Chelsea Manning ci interroga su trasparenza, sicurezza, giornalismo e sessualità

Chelsea Manning [it], prima conosciuta come Bradley Manning (*), era un soldato dell'esercito degli Stati Uniti che ha divulgato più di 700.000 documenti riservati dai quali sono emerse violazioni alla Convenzione di Ginevra da parte del Governo degli Stati Uniti, come i massacri indiscriminati di civili commessi dall'esercito americano in Iraq e in Afghanistan, e centinaia di comunicazioni segrete della diplomazia statunitense.

Per questo, è stata condannata a 35 anni di prigione, il periodo più lungo mai imposto a chi abbia divulgato informazioni segrete, anche rispetto alle pene applicate alla maggior parte dei terroristi dichiarati colpevoli. Il fatto che l'accusa abbia chiesto 60 anni di carcere, senza riuscire a dimostrare che le informazioni diffuse da Manning abbiano cagionato danno ad alcuno, non è servito a nulla; peraltro nessun membro dell'esercito o dell'intelligence ha perso la vita a causa delle divulgazioni. L'accusa di “aiuto al nemico”, che le ha fatto rischiare la pena di morte, è stata respinta dal giudice che ha presieduto la causa.

Manning stessa si è riconosciuta colpevole di aver commesso azioni contrarie alla legge, ma non di aver aiutato il nemico. Nella lettera [en, come tutti gli altri link salvo ove diversamente indicato] indirizzata al Presidente Obama con la quale ha chiesto la grazia, afferma:

I understand that my actions violated the law; I regret if my actions hurt anyone or harmed the United States. It was never my intent to hurt anyone. I only wanted to help people. When I chose to disclose classified information, I did so out of a love for my country and a sense of duty to others.

If you deny my request for a pardon, I will serve my time knowing that sometimes you have to pay a heavy price to live in a free society. I will gladly pay that price if it means we could have a country that is truly conceived in liberty and dedicated to the proposition that all women and men are created equal.

Capisco che le mie azioni abbiano violato la legge e mi dispiace se con queste ho ferito o danneggiato gli Stati Uniti. Non è mai stata mia intenzione fare del male a qualcuno. Ho semplicememte voluto aiutare la gente. Quando ho deciso di divulgare le informazioni riservate, l'ho fatto per amore verso il mio Paese e per un senso di responsabilità verso gli altri.

Se la mia richiesta di grazia verrà negata, trascorrerò il tempo nella consapevolezza che, talvolta, si deve pagare a caro prezzo la vita in una società libera. Pagherò con piacere questo prezzo se ciò significherà avere un Paese davvero concepito per la libertà e basato sul presupposto che tutte le donne e gli uomini sono stati creati uguali.

Quello che rende il caso di Chelsea Manning così importante non è solo la divulgazione, senza precedenti, di una consistente mole di informazioni riservate, che hanno rivelato i misfatti del Governo, ma le implicazioni che il suo trattamento, da parte della giustizia, avrà su giornalisti, blogger, su chi denuncia, chi divulga informazioni e sui cittadini in generale.  Nella lotta a coloro che divulgano informazioni segrete, condotta dall'amministrazione Obama, quello di Manning è il caso più conosciuto. Infatti, l'amministrazione Obama ha accusato, più di ogni altra amministrazione, coloro i quali hanno reso pubbliche informazioni riservate. Josh Stearns (@jcstearns), che scrive per Boing Boing, vede in questo solo l'ultimo caso di una preoccupante tendenza a minacciare la libertà d'informazione:

We should see the Manning verdict in the context of a mounting press freedom crisis that impacts all of us. As Dan Gillmor wrote in the Guardian, “the public needs to awaken to the threat to its own freedoms from the Obama crackdown on leaks and, by extension, journalism and free speech itself.”

