Arabia Saudita: valgono le norme sul plagio se un giornalista copia un blogger?

I blogger sauditi stanno seguendo con attenzione la vicenda di un collega, secondo cui un giornale avrebbe riutilizzato alcune fotografie e contenuti del suo blog senza autorizzazione.

Saudi Jeans [in] di Ahmed Al Omran non usa mezze parole per definire il quotidiano accusato di plagio:

Nonostante il giornale al-Yaum vanti da tempo il monopolio nella Provincia Orientale, rimane una delle pubblicazioni meno quotate del Paese. Sono nato e cresciuto in quella zona, ma leggevo Asharq al-Awsat, al-Hayat e al-Watan, non al-Yaum.

L'opinione di Al Omran ha trovato ulteriori conferme dopo che Saudi Aggie [in] – uno studente di nome Nathan, iscritto alla Università di Scienza e Tecnologia ‘King Abdulla’ [in], aperta di recente [in] – ha affermato che il quotidiano avrebbe usato le immagini e il suo resoconto sulle elezioni studentesche. Il blogger pubblica uno stralcio dell'articolo e chiede ai lettori:

Non ci posso credere! Recentemente quest'articolo è apparso sulle pagine di uno dei maggiori quotidiani sauditi, Al Yaum. Guardate quelle immagini, non le avete le già viste? E il testo? Se non leggete l'arabo, sappiate che quel testo è stato quasi interamente copiato da un mio post, “Elections” [in] pubblicato il 7 ottobre 2009. Non può essere legale, nemmeno in Arabia Saudita!

Lo studente americano aggiunge un ulteriore commento:

Se fossi in America avrei già denunciato Al Yaum per violazione della proprietà intellettuale. Se il New York Times avesse scopiazzato dal mio blog sarei ricco sfondato a quest'ora. La proprietà intellettuale di pensieri e immagini ha qualche valore qui?

Al Omran fa notare:

Nathan sta pensando di denunciare il quotidiano, il che sarebbe fantastico, ma probabilmente si sono già resi abbastanza ridicoli da soli.

I commentatori sul blog hanno espresso solidarietà al blogger.

Mazoo scrive:

Mi dispiace che ti sia successa una cosa del genere ..
Comunque, è normale qui in Arabia Saudita :D ..

Ne ho sentite parecchie di queste storie in cui i contenuti di alcuni miei amici (post, immagini, idee) vengono rubati da giornalisti scansafatiche. Si sono lamentati scrivendo direttamente al Capo Redattore – alcuni si sono scusati pubblicamente e altri hanno licenziato il giornalista.

Al Hanouf, che si definisce studentessa in Legge, chiede giustizia:

Se questa vicenda verrà considerata un reato informatico, il giornalista rischierà oltre 6 mesi di carcere e un risarcimento non inferiore a 250.000 Riyal.
Dovresti parlarne con un avvocato, e ti prego di non limitarti a scrivere alla redazione del giornale!
C'è una legge, e non servirà a rimediare agli errori se cerchiamo facili scorciatoie!

Mentre Chiara consiglia:

Condivido la tua repulsione per il plagio, e anche la comune pratica di tradurre e plagiare non è che sia meglio. Puoi mettere sotto copyright tutto il tuo blog così come fanno altri blogger, e integrare il tuo nome nelle immagini.

In un post di aggiornamento, Nathan scrive quanto segue:

In Arabia Saudita, il gossip viaggia alla velocità della luce. Questo blog ha ricevuto decine di migliaia di nuovi visitatori in una sola settimana.

[…]

Sono venuto in Arabia Saudita per costruire ponti, non per farmi dei nemici. Sono venuto qui per studiare e fare ricerca in un'università che sta lottando con tutte le forze per diventare uno dei principali poli di ricerca al mondo, non per prendere soldi da persone o organizzazioni.

Non voglio responsabilità. È sbagliato quanto ha fatto Al Yaum , ma è sbagliato anche il tono di questa discussione.

Il blogger dedica la conclusione ai suoi lettori:

Se volete prendere qualcosa dal mio blog, vi prego di chiedermelo prima. Nessuno, me stesso incluso, ama i fraintendimenti.

Con l'aiuto di un software di traduzione, il giornalista in questione [in] ha poi scritto un commento al post di Nathan dando la sua versione dei fatti. Dove, pur nella difficoltà di comprendere la traduzione inglese automatica, non sembra ammettere alcun plagio ma spiega anzi di aver avuto quelle informazioni da proprie fonti e rivendica comunque il diritto ad usare liberamente quanto circola online.

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