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Russia: le ire della Duma contro i giornalisti “stranieri”

Categorie: Europa centrale & orientale, Russia, Citizen Media, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, RuNet Echo

Il mese scorso Vladimir Pozner, tra i giornalisti più conosciuti in Russia, in un intervento sul Canale 1 della TV di Stato, ha apertamente criticato la Dima Jakovlev, ovvero il provvedimento che impedisce ai cittadini statunitensi di adottare orfani russi — definendola [1] [ru, come i link successivi, tranne dove altrimenti indicato] un'inutile e inopportuna ritorsione contro la legge Magnitskij del Presidente Obama. Ma ciò che ha portato scompiglio tra la stampa e i netizen è stato un errore di pronuncia del famoso opinionista, per cui il Parlamento federale (la Duma) improvvisamente diventa, tramite un “involontario” refuso, un manicomio (dura in russo significa “pazzo”).

Immediata la risposta dei parlamentari, che davanti a un simile oltraggio hanno annunciato in una lettera di protesta un nuovo progetto di legge che vieta agli stranieri di lavorare per la televisione di Stato. Va detto a tale proposito che Pozner, nato a Parigi, possiede anche il passaporto statunitense [2] e parla inglese senza alcun accento.

L'itervento in inglese di Pozner a una conferenza a Cleveland nell'aprile 2012.

Andrej Lugovoj [3] [en], tuttora ricercato dalla polizia britannica per l'assassinio di Alexander Litvinenko [4], e maggior estensore del disegno di legge, afferma [5]:

Нужно действительно подумать над тем, насколько вообще адекватны люди, имеющие нероссийское гражданство, вообще насколько они способны адекватно выступать за интересы российского государства, работая на российские деньги на федеральных каналах, при этом дискредитируя государственную власть.

È necessario valutare seriamente se individui con cittadinanza straniera che vengono pagati con soldi russi e che parlano alla televisione di Stato, e ciononostante screditano il governo, siano veramente in grado di rappresentare adeguatamente gli interessi della [Russia].

[6]

Vladimir Pozner, 15/12/2010, foto di VOA News, di dominio pubblico.

Le reazioni all'accaduto sono contrastanti. Visto il triste primato della Russia riguardo le violazioni della libertà di espressione, diversi volti noti della TV hanno preso le difese di Pozner. Il giornalista d'opposizione Nikolaj Svanidze ritiene [7] trattarsi di un goffo tentativo da parte della Duma di salvare la faccia:

Тем более сама постановка вопроса. Если бы сказали: “Владимир Владимирович, извинитесь” или “Владимир Владимирович, в дальнейшем избегайте столь некорректных формулировок”… А они сразу поставили вопрос так: ах, у тебя иностранные паспорта, значит, ты родину не любишь!

Il problema sta nel modo in cui è stata affrontata la questione. Se [la Duma] gli avesse chiesto delle scuse, o semplicemente di “guardarsi da altri errori di enunciato” sarebbe stato un conto; invece è passata direttamente a “hai un passaporto straniero, quindi non ami il tuo Paese d'origine!”

Anton Nossik, figura di spicco di RuNet e noto blogger, affronta [8] la questione da un altro punto di vista:

Чтобы уволить с Первого канала одного-единственного Познера, группа депутатов от ЕР, СР, ЛДПР и КПРФ придумала целый законопроект, запрещающий появление иностранных граждан в федеральном телеэфире в качестве ведущих. Вообще-то Познер получил советский паспорт еще в 1950 году, так что с точки зрения действующего в РФ законодательства он рассматривается как российский гражданин, со всеми вытекающими отсюда правами и обязанностями.

Per buttar fuori Pozner dal Canale 1, un gruppo di deputati [appartenenti ai partiti presenti nel Parlamento] ha pensato a una legge che vieta agli stranieri di lavorare come conduttori per la TV di Stato. A dire il vero Pozner ha un passaporto russo dal 1950, quindi da un punto di vista legale va considerato un cittadino russo, con tutti i diritti e le responsabilità che ne derivano.

In ogni modo, quanto accaduto resta per molti una preoccumante testimonianza di come le critiche al governo scatenino ritorsioni assai vicine alla censura, ben diverse da quegli ideali democratici che la Russia si vanta di perseguire.