Giganti, Hacker e Troll: Incontro tra la mitologia e l'attivismo online

I netizen classificano oramai come ‘troll’ “una persona che pubblica un post deliberatamente provocatorio” [en, come gli altri link, eccetto ove diversamente indicato] per sviluppare una discussione online.

Non è un caso che questi provocatori del web siano stati etichettati come ‘troll’. Il significato originale di ‘troll’ lo ritroviamo nella mitologia scandinava, dove questi sono “creature inclini al dispetto [it] e alla malvagità”.

Infatti, il mondo della rete ha in comune con la mitologia molto più di quanto ci si aspetterebbe. Molti dei ruoli sbocciati nell'era di Internet sono molto simili alla struttura utilizzata nei racconti tradizionali per dispensare certe verità agli ascoltatori.

Per esempio Loki, nel folklore scandinavo, è un ‘trickster’, un ingannatore, un personaggio determinato a infragere le regole per ottenere in sostanza degli effetti positivi. Nel mondo online, un ‘trickster’ è un informatore, l'agente fuori dal comune che avvertirà il resto del mondo per scatenare il cambiamento sociale, come l'ex soldato dell'esercito statunitense Bradley Manning, che è stato accusato di aver passato informazioni riservate a WikiLeaks.

Allo stesso modo, fabbri e nani, che una volta presi materiali allo stato grezzo fabbricano oggetti che permettono alle divinità di combattere contro i loro nemici, conferiscono al materiale grezzo una forma che è utile e comprensibile, similmente a quanto fanno i giornalisti professionisti e quelli partecipativi con le informazioni rese disponibili online da WikiLeaks.

E nella mitologia norrena [it], quando Thor e gli altri dei non riescono a lanciare la nave funebre di Baldr così che possa resuscitare nell'aldilà, chiedono l'intervento di una gigantessa dal potere soprannaturale per spingere la nave in avanti. Nel mondo online, organizzazioni dal potere “gigantesco” come Anonymous gettano il loro peso sull'informazione o in cause sociali, così da aumentarne la consapevolezza.

Informatori e ingannatori

Illustrazione di John Bauer (1912) per il libro di Alfred Smedberg

Illustrazione di John Bauer (1912) per il libro di Alfred Smedberg “The boy who never was afraid”. Dominio pubblico

Un ‘trickster’ (ingannatore), spesso mette in atto cambiamenti positivi attraverso intrighi e ladrocinio, pur avendo però intenzioni tutt'altro che candide. 

Lo stesso Bradley Manning lo ha sottolineato, secondo quanto emerge da una trascrizione delle sue affermazioni, quando durante una deposizione ha ammesso di aver preso informazioni riservate del governo circa le guerre in Iraq e Afghanistan:

Ho preso le tabelle CIDNE-I e CIDNE-A SigAct per fare una copia di riserva dell'informazione. A quel tempo ho fatto così, non intendevo usare questa informazione per altro scopo se non quello del back up. Tuttavia, in seguito ho deciso di diffondere pubblicamente questa informazione. Credevo e credo ancora che queste tabelle siano due dei documenti più significativi del nostro tempo.

Come risulta ancora dalla sua dichiarazione, la sua posizione di ‘whistleblower’ (informatore o, come dicono i francesi, “alert-launcher”) è caratterizzata dal proposito di scatenare il dibattito nazionale sul ruolo delle forze armate americane e la politica estera americana.

Le azioni del militare hanno contribuito a ristabilire una linea di comunicazione tra il governo, che stava nascondendo una determinata verità, e la popolazione, che ne era stata privata.

Se da un lato la sua decisione potrebbe trovare una giustificazione puramente umanista, dall'altra è tuttavia considerato un reato. Manning si è trovato ad essere sfidato, rifiutato, o persino ignorato dai mass media.

WikiLeaks e i fabbri

In seguito Manning ha passato l'informazione rubata a WikiLeaks, che ci ha lavorato su e ha foggiato i dati in un modo non dissimile da quello dei fabbri della mitologia.

Personaggi come Julian Assange e Birgitta Jónsdóttir, membro del parlamento islandese, hanno trattato e analizzato il materiale che Manning gli aveva fatto avere. Si è trattato di un lavoro di tipo giornalistico, con l'identificazione del contesto, i partecipanti, e le implicazioni politiche per garantire l'impatto totale dell'informazione.

Così Julian Assange descrive il ruolo:

La meccanica dei quanti e la relativa evoluzione moderna mi hanno consegnato una teoria del cambiamento, e mi hanno fatto capire in maniera adeguata come una cosa sia la causa di un'altra.

In altre parole, fin quando i fatti chiave non sono attivamente identificati, rimangono incerti ed sfuggenti.

WikiLeaks non è l'unica organizzazione ad assumersi il ruolo di fabbro. Anche i giornalisti partecipativi contribuiscono a plasmare l'informazione in una forma comprensibile.

La vasta ricerca e gli sforzi di diffusione portati avanti in particolare da Heather Mash e Jamila Hanan [fr] relativamente alle condizioni di vita della minoranza mussulmana perseguitata del Myanmar, la comunità Rohingya, ne sono un importante esempio.

Questo lavoro giornalistico è più di un semplice ruolo di mediazione, come Hanan ha spiegato in un post uscito nel febbraio 2013 sul suo blog:

Non c'è un precedente nell'utilizzo dei social media per fermare un genocidio – è un territorio inesplorato. Abbiamo bisogno dei social media per creare ed essere i media, noi, le persone.
I nostri obbiettivi sono:
1. diffondere l'informazione;
2. instaurare dei contatti;
3. incoraggiare le persone ad agire.

Anonymous e i giganti

Tuttavia l'informazione di Manning e l'analisi di WikiLeaks sarebbero state inutili senza un pubblico. Non bastava semplicemente portare alla luce e plasmare l'informazione – qualcosa doveva effettivamente accadere perché si leggesse veramente l'informazione.

Il gruppo ‘hacktivista’ di Anonymous è entrato in questo ruolo, usando il suo potere per spronare l'informazione, come Annie Machon, ex ufficiale del MI5 [agenzia per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito], ha spiegato in un editoriale per RT:

Se puoi farlo nel cyberspazio, ottieni una consapevolezza globale su ciò che stai facendo, e sul messaggio che stai cercando di veicolare. E questo è precisamente ciò che Anonymous ha raggiunto, con questo assalto pubblicizzato contro alcuni siti web israeliani.
Non chiamiamoli attacchi: sono distribuiti DOS (interruzioni del servizio) contro determinati paesi e siti web. Quindi ciò che vediamo qui è una sorta di influsso di massa automatico che agendo su certi siti web, ne provoca la rovina.

Mentre Anonymous si affida ai dati rilasciati e plasmati dai giornalisti partecipativi per portare avanti le sue azioni, la sua funzione non è di plasmare le informazioni come un fabbro, ma di instillare nell'informazione un flusso usando il suo straordinario potere, come la gigantessa della mitologia.

Twitter, per esempio, è ricco di post che riguardano le recenti operazioni di Anonymous come: #OpIsrael, #OpKashmir, #OpRohingya (che ha concentrato l'attenzione pubblica sulle informazioni disponibili relative al genocidio di questa minoranza), #ReformCFAA (che fa parte di un movimento di protesta contro il CFAA, l’Atto per le frodi e gli abusi informatiche), oppure #OpGabon contro il traffico di organi.

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