Iraq: da Baghdad a Mosul, tra colpi di mortaio, schede elettorali e tanta speranza

Queste elezioni preludono a una nuova era di stabilità politica, o resterà tutto più o meno uguale [a prima]? Nel giorno delle elezioni legislative, i blogger iracheni discutono delle proprie paure e speranze. Ma prima…

Se questa settimana vuoi leggere solo un post, leggi questo

Alla vigilia elettorale, Sunshine descrive i suoi auspici per il futuro [in]:

Siamo così stanchi di vivere nel terrore, non vogliamo perdere altre persone care. Questa guerra è stata sanguinosa, ora voglio solo che finisca e che non rimanga nient'altro che un brutto ricordo… Mi chiedo se i miei parenti all'estero torneranno mai. Non vedo la mia unica zia da cinque anni, e i cugini nemmeno mi conoscono… gli iracheni rivogliono indietro le proprie vite. Non vedo l'ora di svegliarmi, un giorno, aprire le tende della camera e vedere il mio quartiere pieno di vita, al posto della città fantasma che c'è ora… aspetto con ansia il giorno in cui potremo togliere le tavole di legno che abbiamo affisso alle finestre, e mi domando sempre se io e gli altri iracheni riusciremo mai a sentirci meglio… coltivo così tante speranze e progetti per un giorno simile, mi chiedo sempre quando arriverà.

Voglio ricevere buone notizie sulla ricostruzione del Paese, sullo sviluppo e l'evoluzione dell'economia, e non aggiornamenti quotidiani sul numero dei morti…

[La blogger prosegue scrivendo] della campagna di terrore in corso contro tutti cristiani nella sua città, Mosul:

Perché tutto ciò? Chi sta tramando per costringere i cristiani ad andarsene? I partiti politici si fronteggiano a vicenda, e le vittime sono queste persone innocenti… la colpa di questi omicidi, di questo terrore diffuso, è delle elezioni: vogliono costringere i cristiani a ritirarsi nelle campagne, impedendo loro di esercitare il diritto di voto…

Ciò che mi fa infuriare e che trovo frustrante è che quando si tengono i funerali degli sciiti, il Paese dichiara l'emergenza nazionale, e invia molti soldati a proteggerli, introduce procedure di sicurezza molto rigorose. Invece il governo non assicura lo stesso trattamento ai cristiani, che vogliono solo andare avanti con le proprie vite, giorno per giorno, andare a scuola o lavorare normalmente… è talmente ingiusto!

Cosa si dice per strada

Sunshine voted
Sunshine fotografa le sue dita sporche d'inchiostro [in] facendo il gesto della vittoria.

Baghdad Dentist ci parla [in] della sua città nel giorno delle elezioni:

Ieri sera era vietata la circolazione delle automobili, e molte strade che portano ai seggi elettorali erano chiuse con il filo spinato, [sorvegliate] da veicoli dell'esercito.

[All'apertura dei seggi] ci sono state molte esplosioni, a Baghdad. Le notizie parlavano di un'ondata di attentati: colpi di mortaio su diversi distretti della città come Adamyah, Al-adil, Palestine street, Ur e molti altri posti. Baghdad non è sicura…

Nonostante la paura di recarsi a votare, per fermare la violenza gli iracheni insistono con la democrazia, e scelgono [loro connazionali], come rappresentanti.

Nibras ha votato e si è sentito magnificamente [in]:

La cosa migliore [del votare] è quanto sembri una cosa normale: le elezioni sono ormai routine, un evento comune. Non è poco per un Paese col passato dell'Iraq, e con le sfide attuali…

Si è trattato di un fallimento logistico dei jihadisti: quasi nessun attentatore-suicida e nessun cecchino, nei pressi dei seggi elettorali. I colpi di mortaio da lontano sono un'intimidazione da nulla. Certo non hanno spaventato gli elettori.

Ladybird è andata a guardare [in] il “circo” elettorale in un seggio elettorale predisposto in Olanda, e riferisce:

Ho notato che sono molte le persone che hanno deciso di votare per partiti laici, in particolare per la lista di Allawi, Al-Iraqiya, ma ci sono anche dei sostenitori di Maliki…

La fila era lunga, si aspettava dalle quattro alle cinque ore. Ho lasciato il seggio alle 17.00 e la fila era di circa un chilometro.

Da ciò che leggo, e da quanto ho visto, mi pare che Maliki e Allawi finiranno in un testa a testa.

Il gruppo editoriale McClatchy offre le maggiori informazioni da tutto l'Iraq, nel suo blog dei giornalisti [in].

Paure e Speranze

Layla pensa [in] che il risultato parziale permetta di essere ottimisti, ma si aspetta molti brogli. La netizen aggiorna su Twitter [in] i risultati man mano che li ascolta, e conclude così:

Si tratta di un'immensa sconfitta MORALE per i partiti sciiti, e in particolare per Maliki… inoltre, [i risultati] dimostrano ciò che vado dicendo da quattro anni – e cioè che essenzialmente [noi iracheni] siamo un popolo secolarizzato e nazionalista.

