Italia: il caso confuso dei minatori della Carbosulcis

460 posti di lavoro a rischio, 350 chili di esplosivo e più di cento minatori a 373 metri sotto terra: questi i numeri dell’ennesimo dramma [it, come gli altri link] svoltosi nei giorni scorsi in Italia e causato della crisi economica di cui è vittima l’intera Europa. Stavolta si tratta dei minatori della Carbosulcis di Nuraxi Figus di Gonnesa, società controllata dalla Regione Sardegna che gestisce l'unica miniera carbonifera italiana, situata nel territorio del Sulcis-Iglesiente, una delle zone più colpite dalla disoccupazione nazionale.

Il 26 agosto, 50 minatori, a cui se ne erano aggiunti altri 80 il giorno seguente, avevano occupato il posto di lavoro dichiarando di essere “pronti a tutto”, anche a far esplodere la miniera. Per 8 giorni questi uomini sono rimasti a 400 metri di profondità e solo lunedì 3 settembre hanno deciso la sospensione dell’occupazione della miniera in seguito all’annuncio del governo: la Carbosulcis non chiuderà a fine anno. I dipendenti sono potuti così tornare al loro lavoro in attesa di nuovi sviluppi.

Manifesto in sostegno dei minatori di Nuraxi Figus. Foto da Facebook, Sulcis in Fundo

Manifesto in sostegno dei minatori di Nuraxi Figus. Foto dal gruppo Facebook “Sulcis in Fundo”.

Mentre proseguono gli effetti della crisi economica, il mondo politico prende tempo e proseguono le proteste. Dopo quelle dei lavoratori dell’Ilva a Taranto e dell’Alcoa in Sardegna, è la volta dei minatori della Carbosulcis. Dove l’estrazione di carbone non è più sufficiente a giustificarne le attività, e quinidi si chiedono nuove iniziative imprenditoriali, sostenendo in particolare la tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage, ovvero Cattura e stoccaggio del carbone).

Il 28 agosto, due giorni dopo l'occupazione, è nato un gruppo Facebook, Sulcis in Fundo, a sostegno dei minatori. Ecco alcuni commenti dalla relativa pagina:

Mariano Attardi scrive:

SICURAMENTE CI RICORDEREMO ALLE ELEZIONI CHI HA RIDOTTO COSì I MINATORI SARDI,TENETE DURO SIAMO CON VOI

Franco Giannoni:

….la Miniera e’ un Industria e come tale deve essere gestita guardando ai mercati Internazionali coi giusti costi e non con passivi da spavento come la intendono in Italia negli ultimi 30 anni!

Striscioni fuori dai cancelli della Carbosulcis. Foto dal gruppo Facebook “Sulcis in Fundo”.

A questo proposito Roberto Serra, uno dei minatori in lotta, e attivo nello stesso gruppo Facebook Sulcis in Fundo, scrive:

Naturalmente non mancano i timori di quel che può causare una nuova tecnologia,ma non ci si può fermare nel progresso: o si va avanti crescendo o si resta fermi e non si va avanti nel tempo restando in uno stato di arretratezza”.

L'Unione Europea ha in programma il finanziamento di sei progetti Ccs in Europa, ma solo uno in Italia e i minatori della Carbosulcis chiedono risposte chiare dal governo riguardo il futuro dell'azienda, e quindi quello di quasi 500 famiglie. Giovanni Matta, sindacalista della Cisl (Confederazione italiana sindacato lavoratori) in un'intervista al Sussidiario.net dichiara:

La responsabilità del governo è che a oggi, nonostante gli impegni, non si pronuncia . . . Si parla di produrre energia da carbone, andare verso alcune opportunità alternative agli idrocarburi, ma il governo non ha scelto e nel caso della miniera del Sulcis addirittura pare che voglia scegliere di non intervenire e di non valorizzare il progetto.

e ancora:

La protesta è esplosa adesso perché solo ora il governo afferma che non intende perorare la causa e sostenere il progetto in sede comunitaria. Nel marzo scorso il presidente Ugo Cappellacci aveva dichiarato che era tutto a posto, in quanto era arrivato il via libera per il progetto e quindi finalmente i 400 posti della miniera erano salvi.

In una intervista per il portale news di Tiscali del 28 agosto, un dipendente della miniera, Sandro Mereu, descrive le motivazioni che hanno spinto lui e i suoi colleghi all'occupazione della miniera:

La miniera è la nostra vita e vogliamo tenerla aperta. Dicono che ciò è roba del passato, ma negli anni abbiamo anche presentato dei progetti innovativi di sfruttamento del carbone Sulcis, e ogni volta che la soluzione sembrava vicina, qualcuno ci ha messo i bastoni tra le ruote, portandoci a un nulla di fatto.[…]Noi in miniera abbiamo dell’esplosivo per le necessità lavorative, ed abbiamo però paura che qualche minatore possa perdere la testa e fare qualcosa di sconsiderato, visto che la situazione può diventare ingovernabile.

La situazione ha poi iniziato veramente a farsi più drammatica il giorno seguente quando un dipendente e sindacalista Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie), Stefano Meletti si è tagliato un polso alla presenza dei giornalisti. Le immagini hanno fatto il giro del mondo:

Il gesto ha però suscitato reazioni contrastanti nella rete. Su YouTube un utente commenta così:

..che idiozia! Cosa insegna a suo figlio un uomo che fa finta di suicidarsi? Che i problemi si risolvono con atti folli? Se avesse voluto suicidarsi non lo avrebbe fatto davanti alle telecamere…complimenti ha un posto di lavoro assicurato come sindacalista. Le aziende assistite e non sono competitive è giusto che chiudano! I lavoratori devono avere un supporto economico ma non si aiutano le aziende fallimentari. Questo vale anche per la Fiat.? La Sardegna è piena di laureati disoccupati!
yyuri51

Ma molte sono state anche le parole a sostegno del minatore. Sul sito del quotidiano La Nuova Sardegna, Andrea Randaccio commenta:

E così nel paese che si interroga sul nuovo centrocampista del milan irrompe il minatore disperato. Gli scioperi, le manifestazioni anche eclatanti, non servono a nulla. Vogliono il sangue.

e su Running Life, Carolina Duepuntozero scrive (30 agosto 2012 10:2):

Ho visto ieri il servizio al tg e sono rimasta davvero colpita da tutta questa vicenda e dal gesto disperato di quell'uomo. In effetti, se non ci fosse stato di mezzo l'esplosivo.. forse i giornali nemmeno se ne sarebbero accorti

Bandiere e striscione dei sindacati che rappresentano i minatori della Carbosulcis. Foto Facebook, Sulcis in Fundo.

Dopo quasi una settimana di protesta sotto terra, il 31 agosto si è tenuta una manifestazione che da Carbonia è giunta fino Gonnesa e a cui hanno partecipato circa duecento persone, tra lavoratori delle aziende del Sulcis in crisi e cittadini che solidarizzano con la loro situazione — che rimane comunque confusa a livello generale.

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