Gli atti di solidarietà della gente comune che aiuta i rifugiati in Grecia

Porto del Pireo, Atene. 21 Agosto 2015. 2.176 rifugiati siriani sbarcano dalla nave Eleftherios Venizelos, inviata dal governo greco come centro galleggiante di accoglienza. Foto di Wassilis Aswestopoulos. Copyright Demotix

Porto del Pireo, Atene. 21 Agosto 2015. 2.176 rifugiati siriani sbarcano dalla nave Eleftherios Venizelos, inviata dal governo greco come centro galleggiante di accoglienza. Foto di Wassilis Aswestopoulos. Copyright Demotix

Le rotte dei migranti cambiano e le isole greche contendono ormai alle coste siciliane [it] il primato degli sbarchi. Atene, intanto, fatica a gestire il flusso costante di rifugiati in fuga da terre dilaniate da conflitti, in un momento in cui ha ben poco da offrire ai Greci stessi. L'economia greca è ancora in affanno e la politica stenta a trovare risposte: le combattute dimissioni del premier Alexis Tsipras riporterenno presto i Greci alle urne [it], per la quarta volta in appena tre anni e mezzo. 

La piccola repubblica ellenica si ritrova isolata e senza l'appoggio né di Bruxelles, che non ha ancora definito una politica unitaria in materia di immigrazione, né dei Paesi limitrofi. 

Sono circa 1.000 i profughi che raggiungono ogni giorno le coste greche: stando alle cifre fornite dall'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati (UNHCR) [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione], il 60% di loro proviene dalla Siria. Le isole dell'Egeo settentrionale e orientale, Kos, Calimno, Lero, Chio e Lesbo, sono ormai diventate il punto d'approdo di migliaia di gommoni.

Le isole, quasi tutte a forte vocazione turistica, mancano delle infrastrutture e dei mezzi necessari all'accoglienza. Per di più, i residenti locali non sono sempre ben disposti.

Ciò nonostante, sono proprio i residenti locali e gli attivisti, e non il governo centrale, a fornire cibo, medicine, vestiti e giocattoli ai rifugiati. Facebook e Twitter (#refugeesGr) sono i mezzi privilegiati per passare parola.

‘Lo devo a loro’

Alcuni degli isolani più anziani ricordano la catastrofe di Smirne [it] (l'odierna Izmir, in Turchia) del 1922, quando un incendio di enormi proporzioni spinse migliaia di smirnioti di etnia greca a fuggire dalla Turchia per rifugiarsi sulle vicine isole greche. Gran parte dei residenti dell'Egeo orientale discendono proprio da quei rifugiati.

Giorgos Tyrikos-Ergas, membro dell'ONG Agkalia (“abbraccio”), in un post pubblicato su Facebook il 20 agosto, racconta la sua esperienza con i rifugiati sull'isola di Lesbo. Il post è stato condiviso più di 2.540 volte e ha ottenuto oltre 5.870 “mi piace”:

Nα βάζεις στο χέρι Σύρου πρόσφυγα πενήντα ευρώ και εκείνος να μη τα δέχεται με τίποτα λέγοντας “εγώ είμαι ένας, θα τα καταφέρω, δώσε τα σε μια οικογένεια”. Να συζητάς νύχτα στην Αγκαλιά που δεν έχει ρεύμα για την “Καρδιά του Σκότους” του Κόνραντ παρέα με Πακιστανό καθηγητή Αγγλικής Φιλολογίας από το Πανεπιστήμιο της Λαχώρης. Να σου απαγγέλλει νεαρός Αφγανός στίχους της Σαπφούς και να σου λέει πως λυπάται που ήρθε βρώμικος πρόσφυγας στο νησί της. […] Να σχολάει dj από τη νυχτερινή του βάρδια σε μπαρ, να τον πετυχαίνεις εφτά η ώρα το πρωί ξενύχτη και να σου δίνει εβδομήντα ευρώ, ο,τι έβγαλε ολόκληρο το βράδυ “για να βοηθήσω τους ανθρώπους” και να φεύγει χαμογελώντας κάνοντας και μια σούζα. […] Να έρχεται Έλληνας μετανάστης από Γερμανία και να σου λέει πεταχτά ενώ χάνεσαι πως θα πάει να προπληρώσει φρούτα και να καταλαβαίνεις πως σου πλήρωσε τα φρούτα όλου του επόμενου μήνα και βάλε και να μην ξέρεις καν το όνομά του να πεις ευχαριστώ. Να σου στέλνει μήνυμα ο Σύριος με την υπέροχη οικογένεια που πέρασε από την Αγκαλιά πριν ένα μήνα και να σου λέει “είμαστε Γερμανία, τα καταφέραμε, είμαστε ζωντανοί”. Είπα να μην κάνω άλλη ανάρτηση για αυτήν την εβδομάδα, μα τέτοια πράγματα αν δεν τα μοιραστώ θα σκάσω…Καταστάσεις που δεν είχαμε τη δύναμη να φανταστούμε. Αλήθεια δεν έχω δικαίωμα να μην πω τι ζούμε, τα καλά και τα κακά, δεν έχω το δικαίωμα.