We live in a time when anyone may commit an act of journalism. The person who sets up a Facebook page to cover the hurricane hitting her community. The person who uses her smartphone to record police officers killing an unarmed teen on a train platform.The person who live-blogs a court case from start to finish. Each of these people is participating in journalism in ways we should protect and celebrate.

[…]

We should be glad that this military court did not equate Manning’s actions to aiding the enemy, but this case is part of a much bigger debate, and one the public has largely been left out of. That needs to change.

Dovremmo leggere la sentenza di Manning nel contesto di una crescente crisi della libertà d'informazione che si ripercuote su tutti noi. Come Dan Gillmor ha scritto sul Guardian, “la gente deve prendere coscienza delle minacce alla propria libertà nella lotta di Obama alla divulgazione di notizie segrete così come al giornalismo ed alla libertà d'espressione stessa”.

Viviamo in un tempo in cui chiunque può fare del giornalismo: le persone che predispongono una pagina Facebook per occuparsi dell'uragano che ha colpito la comunità, le persone che usano il proprio smartphone per riprendere dei poliziotti che uccidono un ragazzo disarmato alla stazione, la persona che sul proprio blog riporta un caso giudiziario dall'inizio alla fine. Ognuna di queste persone alimenta un tipo di giornalismo che noi tutti dovremmo celebrare e proteggere.

(…)

Dovremmo essere felici del fatto che questo Tribunale militare non abbia considerato le azioni compiute da Manning alla stregua di un aiuto al nemico, ma questo caso s'inserisce in un dibattito ben più ampio dal quale il pubblico è stato lasciato fuori. Questo deve cambiare.

Trevor Timm (post per la Fondazione per la libertà di stampa (The Freedom of the Press Foundation), manifesta la sua preoccupazione per lo zelo con cui l'amministrazione Obama persegue coloro che divulano notizie riservate. Aggiunge che una delle leggi su cui poggia la condanna di Manning, l'Atto sullo spionaggio, è stato usato per equiparare chi rende pubbliche informazioni segrete ai traditori:

The Espionage Act, a draconian statute written in 1917 as a way to punish non-violent opponents of World War I, has unfortunately been used in recent years to equate leakers and whistleblowers with spies and traitors. Facilitating that warped view in Manning's trial, the judge ruled early on that the defense was not allowed to put forth evidence of Manning’s sole intent to inform the American public, or evidence showing that none of the information materially harmed national security.

L'Atto sullo spionaggio, una legge draconiana scritta nel 1917 per punire gli oppositori non violenti alla Prima guerra mondiale, è stato, sfortunatamente, usato di recente per assimilare coloro che denunciano e che diffondono informazioni riservate alle spie e ai traditori. Agevolando una visione deformata del processo, il giudice ha decretato subito che alla difesa non sarebbe stato consentito né fornire prove dell'unica intenzione di Manning d'informare i cittadini americani, né dimostrare che nessuna delle informazioni divulgate abbia materialmente messo a repentaglio la sicurezza nazionale.

A dispetto dei comunicati ufficiali dell'amministrazione Obama che etichettano Chelsea Manning come una traditrice, ovunque la gente esprime il proprio supporto, come dimostrano le discussioni attualmente sul web. I sostenitori di Chelsea Manning si sono uniti per creare la consapevolezza di quanto siano state importanti e necessarie le informazioni da lei divulgate. Una petizione, predisposta da Amnesty International e dai sostenitori di Bradley Manning per richiedere la grazia al Presidente Obama, sta attualmente circolando in Rete. Molti hanno espresso il loro sostegno anche su Twitter:

Il fatto che Bradley Manning abbia reso pubblica la verità gratuitamente la dice lunga sul fatto che egli non sia un traditore, un opportunista ecc.

Manning ha fatto scoppiare la scintilla per un nuovo movimento per i diritti civili. Merita il Nobel per la pace più del Presidente Obama.

Ho assistito a diverse discussioni su Bradley/Chelsea Manning questa settimana. Un eroe americano, nient'altro che questo.

