Là, mia figlia dovrebbe mangiare formaggi e salse dannosi, dovrei bere vini costosi, mentre io voglio nutrire mia figlia con mele biologiche, e vorrei, a 42 anni, non essere una signora, ma, con le mie mani in tasca, fumare nelle strade e, a partire da domani, punire tutti coloro che mi infastidiscono nelle taverne con mozziconi di sigarette. Perchè? Perché non mi interessano le sagge discussioni sull'ecologia, fin quando non installano posaceneri per me, riparano i servizi igienici nelle scuole elementari, incarcerano tutti coloro che usano le loro mani [non fazzoletti] per soffiarsi il naso, finché non ci rendiamo conto di quanto ipocrita sia vietare il fumo in una città dove respiriamo così tanto zolfo direttamente da Pancevo, più di quanto tutta la nazione non possa fumare in un secolo.

Vule Zuric è nativo di Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, si è trasferito in Serbia durante la guerra e ora vive a Pancevo, cittadina situata a circa 20 km a est di Belgrado. Pancevo è il cuore dell'industria petrolchimica della Serbia [en] e uno dei luoghi più inquinati della regione. Zuric ha scritto:

[…] A Pancevo, per quanto riguarda la puzza, grazie per avermelo chiesto, va tutto bene. Eccellente! […] Ciò significa, fratello, che l'industria sta lavorando. Ci saranno import-export, stipendi, vacanze, viaggi, ci saranno malattie. Gli ospedali lavoreranno. Medici, infermieri e patologi faranno il loro lavoro. E i becchini? […]

Zuric ricorda inoltre ai lettori il periodo dei bombardamenti della NATO nel 1999 [it] e le conseguenze ecologiche causate dall'attacco, così come la promessa fatta dalla società russa Gazprom [it], che ha acquistato la compagnia petrolifera della Serbia NIS [en] qualche anno fa:

[…] Prima ci hanno bombardato gli americani, poi ci hanno comprato i russi. E’ ovvio che entrambi ci rispettano. I primi hanno cercato di fermarci con parecchi colpi diretti. Il Danubio nero di fumo velenoso scorreva sopra il cielo. E i secondi promettono filtri [ecologici] e cose simili. Eppure, i primi non hanno chiuso il nostro “negozio” – e i secondi non l'hanno ricostruito. […] Tanti anni dopo la guerra, a Sarajevo l'aria è pulita. Ma, fratello, le fabbriche non stanno lavorando. […] E se questo dovesse accadere a Pancevo? Quell'aria pulita, una folla di disoccupati nell'aria pulita? Quello che sto dicendo è: non esiste una soluzione. O vivi in un bosco, mangi bacche e bevi latte di pecora, o rimani cittadino, a sgranocchiare semi di zucca e gridando: “Uaaa …”[…].

Anche gli scrittori Dusan Miklja, Ivana Mihic, Igor Marojevic, Ljubica Arsic, Goran Skrobonja, Miomir Petrovic, Masa Rebic e altri hanno preso parte al primo Blog Day.

Questo progetto è sostenuto anche dal Ministero dell'Ambiente e della Pianificazione Urbana.

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