Africa: i nuovi media per la governance e la responsabilità

Kwami Ahiabenu II è uno dei responsabili di progetto dell’International Institute for ICT Journalism [en, come gli altri link eccetto ove diversamente segnalato], l'associazione di coordinamento di AEP, African Elections Project. Con oltre dieci anni di esperienza in management, marketing, nuovi media, tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ITC) e sviluppo, Kwami è stato Direttore dell'AITEC Ghana e primo membro del consiglio della “Rete Informativa del Ghana per la Condivisione della Conoscenza” (GINKS).

Kwami è stato un membro chiave dell'associazione del Summit mondiale della società dell'informazione (WSIS) nell'incontro regionale africano del 2005, ha realizzato numerosi seminari di formazione sui nuovi media in Africa ed è membro della “Steve Biko and Foster Davies”.

Il progetto è stato lanciato nel 2008 con l'obiettivo di migliorare le prestazioni di giornalisti, giornalisti partecipativi e dei mezzi d'informazione nel fornire informazioni più rilevanti e tempestive durante il lavoro di monitoraggio di specifici e importanti aspetti di governance.

Finora AEP ha seguito le elezioni in Ghana, Costa d'Avorio, Guinea, Mauritania, Malawi, Mozambico, Namibia, Botswana, Togo, Niger e Liberia, usando gli strumenti dei social media e piattaforme quali blog, mappe interattive, Twitter, Flickr, YouTube e Facebook.

L. Abena Annan (LA): Qual è il tuo legame con l’African Elections Project?

Kwami Ahiabenu, II (KA): Sono uno dei fondatori. Attualmente sono consulente di progetto e direttore formativo, e fornisco supporto amministrativo.

LA: Da quanto tempo fai parte del progetto? 

KA: Sin dalla sua nascita, nel 2008. Il progetto è iniziato con il lancio della copertura delle elezioni in Ghana, Costa d'Avorio e Guinea. Le elezioni in Ghana si sono tenute nel 2008 ma in Costa d'Avorio e Guinea si è votato negli anni successivi.

LA: Come descriveresti questo progetto per renderlo comprensibile a chiunque? Cosa volete realizzare? 

KA: È un servizio di telefonia, SMS e online che fornisce informazioni autorevoli sulle elezioni, notizie e analisi specifiche, grazie alle tecnologie ITC e ai nuovi media. Il servizio è fornito agli utenti da uno staff di giornalisti, sostenuti anche da attori della società civile e da giornalisti partecipativi.


LA: Dove avete lavorato finora e quali Paesi avete intenzione di raggiungere?

KA: Finora abbiamo lavorato in 11 nazioni, e cioè Botswana, Namibia, Ghana, Guinea, Costa d'Avorio, Mauritania, Mozambico, Malawi, Togo, Liberia e Niger, Paesi in cui si parlano inglese, francese e portoghese.

Attualmente seguiamo ogni elezione che si svolge nel continente sulla nostra homepage con un focus sulle elezioni 2012 in Ghana. Oltre alla copertura delle elezioni, abbiamo svolto anche del lavoro post elettorale concentrandoci su questioni di trasparenza e responsabilità. In partnership con Africatti, inoltre, stiamo monitorando la situazione di salute ed educazione in due distretti del Ghana nell'ambito del “Progetto per rafforzare la governance e la trasparenza economica in Ghana attraverso i social media”, con l'idea di promuoverlo negli altri paesi africani nell'immediato futuro.

LA: In che modo le persone possono effettivamente utilizzare il sito e le informazioni che fornite?

KA: Il nostro pubblico visita il sito per i contenuti di alta qualità che produciamo e li considera utili, perciò possiamo solo migliorare i nostri servizi impegnandoci a fornire costantemente materiali sempre più pertinenti e tempestivi.

LA: Credi che le nuove tecnologie abbiano migliorato la democrazia in Africa? Perché?

KA: La democrazia è un percorso lungo, e in tal senso le nuove tecnologie assumono un ruolo importante perché garantiscono alla nostra gente di beneficiare dei frutti della democrazia. Detto ciò, il cammino è ancora lungo. Benché si registrino alcuni miglioramenti, c'è ancora molta strada da fare per garantire che l'Africa nel suo complesso alimenti la sua democrazia.

LA: Secondo te, quanto è importante la tecnologia per l'empowerment dei cittadini africani?

KA: La tecnologia può avere un ruolo solo se ci sono i fondamentali alla base. Se non c'è una reale libertà di espressione o di stampa, il ruolo della tecnologia diventa limitato, benché si potrebbe obiettare che la tecnologia in sé possa contribuire all'empowerment. È importante sottolineare il fatto che la tecnologia può effettivamente aiutare e funzionare bene solo se le condizioni per l'empowerment sono già esistenti e ben protette per poter assicurare alla tecnologia il suo ruolo.

LA: Da qui a dieci anni, come immagini gli effetti della tecnologia sulla democrazia? 

KA: Le funzioni della tecnologia non possono essere discusse separatamente. La rapida crescita dei principi della democrazia nel continente è una garanzia certa che l'impatto della tecnologia sulla democrazia è in crescita e diventa ogni giorno più importante.

LA: Quali sono i maggiori problemi per la vostra organizzazione? 

KA: Ci piace implementare tecnologie all'avanguardia nel nostro lavoro, ma l'alto costo degli strumenti tecnologici e della larghezza di banda sono una sfida costante. Anche i contenuti creati dagli utenti sono in lenta crescita: il nostro lavoro sarà reso più interessante se anche la nonnina di un villaggio potrà contribuire al nostro progetto.

LA: E i successi ottenuti finora?

KA: Il progetto ha contribuito in maniera significativa a far sviluppare – a giornalisti e giornalisti partecipativi – la capacità di coprire le elezioni grazie alle nuove tecnologie, soprattutto fornendo loro le competenze di cui hanno bisogno per farlo in modo imparziale e contribuire così a migliorare le elezioni, elemento fondamentale di qualsiasi democrazia. Un risultato fondamentale degno di menzione è il successo del progetto pilota post elezioni del Ghana (“Perché la responsabilità conta”), con il quale abbiamo contribuito alla cultura della responsabilità politica fornendo ai cittadini un meccanismo per confrontare le promesse elettorali e un programma contro l'azione e immobilismo del governo in carica.

Il progetto ingloba anche il giornalismo partecipativo prevalentemente realizzato attraverso i telefonini e finora ha seguito le elezioni in 11 paesi africani: Botswana, Costa d'Avorio, Ghana, Niger, Togo, Guinea, Malawi, Mauritania, Mozambico, Liberia e Namibia. Aree chiave, insomma.

Il progetto ha anche contribuito ai contenuti da una prospettiva locale per il mercato globale presentando, quindi, la storia africana attraverso voci africane.

Abbiamo anche contribuito al corpus della conoscenze sulle elezioni africane e della democrazia attraverso i singoli Stati del nostro continente, e di recente abbiamo contribuito all'articolo del Journal of Journalism Practice intitolato “A journey through 10 countries: Online election coverage in Africa” (Un viaggio in 10 Paesi: la copertura online delle elezioni in Africa).

Nell'edizione 2010 della fiera dell'innovazione “Al di là dei conflitti” di Cape Town, in Sud Africa, la Banca mondiale ha classificato il Progetto Elezioni Africane come innovativo nell'ambito del miglioramento della governance e della responsabilità attraverso le tecnologie di comunicazione.

 

Foto del titolo gentilmente concessa da @liberiaelection.

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