La prof. di giornalismo Elaine Diaz sfiderà i limiti della libertà di stampa a Cuba

Credit: Courtesy of Elaine Diaz

Credit: per gentile concessione di Elaine Diaz

Questo articolo e servizio radiofonico della produttrice Joyce Hackel per The World, sull’autrice di Global Voices Elaine Diaz, sono originariamente apparsi su PRI.org il 10 giugno 2015 e vengono qui ripubblicati come parte di un accordo per la condivisione di contenuti.

Cuba è solita mettere il bavaglio ai suoi media più di qualsiasi altro paese d’America. La sua costituzione non permette una stampa indipendente. Ma i media dell’isola, intorpiditi e gestiti dal governo. potrebbero proprio incontrare un avversario quando una giovane blogger cubana ritornerà nell’isola la prossima settimana e proverà a lanciare un progetto online di giornalismo partecipativo.

 

“Non mi aspetto troppo supporto dal governo. Diciamo che mi aspetto tolleranza, ma non sono sicura di poterci contare,” afferma la cubana Elaine Diaz, autrice del blog La Polémica Digital [es]. “Sarà davvero impegnativo.”

Elaine ha appena trascorso un anno come membro Nieman all’università di Harvard. Tra pochi giorni, ritornerà al suo lavoro come professoressa di giornalismo all’Università dell’Avana e lancerà Periodismo del Barrio, un tentativo di andare oltre i limiti dei reportage investigativi di Cuba.

Il progetto si concentrerà sulle storie, dalle comunità vulnerabili ai disastri naturali, come gli uragani e le piogge torrenziali che sono comuni sull’isola.

“Il nostro obiettivo principale non è quello di fare notizie straordinarie,” dice. “Si tratta in un certo senso di far sì che il governo, il governo locale, sia obbligato a dare una risposta.”

Elaine ammette che il governo di Cuba non ha approvato il suo progetto e che quello che sta programmando di fare non è legale. Ecco perché sta cercando di registrare il tentativo in un terzo paese.

“Lavoreremo nello stesso tipo di limbo in cui attualmente a Cuba lavorano molti giornalisti partecipativi,” fa notare.

Si aspetta già di ricevere pressione dal governo di Cuba, ma spera che la qualità generata nei media locali sosterrà il progetto.

Periodismo del Barrio ha messo un annuncio per cercare altri tre giornalisti che facciano parte del suo staff. Fino ad ora la Diaz ha ricevuto 96 domande, molte più di quelle che aveva previsto.

“Le persone non si fidano facilmente di qualcuno che lancia un nuovo mezzo di informazione. Ecco perché non mi aspettavo troppe richieste,” afferma. “Ma penso che si fidino di me, che credano nel progetto. Sanno che potrebbe venirne fuori qualcosa di davvero buono.”

Periodismo del Barrio, secondo Elaine, sarà in parte basato sul modello del “piccolo media” che ha studiato negli Stati Uniti, inclusi organi come il New Haven Independent, The Texas Tribune e ProPublica. E lei è pronta ad agire in fretta, perché dice che i cubani non si sentono rappresentati dai media gestiti dal governo e sono pronti a partecipare a una discussione su come creare qualcosa di nuovo.

Non è chiaro se i poteri presenti a Cuba siano pronti tanto quanto lo è Elaine Diaz. E non è affatto certo quali potrebbero essere le ripercussioni per i giornalisti che sfidano le autorità, ma è un rischio che Elaine è pronta a correre.

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