Colombia: la “Minga” umanitaria recupera i corpi degli indigeni Awá

 Il 23 Marzo scorso un gruppo di 470 di indigeni colombiani, provenienti soprattutto dalle regioni sud-occidentali e centrali, sono partiti [sp] da El Diviso [sp], cittadina (corregimiento) nel comune di Barbacoas [in] nel dipartimento di Nariño. Si è trattato della “minga umanitaria”, una missione compiuta dagli indigeni per recuperare i corpi [in] dei loro compagni della tribù Awá assassinati a febbraio [in] dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC [it]), le quali hanno ammesso [sp] di aver ucciso 8 indigeni, accusandoli di collaborazionismo con l'esercito. Una settimana dopo, il 2 aprile, il gruppo composto da circa 700 persone (tra cui alcuni giornalisti di testate nazionali, alternative ma soprattutto straniere, il senatore indigeno Jesús Piñacué, e due ufficiali dall’ Ombudsman's Offic [in], più altre 300 persone unitesi alla marcia lungo il cammino) sono tornati a El Diviso, dove hanno tenuto una conferenza stampa. La minga è riuscita a recuperare 8 corpi, inclusi i 5 del massacro di febbraio.

Il viaggio

L'Organizzazione Nazionale degli Indigeni della Colombia (ONIC), che ha organizzato la minga con l'Unità degli Indigeni del Popolo Awá (UNIPA [in]), ha pubblicato degli aggiornamenti quotidiani sul proprio blog. Il 25 marzo è apparso [sp] un resoconto sull'assemblea straordinaria delle autorità indigene, tenutasi la settimana prima della minga, dove si è discusso come si sono ritrovati nel mezzo del conflitto interno armato in Colombia:

En esta región del país donde habitan cerca de 15.000 indígenas Awá la disputa por el control territorial por parte de los actores armados legales e ilegales y algunas estructuras del narcotráfico en medio de las comunidades indígenas ha puesto en riesgo la integridad física, cultural y territorial de los indígena[s]. Para la Asamblea [Extraordinaria de Autoridades Indígenas] esta disputa: “ha vulnerado nuestros derechos y nuestra autonomía, desconociéndonos como sujetos políticos y de derechos y nos consideran como estorbos tanto para el régimen de derecha como de izquierda por el hecho de defender nuestra madre tierra, nuestra autonomía y cosmovisión propia, por nuestra posición integral, amplia, clara, transparente en la insistencia por defender la vida”.

In questa regione del Paese, dove vivono circa 15.000 indigeni Awá, le dispute per il controllo territoriale da parte di gruppi armati legali ed illegali e dei trafficanti di droga nel mezzo delle comunità indigene ne hanno messo a rischio l'integrità fisica, culturale e territoriale. Secondo l'Assemblea [straordinaria delle autorità indigene] questa disputa “ha leso i nostri diritti e la nostra autonomia, impedendo il nostro riconoscimento come soggetti politici aventi dei diritti, mentre sia il regime di destra sia quello di sinistra ci considerano delle seccature per la nostra difesa di madre Terra, la nostra autonomia e la nostra visione ancestrale del mondo, dovuta alla nostra comprensiva, chiara e trasparente posizione sulla necessità di difendere la vita.”

Sempre il 25 Marzo, la minga ha trovato [sp] una tomba comune con all'interno i corpi di Orlando Taicús (padre), James Taicús e Hugo Taicús (i figli), i quali, secondo le autorità indigene e basandosi sulle informazioni fornite dalla comunità, sono stati uccisi dalle FARC nel settembre 2008. Il rapporto di una commissione investigativa della minga [sp], diffuso il 2 Aprile, sostiene che ad una minorenne della stessa famiglia è stata amputata una gamba, dopo che qualcuno le aveva sparato con un fucile. Il resto della famiglia (”tre vedove e 4 figli orfani”) sono state trasferite dalla zona. Nel post del 27 marzo, gli indigeni hanno dichiarato di aver trovato membri delle forze della sicurezza pubblica all'interno del territorio Awá e hanno chiesto a tutti i gruppi armati di astenersi da qualsiasi azione contro la minga.

