Bulgaria: una marcia lunga chilometri per sfidare il governo

Dopo un mese di proteste in Bulgaria contro il governo, la leadership di questo Paese dell'Europa orientale non ha al momento messo in atto alcun cambiamento.

Le proteste di massa, iniziate il 14 giugno 2013 dopo la nomina del discusso deputato Delyan Peevski [en, come tutti gli altri link eccetto dove diversamente indicato] a capo dell'Agenzia per la Sicurezza Nazionale bulgara, hanno raccolto un numero sempre più crescente di cittadini, unitisi alle manifestazioni quotidiane nelle strade della capitale Sofia e in altre città. Nonostante Peevski si sia immediatamente dimesso dall'incarico, i manifestanti richiedono lo scioglimento del governo costituitosi il maggio scorso e l'attuazione di importanti riforme in vari settori.

Domenica 7 luglio, il numero dei manifestanti nella capitale bulgara è stato senza precedenti, infatti decine di migliaia di cittadini hanno marciato per le strade chiedendo a gran voce le dimissioni dell'attuale regime. Il Partito Socialista Bulgaro attualmente al potere, con il Movimento Turco per i Diritti e le Libertà (MRF) al suo fianco, ha rifiutato di abbandonare il potere nonostante le proteste, che richiedevano specificamente più trasparenza e meno corruzione nel governo, azioni contro il crimine organizzato e la fine del “governo dell'oligarchia”.

Manifestanti bulgari dimostrano la loro solidarietà ai manifestanti impegnati negli altri paesi; immagine meme per concessione di Revolution News.

Manifestanti bulgari dimostrano la loro solidarietà ai manifestanti impegnati negli altri Paesi. Immagine meme per concessione di Revolution News.

Il 27 giugno, durante una visita ufficiale a Bruxelles, il primo ministro bulgaro aveva dichiarato di non avere alcuna intenzione di dimettersi fino a che avesse avuto il sostegno del parlamento in questo senso. Il primo ministro Plamen Oresharski ha ammesso l'errore politico riguardo la nomina di Peevski, deputato del MRF, asserendo comunque che il fatto “non costituisce una ragione sufficiente per dimettersi”.

Nel frattempo, dietro le quinte della protesta, i funzionari della polizia bulgara hanno deciso di non rendere più noto il numero dei manifestanti [bg], affermando che non è loro intenzione creare un conflitto politico.

I media alternativi online hanno raccolto molte critiche rispetto agli annunci fatti in precedenza dalla polizia sul numero dei manifestanti che, in risposta a ciò, hanno cambiato il solito percorso verso la sede del governo. Domenica, il venticinquesimo giorno di proteste, si sono riversati nelle strade con l'obiettivo di riempire i tre chilometri di spazio tra Orlov most (il Ponte delle Aquile), nel centro di Sofia, e il Pliska hotel. Nei giorni precedenti, “Riempiamo lo spazio tra Orlov most e il Pliska hotel” è stato uno degli slogan più popolari apparsi su Facebook.

Un mare di manifestanti riempie i 3 chilometri di distanza dal Rettorato all'altezza di Orlov most al Pliska hotel; per concessione della pagina di Facebook

Un mare di manifestanti riempie i 3 chilometri dal Rettorato all'altezza di Orlov most
al Pliska hotel. Per concessione della pagina Facebook “Dal Rettorato al Pliska Hotel”.

Come riporta Offnews, decine di migliaia di persone [bg] hanno riempito il lungo percorso fino al Pliska hotel. I numeri riportati da questo post e da altri media alternativi contraddicono le informazioni fornite dal Ministro degli Interni, secondo cui erano presenti a malapena 3.000 persone [bg]. Offnews inoltre aggiunge che alle 22.15 c'erano 15.000 persone a Orlov most. Su uno striscione ad un lato della strada si leggeva: “La Bulgaria è nostra, il conto è vostro”.

