Dal diario di una zitella egiziana inacidita

Lo scorso marzo, Eman Hashim ha scritto questo post [Ar] in cui si chiedeva perché le donne egiziane musulmane abbiano bisogno di un “wakeel” – un uomo che firmi il contratto di matrimonio a loro nome. Occorre spiegare: a differenza delle culture occidentali, dove il padre concede benevolmente la sposa con la sua approvazione e benedizione, nell'Islam un matrimonio è “difettoso” se il padre, o nel caso il padre sia morto, lo zio, non gestiscano per conto della sposa tutta la burocrazia e le procedure relative. Molti sceicchi disapprovano l'idea che una ragazza (soprattutto se non è mai stata sposata prima e si suppone che sia vergine) voglia sposarsi in modo autonomo. Nel suo post fuori dagli schemi, Eman si chiede:

“Perché una donna in Egitto ha bisogno di incaricare un uomo per sposarsi? Perché le donne devono passare dalla custodia di un uomo a quella di un altro? Io voglio avere di fronte il mio futuro marito quando ci scambieremo le promesse… Ho bisogno di guardarlo negli occhi e di ascoltarlo.. E voglio che lui ascolti la mia promessa di avere cura di lui come una buona moglie musulmana… perché devo avere bisogno di qualcuno che lo faccia al mio posto?

A maggio, ecco un nuovo post molto ardito affrontare un'altra tradizione profondamente radicata:

“Voglio – se Dio vuole – andarmene … si voglio lasciare i miei genitori e vivere per conto mio… da sola.”

Eman elenca le posizioni di segno opposto – soprattutto commenti negativi e scoraggianti – di altri che dicono:

“Cosa vuoi dire? Perché lasci la mamma? Come può una ragazza vivere da sola? Come fa una ragazza a vivere senza un uomo? Un giorno ti pentirai di aver lasciato la famiglia; vorrai tornare indietro e passare almeno un giorno con loro. Ah, certo… ecco cosa abbiamo imparato dall'Occidente! Perché non ri-crei la tua indipendenza nella tua stanza? Che cosa diranno i tuoi corteggiatori e potenziali mariti?

Nauturalmente, la maggior parte delle persone non riesce a capire il pensiero di Eman riguardo la maturità, l'indipendenza e l'abbandono del nido familiare.

Il 24 Maggio 2008 Eman ha scritto quanto segue rispetto alle limitazioni imposte alle donne in Egitto:

“Ricordate la storia di incaricare un uomo perché di occupi del vostro matrimonio? Ricordate quelle note sul fatto di vivere in modo indipendente? Ok… sapete che è un diritto della donna poter chiedere il divorzio? Sapete del suo diritto a chiudere in tribunale il matrimonio, restituendo al marito quello che ha ricevuto, e delsuo diritto a rinunciare agli alimenti? Qualcuno sa forse che la legge permette ad un donna di ottenere il divorzio e tenersi tutto ciò che possiede nel caso che il marito prenda una seconda moglie? C'è anche un'altra legge che permette alla moglie di viaggiare senza il consenso del marito. Vi ricordate di quelle donne che rivendicavano il diritto a ricoprire posizioni-chiave e di rilievo come ministre, giudici, ed altre cariche importanti nello stato?”

Eman si augura di vivere abbastanza per vedere il giorno in cui le donne saranno coscienti di questi diritti, li useranno e daranno concretezza anche ad altri diritti:

“Naturalmente queste richieste e altre affini fanno infuriare molti uomini e donne, perché sono viste come contrarie alla natura delle donne o delle relazioni fra uomini e donne. Altri li negano in nome della religione o di sani legami familiari. Tutti sostengono che queste non sono cose importanti per le donne in Egitto, ma quando chiedete loro di indicare quali siano ‘le cose importanti’, vi rispondono che la vera sfida per la donna è far crescere buoni musulmani, maschi e femmine – come se non sia necessaria una mente e uno spirito libero e maturo per ottemperare a quel ruolo.”

Eman svela il loro bluff:

“Si oppongono solo a causa della forza e della determinazione che c'e’ dietro alle mie parole. L'idea che una donna possa scegliere da sola e che ne sia cosciente, li fa diventare matti… quello che veramente mi interessa come persona e che difenderò ferocemente è ‘credere nel diritto di scelta’ e la capacità di ‘poter esaminare le proprie potenzialità’. Non m'importan nulla se vi sposate o meno, se ve ne andate, se divorziate da un uomo miserabile, o rimanete in un matrimonio miserabile, se viaggiate contro la volontà di vostro marito o se restate a casa, oppure se vi fate una vita… fino a quando non avrete coscienza delle vostre opzioni e fate la vostra scelta… io vi terrò sotto assedio … pensate e scegliete cosa volete veramente… non dovete nulla a nessuno.”

Eman cita poi alcuni proverbi e frasi ricorrenti per dimostrare quanto la nostra società e le nostre madri siano inique nei nostri confronti:

“Non aprire gli occhi di una ragazza” – Un detto legato a preservare l'innocenza di una ragazza, come se la conoscenza e l'esperienza la potessero corrompere!

“Gli uomini e le donne sono fatti uno per l'altra… tu sei una zitella inacidita” – Significa sposati qualsiasi uomo in modo che possa provvedere a te, altrimenti proverai cosa significa essere una zitella.

“Tutti gli uomini sono bambini” – Questo è la scusa ideale per giustificare ogni errore ed offesa.

“Non li cambierai” – Si riferisce agli uomini, come dire che l'unica possibilità è di accettare il proprio destino di essere una ragazza egiziana in una società arretrata.

“Il divorzio non è una possibilità” – Ma chi l'ha detto?

“Il divorzio è per quelle donne… sai quali” – Le cattive ragazze!

“Meglio l'ombra d'uomo che un'ombra su un muro” – Acchiappa qualsiasi uomo.

“Questi sono solo alcuni esempi di come le ragazze vengano condizionate culturalmente e come sia loro negato il diritto fondamentale di scegliere”, conclude Eman.

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