Il 29 marzo la minga è giunta nel luogo dove quasi certamente è avvenuto il massacro di febbraio, il remoto Tortugaña Telembí resguardo (riserva), e ha trovato [sp] quattro cadaveri, due maschi (uno di 15 anni) e due donne incinte, entrambe con meno di 25 anni. Il post inoltre afferma che una commissione medica dell'ufficio dell'Ispettore Generale è giunta sul posto, guidata e protetta da guardie indigene. I bambini morti all'interno del grembo delle loro madri sono stati chiamati, successvamente, Ñambí e Telembí e onorati [sp] dalla minga al loro ritorno.

Il giorno successivo è stato trovato un quinto corpo nei paraggi, così come la presenza di gruppi armati, Sergio Vargas di El Macarenazoo quotidiano alternativo scrive [sp]:

En el octavo día de Minga, lunes 30 de marzo, se desplazó la última comisión a una vereda cercana de El Volteadero, loma arriba. Allí, se encontró la octava tumba, se hizo el registro pertinente, pero, además, se hallaron pruebas de la presencia guerrillera: Trincheras construidas en el subsuelo y galones con estopines, aparentemente utilizados como bombas que funcionan con el mismo mecanismo de las minas quiebra patas, incluso se hallaban banderas blancas justo encima de donde estaban construidas las trincheras.

En el paso que utilizamos cerca de cuatro veces para desplazarnos de El Volteadero a El Bravo encontramos una mina que estaba desactivada, pero que fue acordonada por la seguridad de los mingueros. Estaba tapada con tierra, pero la salida de dos cables dio cuenta de que estuvimos al borde de una tragedia, no queríamos venir con más muertos. En ese mismo paso, se encontraba, al lado de la trocha, un laboratorio de procesamiento de cocaína. Desde la primera hasta la última vez que lo vimos hubo cambios sustanciales; al principio un plástico transparente lo recubría, pero ya al final éste se había caído, y varias canecas en su interior habían sido movidas. La Minga tenía prohibido pisar este tipo de terrenos, por lo cual es ilógico pensar que un miembro de la comisión humanitaria pudiera haber generado estos cambios, además integrantes de la guardia indígena aseguraron haber visto en sus inmediaciones dos guerrilleros armados ingresando al laboratorio.

Durante l'ottava giornata della minga, lunedì 30 marzo, l'ultima commissione si è recata in una piccola città (vereda) vicina a El Volteadero, sulla collina. Lì, sono state trovate le 8 tombe, è stata stilata la documentazione appropriata, e si rilevata la presenza di guerriglie: trincee costruite nel sottosuolo e galloni con detonatori, apparentemente usati come bombe che funzionano con lo stesso meccanismo delle mine terrestri, c'erano anche delle bandiere bianche proprio sopra dove erano state costruite le trincee.

Lungo il passo che abbiamo percorso circa quattro volte per muoverci da El Volteadero a El Bravo, abbiamo trovato una mina terrestre disattivata, che è stata isolata per la sicurezza dei partecipanti alla minga. È stata coperta con della terra, ma due cavi scoperti ci hanno fatto capire che eravamo sull'orlo di una tragedia, non volevamo avere altri morti. Nello stesso valico abbiamo trovato, su un lato della strada, un laboratorio per la raffinazione della cocaina. Dalla prima all'ultima volta che lo abbiamo visto ci sono state differenze sostanziali; all'inizio, era coperto da un telone di plastica, ma alla fine questo era caduto a terra, e molti contenitori all'interno erano stati spostati. Alla minga era stato proibito di passare in quei tipi di terreno, quindi era illogico pensare che un membro della commissione umanitaria potesse aver causato quei cambiamenti; inoltre, alcuni membri della guardia indigena hanno dichiarato di aver visto nell'area circostante due guerriglieri armati entrare nel laboratorio.

