Iraq – I blogger commentano il “ritiro” americano e la nuova “sovranità nazionale”

Ancora una volta, è come un dejà-vu: per quante volte ancora i media dichiareranno la sovranità nazionale irachena [in] aspettandosi applausi composti dalla blogosfera? Il primo a consegnare [in] la sovranità irachena fu Bremer, nel giugno del 2004. Abbiamo avuto una nuova sovranità anche in occasione delle elezioni [in] del gennaio 2005, poi ancora [in] nelle votazioni per la nuova costituzione, e infine [in] nel novembre 2005, quando l'esercito americano riconsegnò agli iracheni il palazzo governativo, ecc ecc. Si potrebbe continuare all'infinito.

Perdonate dunque i blogger iracheni se sono titubanti a saltare su questo nuovo carro del vincitore. Sono riuscito a registrare solamente una reazione positiva al ritiro americano dall'Iraq. Mosul 4 All descrive la situazione nella sua città natale [in]:

30 giugno 2009:

3202C2F1-B7E1-40B7-A6D8-EE82478B5DA4.jpgStamattina mi sono svegliato per il rumore delle auto giù in strada. Per il Governo è festa nazionale, per cui tutta la mia famiglia è a casa, la gente festeggia per le strade e esattamente alle 9.01 gli elicotteri hanno iniziato a lanciare dei volantini sulle strade di Mosul, sono riuscito a vederli chiaramente, ma erano a due isolati da casa mia, si dice contenessero un ”discorso di congratulazioni” del Primo Ministro iracheno.

Da oggi in poi non si dovrebbero vedere più soldati nella città di Mosul, sarebbe davvero fantastico.

La gente festeggia per le strade, alcuni offrono caramelle e succo di frutta mentre altri usano le radio delle loro automobili per diffondere canzoni nazional-popolari.

L”esercito americano, però, non ha lasciato la città definitivamente: non è più [in città], ma nelle sue vicinanze.

La prima reazione è arrivata da Layla Anwar, la quale è rimasta in piedi fino a tardi [in] per scrivere questa riflessione:

Ci sono ENORMI fraintendimenti sulla questione del ritiro americano del 30 giugno.

Sia i media occidentali/americani che quelli iracheni lo definiscono un ‘ritiro’. Si tratta solo di propaganda, e ho bisogno che quanti mi leggono siano coscienti dell'uso che si fa di questa parola. Non è in corso ALCUN  ritiro americano dalle città irachene. Quello che sta succedendo è che circa 15 basi americane si stanno ritirando dalle città MA, nel contempo, le truppe si riposizionano nelle periferie urbane.

Secondo la versione ufficiale, quella che vorrebbero farci credere, si tratta di una vittoria. All'improvviso la retorica del Primo Ministro Al-Maliki si è tinta di patriottismo, con dichiarazioni quali “è la fine della violenza e del settarismo in Iraq”.

È una CAZZATA, perché solo oggi c'è stata un'enorme ondata di arresti arbitrari in due quartieri – Adhamyia (sunnita [it]) e Shula'a (Non so più cosa sia Shula'a. È stata sempre abitata da diverse comunità religiose). …

Gli americani non stanno lasciando l'Iraq, stanno semplicemente rientrando nelle basi per riposizionarsi nelle vicinanze. Sono ancora insediati stabilmente nella provincia di Nineveh. Significa che non intendono neanche muoversi. Per favore, smettiamola di credere alla parola ‘ritiro’ perché NON corrisponde a realtà ed è decisamente fuorviante. È uno stratagemma per confondere i poco esperti e far credere che l'Iraq sia ormai da considerare un caso di successo – un successo tutto americano.

Anche Hammorabi è d'accordo [in]:

Le forze d'occupazione si sono allontanate di pochi chilometri dalle città, ma restano in basi più attrezzate e piazzate in punti strategici che consentono loro di controllarle lo stesso. In realtà l'esercito americano ha rafforzato il suo controllo e ridotto il numero delle perdite… Esattamente il contrario di quello che dovrebbe essere la fine di un'occupazione. Anche se gli iracheni hanno accolto con favore il ritiro dei militari stranieri dalle strade, poiché questo provvedimento lenisce l'arroganza e la devastazione subìte, tuttavia la sovranità nazionale si raggiunge solo quando l'ultimo soldato straniero lascia il territorio iracheno per sempre.

Nibras Kazimi è stato intervistato da Al-Jazeera [in]:

Ho detto che il ritiro delle truppe americane è una vittoria di Stati Uniti e Iraq contro ‘sediziosi’ dissidenti… Era divertente pensare che stavo parlando liberamente da Baghdad, da Abu Nawwas Street, mentre gli organi di propaganda della ‘resistenza’ sono in esilio o alla macchia. Oh, mi hanno pure attribuito un dottorato gratis, ‘Dr. Nibras’ qua, ‘Dr. Nibras’ là. L'università è [roba] da sfigati.

Raed Jarrar dice la sua in questa video intervista [in]:

La nuova ondata di attentati, coincisa con il riposizionamento americano attorno alle città, preoccupa Iraqi Mojo che ipotizza nuove tensioni di tipo settario [in]. Il blogger scrive quanto segue: “Gli sciiti [it] iracheni hanno sopportato due anni di attentati prima che i militari cominciassero ad arrestare e uccidere semplici sunniti arabi. Spero che gli iracheni non permettano ai loro nemici di scatenare una nuova guerra interconfessionale.”

La madre di Raed, Faiza, nutre speranze per il futuro [in]. La donna scrive:

Spero che sia l'inizio della vera sovranità nazionale irachena, di un percorso che tenda alla riconciliazione nazionale, solo allora ci sarà pace in questo Paese e si potrà avviare il processo di ricostruzione.
I leader politici del Paese dovrebbero agire in quanto tali, leader di una nazione, evitando discriminazioni di tipo settario o etnico, [cose] di cui non vogliamo più sentire parlare.
Spero che siano abbastanza coscienziosi da comprendere le difficili sfide che questo Paese dovrà affrontare in futuro.

La mia grande SPERANZA è che gli iracheni riescano a buttarsi alle spalle il dolore e i brutti ricordi di questi anni, per progettare un futuro migliore.

Attawie, invece, preferisce parlare di cerchi nel grano a forma di medusa [in].

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