Palestina: l'esperienza del Ramadan nella Striscia di Gaza

Alcuni blogger di Gaza raccontano come si vive il mese di Ramadan [che si concluderà il 19 settembre, it] nella Striscia e descrivono i tentativi di mantenere in vita le vecchie tradizioni.

Lina Al Sharif, che scrive su 360 km2 of Chaos, racconta [in]:

A Gaza il Ramadan non è come negli altri posti. La sofferenza delle persone ha raggiunto livelli tali che alcuni sono costretti a rompere il digiuno nell’iftar [in] serale bevendo dell’acqua, perché sono troppo poveri per comprare qualcosa da mangiare. Altri conducono l’iftar in una tenda di qualche campo per rifugiati allestito per chi ha perso la casa durante l’ultima guerra.

Il cibo viene contrabbandato dall’Egitto, ma spesso il costo è proibitivo per una famiglia media. I prezzi di quasi tutti i beni sono raddoppiati per via del blocco.

Nonostante tutto, esiste però ancora qualcosa di piacevole. Lina e l'amica Bodour Abu-Kuwaik [ar] hanno raccolto a Gaza questa sequenza di immagini sul Ramadan:

Ayman Quader fa visita a un amico per l’iftar [in]:

Oggi sono stato invitato a una colazione del Ramadan a casa del mio amico Jumaa, nel campo profughi di Al Maghazi [in], dove la gente vive ancora in condizioni miserabili per gli effetti della guerra sulle case e le strade. In pratica, molti abitanti della Striscia di Gaza erano già dei rifugiati, e durante la guerra sono stati costretti ancora una volta ad abbandonare le case e fuggire. Ho chiesto al mio amico di fare un giro tra i sentieri d'accesso ai campi, perché volevo essere più vicino alla gente costretta a vivere lì. Ho così toccato con mano la sofferenza di chi vive nei campi profughi. Proprio in mezzo al campo di Al Maghazi c’è ancora un edificio completamente distrutto – impossibile ignorarne la presenza per la gente che ci vive. Ho visto alcuni bambini giocare tra le macerie del palazzo, è stato un momento tristissimo. Ma LORO non se ne curavano e sembravano veramente felici.

Recentemente il Paltoday News Network [in] ha pubblicato un articolo sui disoccupati di Gaza che hanno iniziato a lavorare come musaher, hanno cioè il compito di svegliare chi deve alzarsi prima dell’alba per consumare il suhoor [in]. Sul blog In Gaza, la canadese Eva Bartlett scrive [in]:

Una mattina, tornando a casa verso le 2, abbiamo sentito il canto e il rullo del tamburo di un musaher del Ramadan: persone che si occupano di svegliare i musulmani per il pasto che precede l’alba e la prima preghiera (suhoor).

È una tradizione del Ramadan che viene praticata ancora oggi dai musulmani di tutto il mondo.

Lungo le strade semideserte di Gaza, dove negli ultimi anni il Ramadan ha portato poca gioia e celebrazioni , in qualche modo quel suono è incoraggiante… la cultura e le tradizioni di un popolo rimangono vive anche durante i tempi più bui e nelle peggiori circostanze.

Per qualcuno, nel corso di questo mese, il lavoro del suonatore di tamburo per il Ramadan è una fonte di reddito altrimenti assente, in una Gaza che vive sotto un assedio totale e soffocante.

Ecco al riguardo qualche breve sequenza girata da Eva:

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