Cambogia: varietà di opinioni su libertà d'espressione e diritti umani nel Paese

Surya Subedi, l'inviato per i diritti umani delle Nazioni Unite in Cambogia, ha notato dei progresso sulla questioni dei diritti umani nel Paese durante la sua seconda visita avvenuta a gennaio 2010. Intervistato dai giornalisti [in] dopo il colloquio con il Primo Ministro Hun Sen, Subedi ha evidenziato la situazione generale dei diritti umani in Cambogia:

“Abbiamo discusso di molte questioni riguardanti i diritti umani. Ci sono stati sviluppi positivi sulla libertà di espressione e sulla normativa per le NGO, sullo sfratto dei terreni e sulla cooperazione tra società civile e governo.”

Al contrario dei suoi predecessori, duramente criticati dal governo cambogiano, Subedi sembra più accettabile ai funzionari governativi, incluso Om Yentieng, importante consigliere di Hun Sen e responsabile del comitato governativo per i diritti umani, che ha spinto i funzionari delle Nazioni Unite a non continuare la “vecchia strada” di critica al governo cambogiano riguardo tali questioni. Sembra che Om Yentieng abbia dichiarato [in] come il governo stia impegnandosi al meglio per risolvere e migliorare la situazione dei diritti umani in Cambogia. Ha fornito un interessante quadro sulla situazione dicendo:

ប្រទេស​កម្ពុជា​មិន​មែន​ជា​ឋាននរក​ ហើយ​កម្ពុជា​ក៏​មិន​ទាន់​ក្លាយ​ជា​ឋាន​សួគ៌​មួយ​នៃ​សិទ្ធិ​មនុស្ស​នោះ​ដែរ។

“Non siamo un inferno [come hanno menzionato i rapporti dell'ONU] e non siamo ancora diventati un paradiso dei diritti umani.”

Tuttavia, la Cambodian Human Rights and Development Association (ADHOC) [in], ha recentemente rilasciato il rapporto del 2009 sulla “Situazione dei Diritti Umani” [in] valutandolo come l'anno in cui sono cresciute le restrizioni alla libertà d'espressione. I soliti bersagli sono stati politici e attivisti critici verso il governo. Il rapporto ha notato come lo stato pietoso della libertà di espressione nel 2009 sia paragonabile a quello del 2005, con l'arresto di diversi attivisti per i diritti umani.

“Sono stati presentati almeno ventidue reclami da parte di funzionari governativi contro politici dissidenti e rappresentanti di organizzazioni civili, oltre a venticinque casi contro giornalisti. Quest'anno la situazione può essere paragonata a quella del 2005, nonostante un leggero miglioramento per le sentenze in casi di diffamazione. Nessuno accusato di diffamazione è stato messo in prigione, e le persone accusate di altri reati hanno avuto maggiori possibilità di fuggire all'estero rispetto al 2005. In particolare, limitare questa libertà è diventata una tendenza dopo le elezioni generali e la formazione di un nuovo governo. Nell'imminenza di nuove elezioni, la situazione si è allentata. Ci aspettiamo però il ripetersi di una simile tendenza.”

Il rapporto ha generato allarme riguardo il crescente numero di minacce contro i difensori dei diritti umani negli ultimi tre anni. Rispetto al 2008, quando si sono avute 164 azioni penali, il numero è drammaticamente salito nel 2009, con formali accuse nei confronti di 235 difensori dei diritti umani. Tra questi, 147 sono stati arrestati, di cui 89 rilasciati su cauzione e 58 sono rimasti in carcere, mentre i rimanenti 88 sono riusciti a sfuggire a discutibili mandati d'arresto. L’ADHOC [in] ha inoltre sollevato un'ulteriore preoccupazione dato il fatto che in molti casi le minacce contro difensori di diritti umani vengano lanciate proprio tramite i tribunali. Questa tendenza è simile alle accuse contro i giornalisti citati per diffamazione, disinformazione e questioni affini.

