Secondo una nota autrice, al Giappone serve un Apartheid

"Chi è veramente Ayako Sono?" Su gentile concessione di Kikatarou Yamazaki (originariamente pubblicata da Shukan Kinyobi 24 gen. 2014)

” Chi è veramente Ayako Sono?” Su gentile concessione di Kikatarou Yamazaki (originariamente pubblicata da Shukan Kinyobi 24 gen. 2014)

In un recente editoriale apparso nella versione cartacea del quotidiano Sankei Shinbun [jp], una nota autrice giapponese e attivista politica di stampo conservatore Ayako Sono [en] relativamente al tema immigrazione in Giappone, ha sostenuto la tesi della necessità di dividere gli immigrati per razza e farli vivere in aree isolate.

Le parole di Sono si inseriscono nel controverso dibattito sul sostenere o meno l’immigrazione, vista l’emergenza della bassa natalità in Giappone.

Hiroko Tabuchi, già corrispondente per il Giappone del New York Times, sottolinea:

Visto l’editoriale di Sankei che parla già di segregare gli immigrati, stile Apartheid, credo che il Giappone abbia bisogno di un confronto sul razzismo

Se è vero che il Giappone ha bisogno di immigrati per sollevarsi dalle difficoltà nell’assistenza sanitaria, Sono, nel suo editoriale sul Sankei, sostiene che il Giappone abbia bisogno di creare una struttura legale che possa far mantenere lo status di questi lavoratori come immigranti, non permettendo loro l’acquisizione della cittadinanza.

Va oltre citando l’Apartheid del Sud Africa come un buon esempio di questa politica nel mondo reale.

Visto il trambusto scatenatosi online dall’editoriale di Sono, l’editore e autore di Nippon.com Peter Durfee [en] ha deciso di tradurlo tutto.

l’unica ragione per cui ho letto e poi tradotto l’articolo sono state le numerose critiche negative ricevute proprio dai giapponesi

Dalla traduzione di Durfee dell’editoriale di Ayako Sono [en] pubblicato sul Sankei Shimbun:

Da quando, ormai 20 o 30 anni fa, ho avuto modo di conoscere a fondo la realtà della Reppublica del Sud Africa, mi sono convinta della necessità per le diverse razze di vivere separatamente, così come è accaduto lì per i bianchi, gli asiatici e i neri.

Leggere tutta la traduzione di Peter Durfee dell’editoriale di Ayako Sono del Sankei qui [jp].

Sono non è nuova a sollevare dibattiti in Giappone:

Didascalia principale: “70 anni dopo la guerra, il sentimento pacifista basato solo sul semplice “buonismo umanitario” non basta per trasmetterlo alla nuova generazione.
Titolo: “La guerra è stata molto di più di una tragedia, dobbiamo anche ricordarci della saggezza che ne abbiamo ottenuto come nazione. “

I commenti di Sono sull’Apartheid sono importanti perché, nata nel 1931, è stata un’importante autrice e attivista politica di stampo conservatore in Giappone nel periodo del dopo guerra. È consulente all’Istruzione per il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe, è membro del Consiglio del Japan Post e anche nel consiglio di amministrazione del NHK [jp], il canale TV nazionale del Giappone.

Sono è stata anche sostenitrice del condannato Presidente peruviano Alberto Fujimori e ha guidato la discussa Nippon Foundation [en] in the nella metà degli anni '90s [en].

Il problema è che Ayako Sono è un membro del comitato per le riforme dell’istruzione del Primo Ministro . Il Governo di Abe conta molto su di lei. Sarebbe interessante scoprire quanto la politica del governo combaci con le sue idee.

Altri netizens si chiedono proprio cosa Sono pensi. Takafumi Horie, noto imprenditore web e influenzatore della rete, dice:

Ha proprio qualcosa di strano in testa!

Secondo altri, nella migliore delle ipotesi, si tratta di commenti un po’ provincialotti, soprattutto se si considera che Tokyo ospiterà le Olimpiadi estive del 2020:

Proprio mentre ci stiamo preparando per le Olimpiadi la signora dà un'immagine del nostro paese piuttosto gretta!

Si sente invece disgustato un opinionista del Sud Africa:

Questo articolo non sarebbe neanche stato pubblicato in Sudafrica, perché viola il nostro Codice della Stampa e incita la discriminazione. — Deva Lee

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