Russia: le rivolte razziali evidenziano la frattura politica

Demonstrator injured in Biryulevo, 13 October 2013, screenshot from YouTube video.

Manifestante ferito a Biryulevo, 13 ottobre 2013, fermo immagine da YouTube.

Le reazioni ai disordini della settimana scorsa, avvenuti nella periferia di Mosca, ricordano che il nazionalismo etnico divide profondamente i russi. La frattura tra liberali e nazionalisti del RuNet è stata uno dei principali punti chiave di un progetto di mappatura [en] dell'Harvard Berkman Center nel 2010. Tre anni dopo, questo divario persiste.

Una delle controverse interpretazioni della sommossa di Biryulevo, che ha coinvolto più di un migliaio di ragazzi nell'irruzione e distruzione di un mercato ortofrutticolo, è che rappresenti una manifestazione della volontà popolare. Tali definizioni, ovviamente, riflettono la solita storia proposta per spiegare l’ “inverno dello scontento” russo, che ha prodotto tante incredibili manifestazioni politiche tra il 2011 e il 2012. È insito in tale narrazione, tuttavia, un grado di discolpa. L'azione dei rivoltosi (e dei manifestanti relativamente pacifici che sono scesi per le strade in loro difesa, contro le azioni degli agenti di polizia) è stata una reazione all'omicidio di un loro connazionale da parte di un uomo, presumibilmente un caucasico (non bianco), non ancora identificato.

Se la violenza di Biryulevo fosse stata una reazione alla corruzione della polizia e delle mafie etniche, sarebbe parsa meno barbara e razzista?

In realtà, molti liberali russi rifiutano categoricamente di vedere i disordini di Biryulevo come manifestazione dell'insoddisfazione popolare nei confronti dello Stato. Il loro timore, sembrerebbe, è che un'interpretazione del genere avvelenerebbe il serbatoio di credibilità democratica che alimenta il loro stesso movimento anti-Cremlino.

Il blogger e leader dell'opposizione Alexey Navalny è il più famoso “liberal-nazionalista” della Russia. Nel corso della sua carriera di protagonista del movimento di protesta, Navalny ha infastidito i liberali con le sue opinioni nazionaliste e deluso i nazionalisti con le sue idee liberali. Sorprendentemente, finora questo suo destreggiarsi ha funzionato. Navalny ha tratto beneficio dalla senescenza del regime di Putin, la cui insopportabilità ha aumentato la possibilità di Navalny di diventare un'alternativa politica. Ma ci sono altri ostacoli in vista: la risposta di Navalny ai fatti di Biryulevo (la petizione anti-immigrazione [ru, come tutti i link salvo diversa indicazione] per richiedere il visto di viaggio ai cittadini delle ex repubbliche sovietiche) non ha incontrato il favore della parte liberale della Russia.

Detto questo, la divisione tra liberali e nazionalisti non dice molto circa la politica russa. Valery Fedotov (un ex responsabile di “Russia Unita”, che ha abbandonato la nave nel luglio 2013) è un esempio di chi denigra i liberali per il loro atteggiamento di rifiuto nei confronti dell'opinione popolare riguardo a Biryulevo, ma che, allo stesso tempo, deride l'iniziativa dei visti promossa da Navalny, perché eccessiva e mal progettata. Pensiamo all’attacco di Fedotov su LiveJournal a Dmitri Oreshkin, noto “politologo” dalle tendenze liberali, in cui Fedotov critica le sue congetture riguardo la rivolta di Biryulevo come il risultato di una campagna orchestrata per destabilizzare Mosca, al fine di giustificare l'annullamento delle elezioni per il consiglio cittadino del prossimo anno (elezioni per cui si aspettano buoni risultati dell'opposizione liberale). La teoria della cospirazione di Oreshkin, sottolinea Fedotov, assomiglia in maniera sinistra allo stile usato dai propagandisti del Cremlino per banalizzare (e criminalizzare) le manifestazioni del 2012 contro il governo:

[…] когда речь заходит о «социально неблизких», те же журналисты и политологи без каких-либо угрызений совести готовы сменить свою точку зрения и превратиться в «Аркадия Мамонтова».

[…] quando si tratta di discutere coloro che non sono “alleati sociali”, gli stessi giornalisti e analisti politici [liberali] sono pronti a cambiare punto di vista e a trasformarsi in “Arkady Mamontov” [l'uomo dietro l'odiata serie TV contro l'opposizione “Anatomy of Protest”].

Approfittando del fatto che Oreshkin ha indicato il web come elemento che ha fomentato i rivoltosi di Biryulevo, Fedotov l'ha accusato anche di aver riciclato due caratteristiche del Cremlino: l'infinita diffidenza nei confronti dei netizen e il rifiuto di concedere la minima legittimità ai rivali politici:

[…] куча таинственных намеков о «круге специальных товарищей», преувеличение злокозненной роли интернета и полное неверие в то, что люди могут выйти на улицу сами, просто потому что «достало».

[…] [nelle parole di Oreshkin] ci sono un mucchio di misteriosi accenni a “una cerchia di amici speciali”, un'esagerazione del ruolo insidioso di internet, e un totale scetticismo riguardo l'idea che la gente potrebbe scendere in piazza semplicemente perché “ne ha abbastanza”.

Viene da pensare che la questione etnica dividerà blogger e oppositori più adesso e nelle prossime settimane, di quanto non abbia fatto nei mesi e negli anni precedenti. A parte una breve protesta, avvenuta nella piccola città di Pugachyov, il movimento d'opposizione post-dicembre 2011 non ha dovuto sopportare alcun episodio violento derivato dalle tensioni etniche.

Con Biryulevo, ora i pezzi grossi della società moscovita dovranno affrontare questi tumulti, e proprio alle porte di casa loro.

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