Il lunedì, dopo la rassegna degli eventi del giorno precedente, i media hanno riportato che #ДАНСwithме, un hashtag popolare tra i manifestantiper la manifestazione di domenica, era stato il più usato fino a quel momento. La Radio Nazionale bulgara ha riportato [bg]:

Хора, занимавали се с охрана на масови мероприятия, заявиха, че според тях са присъствали между 30 000 и 40 000 души.

Persone che hanno lavorato alla sicurezza durante eventi di massa hanno dichiarato che secondo una loro stima hanno partecipato tra le 30.000 e le 40.000 persone.

Un pagina intitolata “I vagabondi bulgari” [bg] (“vagabondo” è il termine usato dal deputato socialista Hristo Monov per definire i manifestanti) è stata aperta su Facebook per ridicolizzare le discrepanze tra le fonti non ufficiali e l'informazione ufficiale.

Il giornalista Tony Nikolov ha scritto [bg] nell'edizione online del giornale Kultura:

Масовият протест на гражданите би трябвало да се възприеме от властта в България като въпрос, на който тя дължи незабавен отговор. Никакъв отговор обаче няма – повече от 20 дни, с което се стигна до ситуацията „парламент под обсада”.

La protesta di massa dei cittadini dovrebbe essere percepita dalle autorità come una questione a cui si deve una risposta immediata. Tuttavia non vi è alcun tipo di risposta – sono trascorsi più di venti giorni che hanno portato alla situazione di un “parlamento sotto assedio”…

La situazione che è venuta a crearsi ci dà il diritto di trarre le seguenti conclusioni. Primo, che le persone che ci governano non si preoccupano delle regole democratiche, della loro dignità e neanche di quella di coloro che li hanno mandati in parlamento o ai più alti livelli istituzionali. Preferiscono governare dietro le fila dei poliziotti. Fanno finta di essere ciechi e sordi. Con la sola speranza di stare ancora un po’ al potere in nome dei piccoli interessi personali, del partito o di qualche lobby.

Lo scrittore bulgaro Zachary Karabashliev ha espresso su Facebook la sua opinione [bg] sulle reazioni da parte delle autorità:

Те съзнават, че не биха могли да устоят на пряк конфликт. Изплашени са. Затова го избягват на всяка цена. Ще има извинения, прошки, рокади, размествания, решения, протакане, имитации, няколко глави ще бъдат хвърлени на улицата…

[Le autorità] sanno che non possono reggere un conflitto diretto. Hanno paura. Ed è per questo che lo evitano. Ci saranno scuse, richieste di perdono, arroccamenti, spostamenti, decisioni, slittamenti, imitazioni, verranno fatte saltare alcune teste e buttate per la strada.

In uno degli articoli più commentati sui social network, apparso originariamente sul quotidiano Standartnews, il giovane giornalista Raiko Baichev ha scritto [bg]:

А сега протестите имат нужда от едно: постоянство. Най-трудното е. Погледнете всички по-лекички избухвания на недоволство през последните години. Тия пичове с властта му знаят тактиката – чакат. Чакат като луди. Да прощавате за тъпото сравнение, но протестите май са като любовта и имат същите фази – разгар, пик и угасване. В момента ви чакат да идете на море. Надеждите им са във вашия петък вечер, вашата планина, вашитe палатки и плажове. Чакат ви да се изповлюбите…

Ed ora, i manifestanti hanno bisogno di una cosa: perseverare. E’ la cosa più difficile. Guardiamo alle esplosioni di malcontento più contenute degli anni passati. Quei tizi al potere sanno come funzionano le cose – stanno aspettando. Aspettano come matti. Perdonatemi il paragone stupido, ma è come se le proteste fossero relazioni amorose e avessero le stesse fasi: crescono, arrivano al culmine e poi si affievoliscono. Al momento aspettano che andiate al mare. Sperano nei vostri venerdì sera, nelle vacanze in montagna, in tenda e in spiaggia. Aspettano che vi innamoriate…

Una ballerina si esibisce in strada in segno di solidarietà alla manifestazione di domenica; foto di Ivo Mirchev, usata con il permesso dell'autore.

Una ballerina si esibisce in strada in segno di solidarietà alla manifestazione di domenica. Foto di Ivo Mirchev. Usata con il permesso dell'autore.

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