In questo video, The Young Turks discute la lettera con cui Chelsea Manning chiede la grazia al Presidente . Tutti e quattro gli uomini esprimono la loro stima e la grande considerazione che hanno di lei:

Il giornalista Norman Solomon (@normansolomon), in una lettera aperta indirizzata al Presidente Obama e pubblicata su un giornale online indipendente, Nation of Change, esprime la sua profonda ammirazione per le azioni e l'integrità dimostrate da Chelsea Manning:

Imagine. After more than three years in prison, undergoing methodical abuse and then the ordeal of a long military trial followed by the pronouncement of a 35-year prison sentence, Bradley Manning has emerged with his solid humanistic voice not only intact, but actually stronger than ever!

Immaginate. Dopo più di tre anni passati in prigione a subire abusi sistematici e dopo l'esperienza traumatica di un processo militare seguito da una sentenza di condanna a 35 anni di reclusione, Bradley Manning ha fatto sentire la sua voce, non solo chiara ma, bensì, più forte che mai!

Identità transgender

Imgage of Chelsea Manning with a wig shared extensively on the web. Taken from Wikipedia

Immagine di Chelsea Manning con una parrucca largamente diffusa sul web e presa da Wikipedia.

Il 21 agosto, Manning ha pubblicamente mostrato la sua vera identità di donna transessuale, dicendo che da quel momento avrebbe preferito essere chiamata Chelsea Manning e che avrebbe intrapreso una cura ormonale il più presto possibile. La comunità transessuale ha apprezzato la sua decisione di dichiararsi, facendo guadagnare quella visibilità e legittimazione di cui il popolo trasgender ha sempre bisogno nella continua lotta per i diritti della comunità LGBT. Questo ha fatto sorgere una serie di nuovi problemi per Manning, vista la sua reclusione in una prigione maschile ed il rifiuto dell'esercito americano di permetterle l'accesso alle cure offerte da uno psichiatra. L'Unione americana per le libertà civili (American Civil Liberties Union) solleva il problema per cui il diniego all'accesso di Manning alla terapia ormonale rappresenta una questione di rilevanza costituzionale:

[P]ublic statements by military officials that the Army does not provide hormone therapy to treat gender dysphoria raise serious constitutional concerns. Gender dysphoria is a serious medical condition in which a person's gender identity does not correspond to his or her assigned sex at birth, and hormone therapy is part of the accepted standards of care for this condition. Without the necessary treatment, gender dysphoria can cause severe psychological distress, including anxiety and suicide. When the government holds individuals in its custody, it must provide them with medically necessary care.

La dichiarazione pubblica rilasciata dagli ufficiali militari per cui l'esercito non provvederà a fornire la terapia ormonale per trattare la disforia di genere rappresenta una violazione costituzionale. La disforia di genere indica la condizione per cui il genere di una persona non s'identifica con quello assegnato al momento della nascita, e la terapia ormonale è parte di un insieme di cure predisposte per questa condizione. Senza i trattamenti necessari, la disforia può causare stress psicologici importanti, fino a causare stati di ansia o portare al suicidio. Dal momento in cui il Governo tiene degli individui sotto la sua custodia allora dovrà provvedere ad assicurare loro le cure necessarie.

Gli eventi dei giorni scorsi avranno indubbiamente delle ripercussioni durature e su larga scala sul futuro di tutti coloro che divulgano informazioni riservate e sul giornalismo in generale, per non parlare della comunità trans. Al momento resta da vedere se questa vicenda porterà ad una società più aperta caratterizzata da una maggiore trasparenza e responsabilità dei Governi oppure ad un contesto più chiuso in cui il diritto dei cittadini all'informazione non venga riconosciuto.

(*) In questo post si ricorre ai pronomi personali femminili per riferirsi a Manning, come dalla stessa esplicitamente e pubblicamente richiesto.

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