Vargas critica anche i grandi media (chiamandoli “media di propaganda”) per aver “diffamato la minga” dichiarando che gli indigeni “stavano morendo di fame” e che il Senatore Piñacué fosse una delle persone più colpite. Tutto questo perchè due elicotteri (uno della Croce Rossa colombiana e l'altro dall'agenzia governativa Acción Social) avevano raggiunto l'area portando del cibo. Secondo Vargas, il cibo veniva consegnato agli indigeni giunti a El Diviso.

Il rapporto della commissione investigativa

Alla fine la minga è tornata a El Diviso e ha presentato il rapporto preparato dalla commissione investigativa. Nonostante non si siano trovati tutti i corpi (oltre agli 8 morti ammessi dalla FARC, ci sono stati altri 3 assassinii e altri 6 indigeni sono stati dichiarati scomparsi), la minga ha affermato di aver raggiunto [sp] l'obiettivo iniziale, condannando le FARC per “la crudeltà nell'aver decapitato, torturato e ucciso i nostri fratelli Awá,” incluse le due donne incinte e i loro bambini, e aggiungendo che le FARC stanno commettendo crimini di guerra e crimini contro l'umanità. La minga ha condannato anche altri gruppi armati, come i guerriglieri ELN, gli squadroni paramilitari, e Los Rastrojos — banda di trafficanti di droga — “che abusano dei diritti umani della nostra comunità e danneggiano l'autonomia delle persone.” Hanno proseguito dicendo che “qualsiasi atto di violenza commesso da gruppi armati ovunque avvengano, sarà condannato e denunciato dalle nostre organizzazioni e da [altre] organizzazioni per i diritti umani,” richiedendo la condanna degli autori materiali e dei mandanti del massacro. Hanno anche chiarito che, nonostante quanto pubblicato da alcune testate basandosi su rapporti dell'esercito, “non c'erano corpi” colpiti da mine terrestri.

Il rapporto della commissione investigativa [sp] fornisce ulteriori dettagli su quanto scoperto dalla minga durante il suo viaggio di 10 giorni:

En desarrollo del recorrido se logró llegar a la quebrada el Ojal, perteneciente a la comunidad el Bravo, encontrando allí, a las 12: 45 PM, el cuerpo sin vida de Omaira Arias Nastacuás, quien fuera brutalmente asesinada contando al momento de los hechos con 3 mese[s] de embarazo. Según los testimonios, este cuerpo padecía muestras de torturas practicadas por arma blanca.

(…)

En la misma avanzada en predios de la desembocadura de la quebrada el Ojal al rio Bravo se logró encontrar los cuerpos (sic) de Blanca Patricia Guanga Nastacuas con aproximadamente 18 años de edad, quien en el momento de los hechos contara con 7 meses de embarazo. Se evidenció que su vientre fue abierto con arma blanca, extrayéndole el bebe. No logrando encontrar el cuerpo del bebe.

Al lado se encontró el cadáver de Robinson Cuasalusan, quien padeciera las mismas formas de torturas. Dedos amputados y degollado su cuello.

Durante il viaggio la minga è riuscita ad arrivare al torrente el Ojal, appartenente alla comunità di El Bravo, trovandovi, alle 12:45, il corpo senza vita di Omaira Arias Nastacuás, brutalmente uccisa al terzo mese di gravidanza. Secondo i testimoni, il corpo presentava segni di torture inflitte con uno strumento tagliente.

(…)

Nello stesso avamposto, vicino alla foce del ruscello el Ojal nel fiume Bravo, è stato trovato il corpo di Blanca Patricia Guanga Nastacuas, di circa 18 anni, incinta di 7 mesi quando è avvenuto il fatto. Era evidente che il suo ventre era stato squarciato con un coltello e il bambino rimosso. Il bambino non è stato trovato.

Di fianco è stato trovato il cadavere di Robinson Cuasalusan, torturato allo stesso modo. Aveva le dita tagliate e la gola squarciata.

