Madagascar: l'ultimo saluto al poeta e artista Elie Rajaonarison

Elie Rajaonarison, poeta malgascio, è deceduto il 27 Novembre scorso. Artista valido e poliedrico, Elie Rajaonarison si è cimentato con successo  anche nel campo della fotografia e del cinema. Laureato in antropologia e docente presso l'Università di Antananarivo, Rajaonarison ha pubblicato una raccolta di poesie, intitolata “Ranitra”, e tradotto in lingua malgascia il poeta francese Jacques Prevert. È stato inoltre Segretario della Cultura, e per una volta anche consigliere del precedente Presidente Marc Ravalomanana durante le violenze politiche del 2002 a seguito delle elezioni presidenziali, e che portarono alle dimissioni e al successivo esilio a Parigi dell'allora Presidente Didier Ratsiraka [it].

I blogger locali ne tracciano un ricordo.

Ndimby [fr], che di solito scrive di politica, stavolta è stato davvero lirico:

“Elie était un homme profondément enraciné dans la culture de son pays natal, qu’il a su sublimer dans la magie de ses mots, de ses idées et de ses actes. Dans quelques jours, son corps va rejoindre cette terre qu’il aimait tant, tandis que son âme va s’envoler dans les airs à la rencontre de son immortalité.”

“Elie è stato uomo profondamente radicato in quella cultura natale che sublimò con la magia delle proprie parole, idee e azioni. Nel giro di due giorni, il suo corpo si ricongiungerà a quella terra che amò così tanto, e la sua anima volerà nei cieli per incontrare l'immortalità”.

Pierre Maury [fr] ha pubblicato un'intervista avuta con Rajaonarison nel 2002, mentre quest'ultimo partecipava allo Writers’ Workshop [en] presso la University dello Iowa (Usa), insieme a poeti e scrittori di altri Paesi.

Durante l'incontro, Elie Rajaonarison esortò gli scrittori malgasci a partecipare alla vita del mondo e ad uscire dalla propria insularità.

“La plupart des pays présents ici font l'effort de traduire leurs œuvres, de les intégrer aux mainstreams culturels de notre temps. Notre contexte insulaire ne doit pas être perçu comme négatif. Au contraire. Nous avons la chance d'avoir le sens de l'enracinement en même temps que du voyage comme tous les insulaires. Le questionnement identitaire est déjà bien engagé, il doit continuer de nous interpeller. Il est temps maintenant de “voyager”. Le temps est venu d'aller voir ailleurs et de nous faire voir ailleurs (sans jeu de mot malvenu), en deux mots: d'exister! Figurer en bonne place sur la carte littéraire mondiale. Nous avons tous les atouts pour réussir ce pari: une littérature en langue nationale bien établie et qui ne cesse de se développer, la maîtrise de la langue française que l'intelligentsia s'est appropriée, le penchant “naturel” des Malgaches à apprendre les langues étrangères et notamment l'anglais, le développement des Ntic dont la jeunesse urbaine branchée est friande mais qui va s'étendre à toutes les couches sociales et dans toutes les régions. Autant d'atouts, autant d'essais qu'il s'agit maintenant de transformer par la traduction de nos œuvres en langues étrangères car le Monde nous attend et il a besoin de nous pour exister, lui aussi.”

“La maggior parte dei Paesi qui presenti [all'IWP workshop] si sforzano di tradurre le proprie opere, di integrarle nel circuito culturale del nostro tempo. La nostra situazione insulare non dovrebbe essere percepita come negativa. Al contrario. Abbiamo l'opportunità di avere allo stesso tempo il senso sia del radicamento sia del viaggio, come tutti gli isolani. L'indagine sull'identità è stata ben avviata, e deve continuare a interrogarci. Ma adesso è ora di “viaggiare”. Ora è tempo di farci vedere e di vedere verso qualche altra parte, in poche parole: è arrivato il momento di esistere! Di conquistarci un posto nella mappa letteraria del mondo. Abbiamo tutte le carte in regola per vincere questa scommessa: una letteratura ben affermata scritta nella nostra lingua nazionale che continua a produrre, una padronanza del francese di cui la nostra intellighenzia si è opportunamente appropriata, il dono naturale dei malgasci di imparare le lingue, con particolare riguardo per l'inglese, uno sviluppo della tecnologia informatica di cui la gioventù urbana fa avido uso, ma che si estenderà a breve anche a tutte le classi sociali e a tutti i gruppi religiosi. Molte risorse, molte occasioni che abbiamo ora per trasformarci traducendo le nostre opere in lingue straniere perché il Mondo ci aspetta e ha bisogno anche di noi per esistere.”

SipaKV [en] rilancia invece su “Ranitra” (1992), la sola raccolta di poesie pubblicata da Elie Rajaonarison, nonostante a quella data avesse già scritto oltre 500 poesie.

Ma la mia preferita è il gioco di parole insito nel titolo “Ranitra”, come spiega l'autore della postfazione.

Ranitra, come aggettivo che significa “acuto”, può ferire, e però può al contempo significare “intelligente”.

Ranitra intesa come radice può inoltre voler dire “prendere in giro”, come il verbo “provocare”, “irritare”.

Infine, Ranitra significa anche “amico”, in lingua merina, amico segreto come in “amante”, vary ranitra.

E una bella poesia dai toni amari, che provo a tradurre qui. In tale componimento diventa lampante il perché Elie Rajaonarison volle le se poesie recitate e scandite ad alta voce. L'ho scelta per una precisa ragione, che voi potrete facilmente capire facendo particolare attenzione alla sua data di creazione.

Più amaro è il morso della rabbia
che ti sveglia la mattina
ti tiene sveglio di notte
Più amaro è il prezzo del sudore
che tu nemmeno noti
vuoto e non aiutato da
rinsecchito e grato
!…
E’ persino più duro
non sollevarsi, schiacciato dalle proteste
non sognare, pietrificato dalla debolezza,
non rassegnarsi, di vedute ristrette.

Amaro è tutto questo!

Nel buio di ogni giorno
brilla la Luce
si alza la Gioia
inonda e vince la bile-che-non-si-copre

poi si alzano i cori dei pronti
a vincere ogni giorno
a porre i propri raggi all'eredità della storia

Cantate o colline
come colei, la più bella
che si solleva ininterrottamente invincibile in guerra
Madagascar

Scritta da Elie Rajaonarison il 15 Agosto 1990, un anno e cinque giorni dopo il massacro di Iavoloh [it].

Elie Rajaonarison lascia una moglie, tre figlie e parecchi nipoti.

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