Che sia davvero l'anno della tigre, per salvarla da sfruttamenti e possibile estinzione

Gli animalisti e le associazioni ambientaliste di tutto il mondo sono determinati a far sì che quest'anno sia veramente “l’anno della tigre”. È l’occasione giusta per dare maggiore visibilità a questa creatura fiera e maestosa che rischia seriamente di scomparire dal regno animale dove è in costante declino numerico.

Secondo il WWF [in] in Asia ne restano solo 3.200 esemplari allo stato brado – il continente con l'habitat naturale più vasto per questi felini – ma la loro sopravvivenza è minacciata dal bracconaggio, dal commercio illegale e dalla devastazione dell’ambiente in cui vivono.

Sembra che l’idea di sfruttare l’anno della tigre [secondo il calendario cinese] venga presa molto seriamente.

Il WWF ha lanciato la “Campagna per l’anno della tigre” [in] diffondendo l’elenco dei “dieci luoghi più minacciati” al mondo dove le condizioni della specie sono particolarmente gravi. La lista include Cina, India, Siberia, Sud-est asiatico, Bangladesh e perfino gli Stati Uniti, dove vi sono più tigri in cattività che in natura. Secondo il WWF si stima siano 3.000 gli esemplari tenuti in cattività nel territorio statunitense.

At a Tiger Farm, near Pattaya, Thailand. Image by Flickr user Narisa. Used under a Creative Commons License

Allevamento di tigri vicino a Pattaya, Tailandia. Foto di Narisa su Flickr, ripresa con licenza Creative Commons.

Una cifra sicuramente allarmante, che spinge a chiedersi se ci sia differenza dagli allevamenti in Cina [in]. Tali allevamenti sono motivo di grande imbarazzo per la specie umana oggigiorno e rivelano cosa siamo capaci di fare a questo splendido felino.

Da secoli la tigre viene utilizzata nella medicina tradizionale cinese [in] e adesso la si usa anche per fabbricare una bevanda alcolica. Sembra che il commercio non possa essere bloccato tanto facilmente nel prossimo futuro perché lì infuria una battaglia per stabilire se la legalizzazione della vendita di ossa e organi della tigre possa fermare il bracconaggio degli animali allo stato libero.

Secondo Michael [in] che ha un blog dedicato (prevalentemente) ai gatti:

L’unica risposta a lungo termine risiede nell’informare e cambiare le abitudini della gente, e ciò implica il benestare del governo cinese. Per ottenerlo serve un incentivo economico. La perdita della tigre allo stato brado è un problema del mondo. La specie appartiene al mondo e il mondo deve trovare il modo di salvare quest'animale.

Su Sciblogs [in], un blog neozelandese che “raccoglie su un unico sito i migliori blogger scientifici del Paese…” si legge che la Cina sostiene la teoria secondo la quale gli allevamenti di tigri siano una buona alternativa per impedire e ridurre il bracconaggio. Le associazioni come il WWF e CITES (Convention on International Trade in Endangered Species) si sono pronunciate in favore di un confronto aperto con il Gigante.

Fra gli aspetti più significativi emersi nel World Tiger Workshop di Katmandu c’è l’incapacità di alcune ONG e dei governi di convincere la Cina ad abbandonare l'allevamento di tigri. Le pressioni sono proseguite dopo il meeting. Il WWF ha contribuito con un video su YouTube dove dichiara che gli allevamenti di tigri sono un “biglietto verso l’estinzione” (una minaccia alla sopravvivenza della specie in natura). I cinesi sono stati piuttosto rigidi sulla questione negli ultimi anni.

… i cinesi non sono più sicuri di riuscire a ridurre la domanda di parti e organi delle tigri per scoraggiarne il bracconaggio. Forse lo credevano possibile a metà degli anni '90 ma l'aumento della caccia di frodo dopo l'introduzione del divieto nazionale li ha resi scettici. E vi sono anche degli ambientalisti fra gli scettici. Non tutti sono convinti dell'efficacia del divieto nazionale imposto.

E la Cina potrebbe far valere le sue ragioni perché molti ambientalisti privi di soluzioni si chiedono ora se inondare il mercato di ossa e organi di tigri provenienti dagli allevamenti possa effettivamente ridurre la caccia di frodo all’animale nel suo ambiente naturale.

Michael [in], indignato da queste considerazioni, replica con immagini crude e orribili degli allevamenti di tigri in Cina:

Quello che vedete è l’animale selvaggio più amato al mondo [in] ridotto in pezzi e scarti, carne e ossa surgelate, senza più dignità. Il proprietario di questo allevamento conservava ciò che restava delle carcasse (potete vedere che un esemplare è stato scuoiato) in attesa della commercializzazione autorizzata. E CITES ha chiesto ufficialmente alla Cina di indagare sulle vendite illegali di tigri nell’allevamento di Guilin. CITES ha dunque chiesto alla Cina di indagare, ma su cosa? È paradossale. È come chiedere alla polizia di fare indagini su un attacco sferrato da un poliziotto in servizio. Avremo mai i risultati di questa indagine? Certo che no.

Allora, legalizzare la vendita di organi di tigre e gli allevamenti potrebbe migliorarne le speranze di sopravvivenza? Tutt’altro, pare. Secondo il WWF gli studi svolti dalla World Bank e dall'International Tiger Coalition [in] hanno smontato tale teoria sostenendo che:

Data l’imprevedibilità del mercato e il fatto che rimangano solo 3.500 tigri nel proprio habitat naturale, non c'è spazio per gli esperimenti” ha detto Varma della ITC. “Il commercio della tigre e dei sottoprodotti non ha come finalità la conservazione della specie allo stato brado”.

Mentre molte organizzazioni, e persone che hanno a cuore la questione, fanno tutto il possibile per diffondere la notizia e far conoscere la drammatica condizione della tigre, un blogger di nome Tatanoo [in] ha giustamente sottolineato l’inadeguatezza dei mezzi utilizzati al momento dagli attivisti per sensibilizzare sull'argomento e sostenere la causa:

Save the Tigerwww.saveourtigers.com [in] – secondo il mio modesto e non richiesto parere, è un’iniziativa sociale lacunosa e carente. No so se ha aumentato il traffico di Aircel ma a parte un po’ di brusio il progetto non portato nulla di veramente utile. Manca lo spirito e la determinazione necessari a un'iniziativa sociale. Applica un “attivismo da poltrona” a un problema per il quale la sua efficacia è discutibile e la portata del cambiamento che può indurre è estremamente limitata. Recitiamo il rapido elogio funebre dell'iniziativa”,

scrive, e più oltre fornisce l’elenco dei progetti zoppicanti avviati dall'iniziativa.

Tuttavia qualcosa è meglio di niente. Molti di noi che festeggiano il nuovo anno lunare non hanno neppure pensato alla tigre se non per averne visto la foto su un calendario, ma grazie all’attivismo da poltrona e agli appelli su Internet, siamo portati a prendere coscienza del problema.

Alla traduzione ha contribuito Maria Elena Marino.

avvia la conversazione

login autori login »

linee-guida

  • tutti i commenti sono moderati. non inserire lo stesso commento più di una volta, altrimenti verrà interpretato come spam.
  • ricordiamoci di rispettare gli altri. commenti contenenti termini violenti, osceni o razzisti, o attacchi personali non verranno approvati.