La comisión denuncia la orden que dio la FARC a los pobladores de no tocar ni dar información sobre los cuerpos ni sobre lo sucedido so pena de muerte.

Para esta comisión es de claro conocimiento que los argumentos que las FARC, presenten como actos justificatorios, es una farsa, pues las comunidades indígenas de Tortugaña, no son colaboradores ni sapos del Ejercito, por el contrario son comunidades que se encuentra aterrorizadas por los constantes combates que se han venido desarrollando en esa parte del territorio indígena Awá.

Por último esta comisión concluye, que antes de ocurrir los hechos el Ejercito Nacional si estuvo, en las viviendas de las víctimas instando a los comuneros participar en su lucha contra la insurgencia.

Expuestas las anteriores consideraciones, queda claro que por un lado el territorio Awá de Tortugaña es un cementerio colectivo y que es la Minga Humanitaria la que logra destapar ese escenario de impunidad que se venía gestando en este territorio por causa del temor de sus pobladores.

La commissione denuncia l'ordine diffuso dalle FARC agli indigeni di non toccare i corpi o dare informazioni riguardo loro o quanto accaduto, pena la morte [se lo fanno].

Per questa commissione è chiaro come gli argomenti forniti dalle FARC come giustificazione siano una farsa, perchè le comunità indigene di Tortugaña non sono nè collaboratori nè spie dell'esercito; al conrario, sono comunità terrorizzate dai combattimenti che avvengono in quell'area di territorio degli indigeni Awá.

Infine, la commissione ha concluso che prima di questi eventi l'esercito nazionale colombiano aveva infatti visitato le case delle vittime, incitando i membri della comunità a partecipare alla loro battaglia contro l'insurrezione.

Per le considerazioni esposte sopra, è chiaro che, da una parte, il territorio Awá di Tortugaña è un cimitero collettivo e che solo la Minga Umanitaria è riuscita a scoprire in questa zona quello scenario impunito da tempo per la paura dei suoi abitanti.

La minga afferma di essere riuscita a fare quanto non erano riuscite a fare le istituzioni dello Stato, evidenziando come “molti degli argomenti ufficiali del governo fosseo falsi e la mancanza di una vera volontà politica e morale per recuperare i corpi e intervenire nelle questioni sociali della popolazione Awá.”

Secondo il comunicato stampa [sp] dell'Ombudsman's Office, tre dei corpi trovati sono stati portati, dalla commissione medica dell'ufficio dell'Ispettore Generale, al porto di Tumaco, mentre le coordinate dei cinque rimanenti sono state registrate dai responsabili dello stesso Ufficio in modo che la squadra medica tecnica dell'ufficio del Procuratore Generale potesse dissotterare e rimuovere i corpi senza vita.

Caruri concorda [sp] con le conclusioni della minga riguardo il governo:

En dos meses las autoridades colombianas no fueron capaces —ni tuveron siquiera la intención— de buscar esos muertos. Porque no eran suyos, no eran “de los suyos”, no eran importantes, no generaban retribuciones políticas, no daban votos.
Qué lástima. Qué vergüenza!

In due mesi le autorità colombiane non sono riuscite — e neanche ne avevano intenzione — a trovare le persone morte. Perchè non erano i loro morti, non facevano parte “delle persone,” non erano importanti, non fornivano nessuna retribuzione politica, non potevano votare.
Che peccato. Che si vergognino!

Domenica l’ ONIC ha riportato e denunciato [sp] la morte di Hermes Nastacuás, un altro indigeno Awá che ha calpestato una mina terrestre piazzata dalle FARC. I suoi tre figli piccoli, che camminavano con lui, sono rimasti feriti. Le mine terrestri sono state messe nella stessa zona in cui pochi giorni prima si era svolta la minga umanitaria. La notizia di questo crimine è stata poi rilanciata dall’agenzia di stampa EFE [sp] e da altre testate locali.

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