Si tratta INOLTRE di una sconfitta simbolica per l'Iran e per i piani STATUNITENSI, del piano con cui ci hanno occupato in modo brutale e criminale, dividendoci secondo le affiliazioni settarie.

… ti amo, Iraq.

Dopo aver monitorato con costanza [i risultati], la blogger dice di non poterne più [in]:

Devo uscire dall'atmosfera [elettorale]. Non sono tranquilla, a pensare a ciò che accadrà quando verranno diffusi i risultati definitivi… è una sensazione viscerale… devo staccare, staccare completamente…

Neurotic Wife non ha votato [in], spiegandone motivazioni sotto forma di lettera al padre defunto:

Mi dispiace, ma non c'è nessuno [tra i candidati] che ritengo possa migliorare la vita degli iracheni. Tutte le promesse che queste persone dichiarano di poter realizzare in Iraq sono false. Tutti partecipano alla competizione elettorale solo per soddisfare il proprio ego. Il proprio ego e i propri bisogni…

Sì, papà, so che non sei d'accordo. So che hai sempre avuto speranze, GRANDI speranze… ma papà, non ci sono uomini onesti, là fuori, credimi. Le loro parole hanno smesso di significare alcunché, per me. Perché lo so, lo so che l'Iraq che hai conosciuto tu non tornerà mai più. Non ora, né durante la vita dei miei figli, né mai. E no, non sono pessimista, come eri solito definirmi, sono solo realista.

Sono molte le persone che dicono che questo è un momento storico. Ma quale storia? Definiremo momento storico ogni elezione? È’ qualcosa che non riesco a capire. Che tipo di storia stanno facendo? Cosa leggeranno [nei libri di storia] i miei figli, quando cresceranno? Iraq, il Sogno Infranto? Centinaia di migliaia di persone rischiano la vita in nome della Speranza. E forse è la Speranza, l'unica cosa che gli rimane. Ma per me questo non è altro che la ripetizione di un fallimento totale. Scusa, papà, non voglio farti arrabbiare, ma tu ci hai insegnato a dire sempre ciò che pensiamo, e la penso proprio così.

Sunshine non potrebbe essere più in disaccordo [in]:

Quante volte pensiamo a noi stessi, alle cose che dobbiamo fare, e usiamo la parola “io”, in un solo giorno? Sarebbe meraviglioso che, in una giornata come questa, la gente dicesse “Iraq”, piuttosto, e anteponesse il beneficio della comunità al proprio, perché non c'è nulla di più importante, oggi, che votare per costruire un futuro migliore per noi e le nostre famiglie…

Tutti i miei parenti a Baghdad ed a Mosul, in Iraq come all'estero, hanno votato, e così i miei amici, anche quelli che erano titubanti hanno deciso di votare, dopo che ho insistito…

Sono talmente orgogliosa degli iracheni che hanno votato e di quelli che ancora devono votare…

Hammorabi coltiva la stessa speranza [in] per il futuro, ma [è meno otttimista]:

Le ingerenze di altri Paesi, come Iran e Arabia Saudita, l'assenza di un piano da parte delle truppe straniere per lasciare un esercito iracheno forte, in grado di proteggere i confini iracheni, di garantire la sicurezza interna, e molti altri problemi… tutti questi, e altre questioni ancora, ci restituiscono un Iraq debole e corrotto…

Oggi la maggior parte degli iracheni è andata a votare in cerca di un cambiamento che sperano deriverà da queste elezioni, perché ne scaturisca un Governo e un Parlamento depurati dalle ideologie settarie, che dovrebbero adottare il bene dell'Iraq come primo obiettivo, e non gli interessi di altri Paesi.

Riteniamo che un qualche tipo di cambiamento possa verificarsi, [ma sappiamo anche] che la magia non esiste.

E per concludere:

Vivendo negli Stati Uniti, Iraq the Model ha avuto esperienze leggermente diverse [in], riguardo le elezioni:

Nel dicembre 2005 siamo andati a piedi da casa al seggio elettorale (che era anche la scuola dove andavo da bambino) accompagnati dalla colonna sonora dei mortai e dei colpi d'arma da fuoco. Certamente, quella camminata di dieci minuti era intrisa di paura e preoccupazione, ma anche di tanta speranza e orgoglio.

La mia passeggiata al seggio elettorale, questa volta, sarà molto meno interessante, perché mi basterà prendere la linea arancione da Arlington al seggio, che tra l'altro è nell'Hotel che prima o poi diventerà di proprietà di Paris Hilton.

Sì, è un pò più noioso, così.

1 commento

  • […] Domenica il 62,4% degli iracheni è andato a votare nonostante le forti minacce di attentati e l’esplosione di un ordigno che ha ucciso 35 persone. Stavolta era possibile votare non soltanto nei seggi interni al paese ma anche in varie sedi sparse per il mondo dove gli iracheni sono emigrati. Global Voices in italiano riprende un articolo di Salam Adil (tradotto da Stefano Ignone) che a sua volta fa un collage di alcuni commenti dei votanti sui blog. Potete leggerlo qui. […]

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