Per caso, nello stesso giorno in cui veniva diffuso [in] il rapporto dell'ADHOC, un attivista del Centro Cambogiano per i Diritti Umani, secondo quanto riportato [in], ha richiesto l'intervento delle autorità contro una presunta minaccia di morte ricevuta da membri di un'unità dell'esercito, dopo che l'uomo aveva fotograto dei soldati mentre abbattevano alberi da frutto in una terra contesa nel distretto Chumkiri, nella provincia di Kampot.

Questi timori diffusi non vengono sollevati solo da istituzioni e attivisti per i diritti umani, ma vengono discussi anche nella blogosfera. Dopo un chat con una studentessa giornalista, Morn Vutha [in] si è visto porre una domanda semplice ma cruciale: Hai paura delle minacce? [in]

“Ciò è dovuto al fatto che sono stata quello che parlato di più riguardo la corruzione e l'estorsione. Perciò mi ha chiesto se non avessi paura a scrivere articoli su questi argomenti.”

Vutha [in], che ha sempre sognato di avere blog personale dove poter dar voce alle proprie opinioni e far girare le notizie tra gli amici, ha poi pubblicato la risposta sottolineando l'importanza della libertà di espressione tramite il blog.

“Quant'ho scritto sono cose vere che accadono nella società attuale. Non posso tapparmi la bocca. Voglio solo condividere dei problemi concreti con tutti voi e gli altri lettori nel mondo […] La verità è la verità. Non possiamo nasconderla per sempre. In generale, coloro che criticano il governo ricevono sempre minacce di morte da fonti anonime, specialmente quanti operano per i diritti umani e politici […] Il blog che ho creato è un ottimo strumento per condividere con tutti voi pensieri e opinioni personali.

Questo sentimento viene condiviso anche da Kounila [in], nel suo post dal titolo “Politics You View in this World,” [in]. Dove dichiara che la società cambogiana potrebbe rimanere sotto perenne repressione. È come l'effetto domino dove la vecchia generazione, dopo aver vissuto il periodo buio del genocidio [in], è rimasta traumatizzata e silenziosa, e ciò ha avuto forte impatto sulla generazione più giovane a cui è stato detto solo di seguire le istruzioni senza porre domande

“Essi [la vecchia generazione] hanno paura ad esternare cosa pensano davvero. Hanno paura che gli venga chiesto di esprimere giudizi su qualsiasi cosa. In futuro ai figli verrà insegnato di seguire l'autorità senza fare domande, e dopo tutto essi imparano a fare lo stesso. Non si parla di politica a scuola o a casa, dal momento che i genitori non criticano o nè discutono di nessun a questione politica di cui invece si parla ovunque,” ha scritto Kounila.

Per impediare la prsecuzione di quest'effetto, Kounila ha preso a discutere con un amico e insegnante su questioni di poltica. Tenendo conto che la gente percepisce la poltica come qualcosa di pericolosa e che nessuna persona normale vuole esservi coinvolta, Kounila si chiede perchè i politici si preoccupino di uccidersi l'uno con l'altro. A dispetto dei pericoli di tali interventi, Kounila ritiene inoltre che la gente debba agire per impedire che i politici siano controllati solo da una piccola elite. Sottolinea come la politica sia finalizzata al benessere del popolo, ed è quindi necessario che la gente rifugga dalla politica come trappola.

“Non fatevi tenere sotto controllo dalla politica. Siate voi a controllarla! Il potere intossica ma non dura a lungo, solo un battito di ciglia, se ci pensate,” insisteva Kounila.

Nella diversità di opinioni sullo stato della libertà d'espressione in Cambogia, rimane comunque la tendenza a censurare Internet. Il governo progetta di organizzare uno snodo dove lo Stato possa teneer sotto controllo tutti i fornitori locali di accesso a Internet [in], in modo da poter censurare la pornografia, i furti e la cyber-criminalità. Ciò ha prodotto altri timori sul declino della libertà d'espressione e dell'accesso all'informazione in Cambogia.

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