Quando mia nonna vedeva uno di noi fare qualcosa di sbagliato e riteneva che questo indicasse uno stile di vita pressoché simile, ci ripeteva un noto proverbio, “la danza comincia con la vanità.” Significa che se qualcuno prende pian piano a comportarsi in un modo sbagliato, questo finirà col diventare il tratto dominante della sua personalità.

Sostengo da sempre come il sistema politico palestinese sia ancora in fasce. Ciò vuol dire che la “vanità” evidenziatasi adesso in futuro sarà il comportamento prevalente nella vita politica del Paese, semmai riusciremo ad avere uno Stato. Quando gli apparati di sicurezza usano la forza per disperdere una manifestazione, significa che in futuro la polizia continuerà a impedire le manifestazioni e quando gli stessi apparati di sicurezza si mettono d'accordo sugli incarichi da assegnare nel governo, significa che i gruppi all'opposizione non ne riceveranno nessuno.

Oggi vorrei parlare di un nuovo tipo di “vanità”. Circa due anni fa, Abbas disse che non si sarebbe ricandidato alle elezioni presidenziali. Le notizie di oggi riportano delle voci coerenti con quella dichiarazione. Ovviamente l'“elite” politica palestinese sta protestando e manifestando il proprio sostegno per il presidente come se quest'ultimo si fosse creato da solo. Ieri (sembra che queste voci continueranno a girare per un bel po’) è comparso un comunicato che in realtà era un semplice atto di fedeltà dei suoi collaboratori. Naturalmente il testo non diceva altro che “Siamo con te, leader del partito e della legittimità…verso Gerusalemme e la stabilità nazionale”. Sotto queste poche parole c'erano qualcosa come duecento firme di individui e organizzazioni, alcune molto note, altre mai sentite.

E oggi ‘Abd Gabbo’ (Yasser Abd Rabbo [in]) ha preso a dire [in], “Il Presidente è l'unico candidato di Fatah [it] e di tutte le fazioni del progetto nazionale [nell’OLP [it].” È come se il Paese fosse nient'altro che lui. Abd Rabbo, portavoce del Comitato Esecutivo dell'OLP [in], non rappresenta nemmeno il dieci per cento dell'intera popolazione palestinese ma – Dio sia lodato – è come se fosse un eroe popolare e leggendario, che parla in nome di un'intera nazione.

Tutta questa faccenda mi ricorda parecchie situazioni simili. Ad esempio, quando da ragazzi guardavamo i programmi siriani per bambini alla televisione, eravamo abituati a vedere 4-5.000 persone sedute sugli spalti dello stadio alzare i pugni al cielo e urlare “Ci sacrificheremo per te, sempre, Hafez Al Assad [it]!” Poi Hafez è morto, e se non si fossero riempite le strade e le piazze di tutta la Siria con le sue immagini tutti lo avrebbero dimenticato, perché c'era un'altra persona a cui dedicarsi.

L'altra scena comincia con queste parole: “Ho preso una decisione e chiedo a tutti di voi di sostenermi, ho deciso di ritirarmi, sul serio, da tutti gli incarichi istituzionali, di tornare un cittadino comune” – uno spettacolo seguito da migliaia di persone, che dicono “Non ci lasciare”. OK, ma lui vi ha implorato di sostenerlo nella sua scelta. Significa forse che esiste solo lui in questo Paese? Non c'è nessun altro capace di far meglio? Possibile che la gente sia contenta solo quando gli inquilini del palazzo presidenziale escono dentro una bara?

Non ho visto la classe politica yemenita implorare Ali Abdullah Saleh [in] di candidarsi alle elezioni.
Non ho visto una serie di emendamenti alla costituzione tunisina per consentire a Sua Maestà [it] di continuare a fare il presidente.
Non ho visto un governo dispiaciuto di essere nato sei mesi dopo le elezioni in Libano, perché nessuno è riuscito a prendere una decisione prima.
Fratello Abd Rabbo, non c'è proprio nessun altro tra di noi che possa fare il presidente? Alla faccia delle genti del coraggio? Non dobbiamo forse rispettare le tradizioni arabe?
Lasciaci in pace e consentici di prendere le decisioni in piena autonomia. Adesso siamo adulti, e onestamente ci stai disgustando.