Algeria: mobilitazione di netizen e attivisti smaschera gli abusi della polizia durante le proteste

Per la prima volta nella storia moderna dell'Algeria, le certezze dello status della polizia hanno ricevuto un colpo da parte degli attivisti della rete. I giovani algerini si stanno rivolgendo alle nuove tecnologie e ad una vasta gamma di strumenti offerti da Internet, per parlare apertamente contro la tirannia dell'applicazione delle legge e per proteggere i diritti umani.

Tutto è iniziato alla fine del Novembre 2013, quando le proteste hanno scosso la tranquillità e la pace nella città di El Guerrara [en], nel distretto di Wilayah [it, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] della provincia di Ghardaïa , oltre 600 km a sud della capitale Algeri. In tale città, dove la disoccupazione, la precarietà, la durezza e l'instabilità delle condizioni di vita sono parte della routine quotidiana, risiede una comunità religiosa chiamata gli Ibaditi. Le loro convinzioni religiose differiscono leggermente dalla maggior parte dei fedeli algerini, che seguono invece il Sunnismo. Gli Ibaditi sono ripetutamente vittime di discriminazione e di ingiustizie da parte delle autorità politiche algerine.

Capture d'écran des gendarmes lors des affrontements

Fermo immagine in cui si vede la polizia durante gli scontri, estrapolato dal video in El Guerrara

Ad ogni protesta Ibadita in cui si richiedono condizioni di vita migliori, le autorità si sono abbattute sui manifestanti, arrestandoli, portandoli in stazioni di polizia e sottoponendoli a pestaggi e torture. In assenza di prove, è stato difficile per la società civile forzare le autorità pubbliche a sanzionare gli agenti di polizia perpetratori di tali atti.

Tuttavia, la gioventù della regione è ben consapevole dell'impatto che Internet può provocare quando si tratta di difendere e proteggere i diritti umani. Molto velocemente,  giornalisti partecipativi, il più delle volte membri di network attivisti, hanno usato i propri cellulari per catturare scene di repressione da parte della polizia, e collezionare testimonianze di giovani uomini torturati e picchiati dalla polizia, come si vede in questo video:

I filmati sono stati pubblicati su Youtube e sono rapidamente diventati virali nella rete algerina. Un officiale di polizia, che era anche membro di un gruppo di militanti della rete, è addirittura arrivato a registrare segretamente i propri colleghi che commentavano e rivelavano informazioni confidenziali sugli arresti abusivi e le pratiche di tortura dei poliziotti riottosi. Il video è stato presto pubblicato su Youtube con commenti esplicativi su come alcuni attivisti venivano detenuti e torturati. Ciò ha suscitato lo scandalo pubblico.

All'inizio di Gennaio 2014, gigantesche proteste di questo conflitto settario, che vede opposti Mozabiti, una minoranza berbera, e Ibaditi contro gli arabi Sunni, si sono estese alla città di Ghardaïa, sempre a Wilayah. I netizen erano presenti anche lì, ad esporre le pratiche brutali e razziste perpetrate da alcuni ufficiali di polizia algerini:

Di nuovo, i video e i reportage dei netizen hanno contribuito a gettare luce sugli abusi dell'applicazione della legge. Il seguente video mostra come i poliziotti algerini abbiano protetto i rivoltosi arabi e attaccato soltanto i manifestanti mozabiti:

Lo scandalo ha avuto una risonanza mondiale. Video e testimonianze degli attivisti della rete [fr, come i link seguenti, salvo di versa indicazione] hanno raggiunto i media internazionali. Su Facebook, dove circa 4.5 milioni di algerini hanno un account, le pagine degli attivisti hanno anche trasmesso le informazioni da Ghardaïa. Le ragioni sotterranee delle tensioni nella città sono individuate nel blog Les Observateurs: 

Les policiers sont de fait impliqués dans ces tensions car ils sont, pour la majorité, issus de la communauté arabe de Ghardaïa et des villes voisines. Ce qui explique le fait qu’ils prennent parti pour les Arabes. Contrairement à eux, les gendarmes sont bien accueillis par la communauté mozabite.

Gli ufficiali di polizia sono automaticamente coinvolti in queste tensioni, perché appartengono per la maggior parte all setta sunnita a Ghardaïa e nelle città vicine. Ciò spiega perché stiano al fianco degli Arabi.

La Lega Algerina per la Difesa dei Diritti Umani (LADDH), ha usato il potenziale di questi video, articoli e testimonianze scritte per allertare l'opinione pubblica, a livello sia nazionale che internazionale. E’ riuscita ad ottenere informazioni che provano che:

l’attitude scandaleuse de certains agents des forces de police que ce soit lors du conflit (gestes obscènes, comportement et propos racistes etc) ou lors de l’arrestation des Algériens Mozabites (jeter de l’eau froide sur des détenus, les obliger à se déshabiller, les obliger à mimer des attitudes obscènes) laissent croire que les forces de police Algériennes se comportent comme les forces d’occupation Américaine en Irak notamment dans la prison d’Abu Ghraib!

La scandalosa condotta di alcuni agenti di polizia, sia durante il conflitto (atti osceni, comportamenti e commenti razzisti, etc.) sia durante l'arresto degli algerini mozabiti (es. gettare acqua gelida sui detenuti, costringerli a togliersi i vestiti o a fare atti osceni), può portare ad assumere che le forze di polizia algerina si siano comportate come le forze americane occupanti l'Iraq, in particolare nella prigione di Abu Ghraib!

Il seguente video mostra la polizia circondare un protestante mozabita e picchiarlo ripetutamente [ar]:

http://www.youtube.com/watch?v=Gwa28deBNrU

Ben consapevole di questi scandali ricorrenti, le autorità algerine stanno iniziando a indagare. Sono arrivate a sanzionare e a portare in giudizio gli ufficiali di polizia [en] “sospettati di aver preso le difese durante gli eventi di Ghardaïa”, secondo quanto riferisce la Direzione per la Sicurezza Generale, che monitora tutti i servizi di polizia dell'Algeria. Altre indagini sono state avviare per mobilitazione dei giornalisti in rete, grazie alla quale l'abuso della polizia non rimarrà più nell'ombra. Gli attivisti hanno vinto una grande battaglia contro il regime algerino. Sono anche riusciti a farlo cedere attraverso la richiesta di un'indagine su tali eventi.

Per adesso, questa è una vittoria importante per i fautori della difesa dei diritti umani in Algeria.

1 commento

  • E molto triste leggere quello che è stato scritto, ma almeno si intravedono alcuni spiragli di luce, anche se conditi dal dolore di dover ricorrere a filmati e loro pubblicazione con canali non controllabili,m invece che ottenre giustizia e riconoscimento dei propri diritti dai tribunali e dagli organi di Polizia che dovrebbero tutelarli….

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