Provi a dare 50 euro a un rifugiato siriano, ma lui rifiuta: “Io sono da solo, ce la farò, dateli a una famiglia”. Passi un'intera nottata a discutere su Cuore di tenebra di Conrad con un professore pakistano di letteratura inglese all'Università di Lahore, nell'edificio di Agkalia, senza elettricità. Un ragazzo afghano che recita i versi di Saffo e si dispiace di essere arrivato a Lesbo nei suoi stracci da rifugiato. […] Un dj che, dopo aver finito la sua serata, alle 7 di mattina, senza aver chiuso occhio, passa a lasciare 70 euro, quello che ha guadagnato, “per aiutare la gente” e va via in motocicletta. […] Un greco che è emigrato in Germania passa a dire che pagherà la frutta in anticipo, poi scopri che ha già pagato per tutto il mese prossimo, e tu non puoi nemmeno dirgli grazie perché non sai neanche come si chiama. Ricevi un messaggio da un siriano che è passato un mese fa da Agkalia con la sua splendida famiglia e vieni a sapere che “siamo in Germania, ce l'abbiamo fatta, siamo vivi”. Avevo detto che non avrei postato più niente per questa settimana, ma non ho potuto farne a meno… Non avremmo mai potuto immaginare tutto ciò. Onestamente, non ho il diritto di smettere di raccontare ciò che sta succedendo, nel bene o nel male, non ne ho il diritto.

La nonna di Giorgos, Eleni Pavlou, gli aveva raccontato del legame che unisce la sua famiglia alla Siria. Giorgos ne ha parlato [gr] alla giornalista Anthi Pazianou del sito di informazione Efsyn:

Οι δικοί μου, πρόσφυγες στον Β’ Παγκόσμιο Πόλεμο στη Συρία, έζησαν γιατί επί έξι χρόνια βρήκαν ένα πιάτο φαΐ. Είμαι ζωντανή χάρη στην αλληλεγγύη τους. Δεν ξεχνώ, τους το χρωστώ και είμαι εδώ για να βοηθήσω.

La mia famiglia era rifugiata in Siria durante la Seconda guerra mondiale ed è riuscita a sopravvivere perché per sei anni ha avuto “qualcosa da mangiare”. Se sono vivo è grazie alla solidarietà [dei siriani]. Non lo dimentico, lo devo a loro e sono qui per aiutarli.

 

L'ONG è gestita al momento da quattro volontari, coordinati dal pope Papa-Stratis, che compare nel breve video dell'UNHCR “A Good Samaritan in Greece” (Un buon samaritano in Grecia):

‘Non è beneficenza, è solidarietà di tutti per tutti’

Sempre a Lesbo, un'altra associazione ha intensificato la propria attività al centro di transito Kara Tepe Camp, che ospita 3.000 persone e dove già in luglio la “situazione è particolarmente dura; fino a qualche giorno fa c'erano solo cinque toilette e due docce in funzione”.

La mensa “O Allos Anthropos” [gr] (L'altro uomo) distribuisce “Cibo Gratis per Tutti”:

La mensa Allos Anthropos cucina per i rifugiati di Kara Tepe. Oggi 2.000 porzioni in 6 ore

Il gruppo ha condiviso una serie di foto sulla sua pagina Facebook. In un breve commento sul blog della mensa si legge:

Πολλοι το βλεπουν σαν φιλανθρωπια,αλλοι το βλεπουν σαν ελεημοσυνη,αλλοι σαν σισιτιο,αλλοι λυπουντε,αλλοι και τι να κανουμε,αλλοι βριζουν εγω ενα εχω να πω και ας διαφωνητε με αυτο.ΔΕΝ ΕΙΝΑΙ ΦΙΛΑΝΘΡΩΠΙΑ ΕΙΝΑΙ ΑΛΛΗΛΕΓΓΥΗ ΑΠΟ ΟΛΟΥΣ ΓΙΑ ΟΛΟΥΣ ΜΕ ΤΗΝ ΣΥΜΕΤΟΧΗ ΟΛΩΝ ΑΚΟΜΑΚΑΙ ΤΩΝ ΠΡΟΣΦΥΓΩΝ,ΕΙΝΑΙ ΣΕΒΑΣΜΟΣ ΑΠΟ ΟΛΟΥΣ ΓΙΑ ΟΛΟΥΣ ΚΑΙ ΕΙΝΑΙ ΚΑΙ ΑΓΑΠΗ ΑΟ ΑΝΘΡΩΠΟΥΣ ΓΙΑ ΑΝΘΡΩΠΟΥΣ ΧΩΡΙΣ ΔΙΑΚΡΙΣΕΙΣ ΣΤΟ ΧΡΩΜΑ,ΣΤΗΝ ΕΘΝΙΚΟΤΗΤΑ,ΣΤΗΝ ΘΡΗΣΚΕΙΑ.

Molti la considerano beneficenza, alcuni carità per i poveri, alcuni cucina popolare, alcuni sono dispiaciuti, altri dicono “e che possiamo fare?”, altri ancora sbraitano. Io dico una sola cosa, che vi piaccia o no. Non è beneficenza, è solidarietà di tutti per tutti: tutti partecipano, anche i rifugiati. È rispetto di tutti per tutti. È anche amore per il prossimo, indipendentemente da colore della pelle, etnia o religione.

‘L'umanità e la speranza non hanno frontiere’

Sull'isola di Kos, i volontari di Symmaxia (“coalizione”) hanno offerto il proprio aiuto nell'albergo abbandonato Captain Elias Hotel, che funge da rifugio improvvisato per tutti i migranti sbarcati nelle ultime settimane:

Σήμερα Κυριακή οι εθελοντές της συμμαχίας μοίρασαν τρόφιμα στους περίπου 700 πρόσφυγες και παράτυπους μετανάστες που βρίσκονται στο καπετάν Ηλίας.
Ελπίζουμε σύντομα να ενημερωθούν και οι υπόλοιποι πρόσφυγες που βρίσκονται στο λιμάνι και πλέον όλοι να σιτίζονται μόνο στο ξενοδοχείο και να μην χρειάζεται να βρίσκονται σε πλατείες κοντά στο λιμάνι

Oggi, domenica, i volontari di Symmaxia hanno distribuito cibo a circa 700 tra rifugiati e immigrati al Captain Elias. Speriamo che la voce arrivi anche ai rifugiati che sono ancora al porto, così potranno mangiare tutti all'hotel, non nelle piazze nei dintorni del porto.

La rete britannica Channel 4 News invita gli utenti di Facebook a “conoscere l'infermiera inglese in pensione che offre il proprio contributo nel gestire la crisi umanitaria a Kos”:

A Salonicco, la seconda città della Grecia, il Movimento per la Solidarietà ai Rifugiati si ripropone di “assicurare cibo e beni di prima necessità ai rifugiati“. Dopo i recenti episodi di violenza contro i rifugiati al confine con la Macedonia, i volontari si sono recati nel paesino di Eidomeni, nei pressi della frontiera, per distribuire acqua, cibo, vestiti e prodotti igienici.

Salonicco. Raccogliamo cibo, medicinali e beni di prima necessità per #refugeesGr

Beni di prima necessità al confine Grecia-Macedonia.

Le circa 170 persone che nel mese scorso si erano stabilite nel parco Pedion Areos di Atene sono state ora trasferite al centro d'accoglienza di Elaionas. Molti di loro chiederanno asilo in altri Paesi europei o tenteranno di ricongiungersi ai familiari emigrati prima di loro.

Al centro d'accoglienza, un bambino disegna la sua traversata in mare da rifugiato. @epan_e_kinisi ha condiviso il disegno su Twitter, ricordando che dietro i numeri ci sono migliaia e migliaia di vite umane bisognose d'aiuto:

Il disegno di un bambino rifugiato al centro di accoglienza di Elaionas. Umanità e speranza non hanno frontiere.

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