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Bulgaria: attentato fallito o messinscena?

Categorie: Europa centrale & orientale, Bulgaria, Citizen Media, Etnia, Governance, Legge, Politica

A Sofia il 19 gennaio un uomo armato ha attentato alla vita di Ahmed Dogan [1] [it], fondatore del Movimento per i Diritti e le Libertà (MRF), considerato da alcuni come il “partito turco” della Bulgaria, durante il suo discorso al congresso del partito (in diretta TV). L'attentatore non è tuttavia riuscito a sparare ed è stato subito bloccato da alcuni membri del MRF, mentre il servizio di sicurezza interveniva tardivamente.

Il politico

Nel 1985 Dogan fu tra i fondatori del National Freedom Movement, che si ribellava al cosiddetto “Processo di rinascita” [2] [en] (Възродителен процес), una campagna organizzata dal Partito Comunista [3] [it] per assimilare la minoranza turca, che obbligava Pomacchi [4] [it] e cittadini di lingua turca a “slavizzare” il proprio nome. Più di 300.000 famiglie dovettero abbandonare il Paese. Ad oggi restano in Bulgaria 67.000 Pomacchi e quella turca [5] [en] è la minoranza più ampia.

Dopo l'accaduto Dogan si è dimesso da leader del MRF, posizione che occupava dal 1990.

L'assassino mancato

L'attentatore, Oktay Enimehmedov, di etnia turca, si era procurato una pistola a gas qualche giorno prima. Si è poi scoperto che aveva lasciato un messaggio alla madre, in cui lasciava intendere che avrebbe potuto essere ucciso. Alcuni suoi amici lo hanno descritto come una brava persona, che non aveva mai causato problemi. Era tuttavia già noto alla polizia della città costiera di Burgas [6] [it] per reati minori.

Un fermo immagine dell'attentato in diretta ad Ahmed Dogan (19/01/2013).

Una messinscena?

Il tentato omicidio [7] [en] ha provocato diverse reazioni tra i politici e i netizen bulgari, alcuni dei quali insinuano il dubbio che l'attentato sia una messinscena.

Un giornalista di sinistra, Alexander Simov, scrive [8] [bg, come i link successivi, eccetto ove diversamente indicato] sul suo blog:

Non credo che la gente abbia davvero capito quanto sia pericoloso quello che è successo alla conferenza del MRF.

[…]

In Bulgaria è tutto una grande messinscena – si inscenano: la democrazia, i partiti, la normalità e la decenza.

[…]

Abbiamo assistito all'attentato contro un politico bulgaro, per la prima volta dopo il 2 ottobre 1996, la terribile data in cui l'ex primo ministro, Andrey Lukanov [9] [it] è stato ucciso sulla porta di casa. La domanda che ci si deve porre ora è se in questi 17 anni sia davvero avvenuta una transizione. L'assassinio del '96 e l'attentato di oggi verranno certamente accomunati in tutte le analisi politiche, e ciò dimostra come la transizione non si sia mai mossa dal punto di partenza.

[…]

Alcuni hanno espresso comprensione per il mancato killer – come se sentissero che aveva puntato una pistola contro la transizione stessa. […]

Simov continua, chiedendosi:

Dov'era il Ministro dell'Interno in tutto questo tempo? Perché ha aspettato a lungo prima di rilasciare una dichiarazione? Perché non rilasciarla subito? E il Servizio di Protezione Nazionale dormiva? Perché hanno offerto diverse versioni dell'accaduto? Come è stato possibile ad un pregiudicato arrivare fin sul palco?

Il blogger bulgaro Konstantin Pavlov (@Komitata [10]) scrive [11] sul suo blog:

Chi ha da guadagnare e chi da perdere da questa storia?

Il MRF ci guadagnerà – le centinaia di migliaia di suoi sostenitori si sentiranno nuovamente minacciati e sotto attacco, e si serreranno i ranghi del partito per le elezioni. Probabilmente otterrà un risultato record.

Il partito di estrema destra Attack Party [12] [it] [Attacco Unione Nazionale] e formazioni simili ci guadagneranno nuove argomentazioni sulla natura corrotta del MRF e il degrado della sua leadership.

La polizia e altri analoghi elementi politico-economici ci guadagneranno.

I grandi sconfitti sono il Servizio di Protezione Nazionale e la leadership politica del paese che hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza.

L'immagine completa

Nelly Alexieva rileva [13] che l'attentato nuocerà all'immagine della Bulgaria:

Nessuno si è preso la briga di chiedersi quali ragioni avesse quel giovane di sparare a Dogan. E il motivo è che nessuno ha davvero creduto all'attentato. Tutta la scena era troppo teatrale. Ma è servita ad attirare l'attenzione sul MRF e al suo congresso.

Per tutto il giorno si sono sentite unicamente analisi su chi tragga beneficio dalla messinscena.

Una cosa è certa: l'immagine della Bugaria ne esce sconfitta.

L'autore del blog “Rusensko vareno” descrive [14] l'episodio come un “circo”:

[…]

1. Qualche giorno fa Dogan annuncia che si attendono grandi sorprese per sabato, cioè oggi.
2. Sabato, cioè oggi, un mancato teppista punk inscena un attentato a Dogan.
3. Ahmed Dogan si dimette.
4. Lütfi Mestan [15] [en] è eletto segretario del MRF all'unanimità.
5. Dogan è insignito della presidenza onoraria del MRF a vita.

Alexander Lyutov rilancia [16]:

Proprio come nella Guerra del Golfo, abbiamo visto un film d'azione girato sotto i nostri occhi, senza che nessuno passasse neanche per sbaglio davanti alla videocamera, finché la sicurezza, ma soprattutto i delegati del MRF non hanno iniziato a picchiare l'assalitore. Gli osservatori dell'UE presenti al congresso restavano intanto allibiti davanti alla brutalità della scena.

Non c'è da stupirsi che tutto ciò ci abbia fatto dimenticare  il referendum del 27 gennaio [17] [en] sulla costruzione di una nuova centrale nucleare.

Stoyan scrive [18] nel blog “L'altra verità”:

[…] Come molti sono convinto che lo scopo di questo simulato attentato fosse di serrare le fila del partito. Come molti ricorderanno, alle ultime elezioni il MRF è stato abbandonato da una grossa fetta del suo elettorato e ha perso in molti comuni. Chiaramente da oggi inizia la loro campagna elettorale negativa. I delegati del MRF hanno chiesto gran voce le dimissioni del Ministro dell'Interno Tsvetan Tsvetanov [19] [en]. In altri termini, il MRF incolperà il Primo Ministro dell'accaduto, questi dal canto suo incolperà Sergei Stanishev [20] [en], leader dei socialisti, forse Stanishev incolperà Dogan e così via. […]

Su Twitter i commenti sono feroci.

@therealgenadi [21]:

Il prossimo attentato a Dogan sarà più serio – con una spada di Star Wars comprata in un negozio di giocattoli.

@DidiGK [22]:

Scommetto che è stato proprio Dogan ad organizzare l'attentato contro sè stesso. Come Berlusconi. Spazzatura insieme ad altra spazzatura.

@asengenov [23]:

I giannizzeri che hanno picchiato e preso a calci sulla testa l'”attentatore” di Dogan devono essere indagati per ferite sia lievi che gravi e tentato omicidio.

Infine, anche Jonathan Allen, ambasciatore britannico in Bulgaria, commenta su Twitter [24]:

Ho saputo che qualcuno ha aggredito Dogan. Spero che stia bene. Democrazia significa anche conflitto ma solo rispetto a parole e idee.