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Hong Kong: condanna per sfregio alla bandiera cinese, montano proteste sul web

Categorie: Asia orientale, Cina, Hong Kong (Cina), Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Legge, Libertà d'espressione, Politica, Protesta

Giovedì scorso, un attivista di Hong Kong è stato condannato [1] [en] a nove mesi di reclusione per aver bruciato e sfregiato la bandiera cinese e quella di Hong Kong durante due manifestazioni separate contro il Governo comunista della Cina continentale. Il fatto ha indotto gli netizen a rilanciare proprie versioni delle bandiere profanate in segno di protesta contro la sentenza tirannica.

Il 7 febbraio 2013, la Corte ha dichiarato Koo Sze-yiu, sostenitore dei diritti umani, colpevole di quattro accuse di sfregio della bandiera. Poco dopo, la polizia di Hong Kong ha arrestato [2] [zh] un netizen che aveva caricato su una piattaforma di social media l’immagine di una bandiera cinese macchiata. La sentenza massima per lo sfregio della bandiera arriva a tre anni di reclusione e una multa di 50.000 dollari di Hong Kong (più o meno 7.000 dollari americani).

Koo Sze-yiu è un noto attivista di Hong Kong, impegnato a dare luce al primato negativo del Governo cinese su diritti umani oltre che nella rivendicazione delle isole Diaoyu [3] [it] da parte della Cina nei confronti del Giappone. Le accuse contro di lui riguardano due proteste separate: nel giugno 2012, Koo bruciò la bandiera cinese davanti all’Ufficio di Rappresentanza del Governo Popolare Centrale [4] [en] a Hong Kong, in segno di protesta per il suicidio inscenato del dissidente cinese Li Wangyang [5] [it], mentre il 1 gennaio Koo è stato visto sventolare la bandiera cinese con sopra una grande X e una bandiera di Hong Kong bucata.

La pena di detenzione è di natura politica e implica l’erosione dell'indipendenza legale di Hong Kong dalla Cina continentale. Sono stati in molti a criticare la decisione della Corte, ritenendo che i due casi siano degli esempi di come il Governo cinese riaffermi la propria sovranità a Hong Kong tramite intimidazioni nei confronti dei cittadini.

Il blogger hkwolf cita [6] [zh] il caso della Corte statunitense per far notare che la criminalizzazione della profanazione della bandiera va contro i diritti umani:

有人說,由於國旗代表國家統一和民族團結,所以不可隨便褻瀆。美國大法官William J. Brennan, Jr.的判詞就是最好的解答:「政府不能僅僅因為一個思想被社會視作冒犯,不能接受,就禁止人們表達這種思想。對此原則,我們不承認有任何例外,即使被冒犯的是我們的國旗。」身為一個自由和獨立的人,我們有擁戴國家的自由,也應該有討厭國家的自由。既然我們有權厭惡國家,當然也應有權用任何不妨礙他人的方法表達對國家的厭惡。單單因為一班愛國人士看不過眼,就剝奪他們表達想法的權利,絕不公道。

Secondo alcuni la bandiera nazionale non va profanata perché rappresenta l’unità e la solidarietà nazionale. L’opinione del giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, William J. Brennan, Jr., rappresenta la migliore replica a questa argomentazione: il Governo non può bandire una persona che esprime un’idea, perché quest'ultima è considerata inaccettabile e irrispettosa da parte della società. Non vi dovrebbe essere nessun’eccezione a tale principio, anche se si tratta della profanazione della nostra bandiera nazionale. Le persone sono indipendenti e posseggono la libera volontà. Abbiamo la libertà di amare la nostra patria e la libertà di odiarla. Quindi, se siamo liberi di odiare il nostro Paese, dobbiamo anche godere della libertà di poter esprimere questa opinione senza l’interferenza altrui. Non è assolutamente giustificato [per la Corte] togliere agli individui la libertà di espressione perché alcune persone patriottiche si sentono a disagio davanti a un determinato gesto.

Per esprimere il proprio disappunto, molti netizen hanno caricato sul web immagini della cosiddetta “profanazione”. Kursk Edward propone l'immagine di una bandiera [7] che fu creata [8] [zh] da un utente dell’Hong Kong Golden Forum [9] [en] per il proprio profilo Facebook e chene causò l'arresto:

A protest image against the arrest of netizen for flag desecration by Kursk. Permission to use. [7]

Immagine caricata da Kursk Edward sul proprio profilo Facebook.

L'organizzazione di media indipendenti inmediahk.net [10] [zh] ha cambiato il proprio banner, [11]esponendo una bandiera cinese dove invece delle stelle compaiono dei granchi, simbolo della censura in Cina:

The image of crab stands for censorship in China. inmediahk.net's Facebook page banner. [11]

L'immagine del granchio rappresenta la censura in Cina. Immagine tratta dal banner pubblicitario del profilo Facebook di inmediahk.net.

Picnews riporta la notizia della sentenza di detenzione di Koo Sze-yiu con questa immagine [12], indignadosi per i nove mesi di carcere inflittigli:

La foto pubblicata insieme alla notizia sul profilo Facebook di PicNews [12]

La foto pubblicata insieme alla notizia sul profilo Facebook di PicNews.

Talk Hong Kong ha condiviso [13] una foto di una bandiera cinese strappata in protesta davanti all’ambasciata cinese in Canada. La foto è stata caricata da un cittadino canadese:

Bandiera cinese strappata [13]

Talk Hong Kong invita le persone della stessa idea a condividere quest'immagine su Facebook.

Anche Passion Times, piattaforma di citizen media, pubblica [14] [zh] quest’immagine ideata da Calvin Lan, riportando anche la notizia dell’arresto del netizen per la profanazione della bandiera:

La parola cinese che sostituisce le stelle significa comunismo, da Passion Times. Permission to use. [14]

La parola cinese che sostituisce le stelle significa “comunismo” (ripresa con l'autorizzazione di Passion Times.