Etiopia: i musulmani lanciano campagne online per l'indipendenza religiosa

Si intensificano i segnali di attivismo online da parte dei musulmani in Etiopia, in seguito alla protesta contro le intromissioni del governo negli affari religiosi.

Gli Etiopi musulmani protestano sia online che offline protestano [en, come gli altri link eccetto ove diversamente segnalato] da tre mesi contro una presunta interferenza governativa negli affari religiosi. Le proteste hanno però ricevuto poca attenzione da parte dei media internazionali.

Daniel Berhane spiega su Facebook il perché della scarsa copertura mediatica data alla protesta:

Mi chiedo: perché i media stranieri e le ONG hanno ignorato le proteste e i disordini della scuola musulmana di Awelia, mentre è stata data ampia copertura a eventi minori dell'area conservatrice?

Rispondo: perché il coinvolgimento dei media occidentali e delle ONG negli affari etiopici è sintonizzato su una specifica agenda ideologica.

Donne etiopi musulmane.

Donne etiopi musulmane. Fonte: pagina Flickr di Boyznberry (CC BY-NC 2.0)

Le proteste hanno comunque ricevuto una considerevole copertura da parte dei media internazionali durante le ultime due settimane, quando il governo ha reso noto che non sarebbero state tollerate azioni da parte di gruppi sovversivi che utlizzano l'Islam come copertura per generare instabilità nel Paese.

Il governo etiope ha poi espulso due arabi, arrivati in Medio Oriente dopo essersi recati alla Grand Anwar Mosque e aver presumibilmente tentato di incitare alla violenza nel Paese. Solo una settimana prima della loro espulsione giungeva notizia dell'arresto da parte delle forze di sicurezza di un religioso musulmano, leader dello stato regionale di Oromia, che invocava la Jihad. Un gruppo di musulmani si è scontrato con la polizia nel tentativo di liberarlo. Sono rimasti uccisi quattro dimostranti e feriti dieci poliziotti.

Secondo voci circolanti su Facebook il governo ha accettato una delle loro richieste. Jawar Mohammed, rispettato commentatore politico, scrive:

Pare che Meles abbia acconsentito a una delle condizioni richieste dagli attivisti musulmani – rimuovere dall'incarico gli attuali leader non eletti di Mejis. Ma si tratta di una notizia non ancora ufficiale. Si presentano tre plausibili scenari:

a) Il governo non ha in realtà soddisfatto la richiesta ma ha messo in circolazione la voce allo scopo di creare dibattiti e confusione nelle file degli attivisti. Ciò li distrarrà così dal pianificare e coordinare le proprie azioni e potrebbe anche creare divisione interna.

b) Il governo sta portando avanti questa farsa allo scopo di prevenire la protesta di questo venerdì [11 maggio, NdT], che si prospetta come la più grande fino ad ora, visto che più di 700 stranieri si raduneranno nella capitale per il World Economic Forum. Un protesta di massa in presenza di dignitari stranieri darebbe al movimento molta più visibilità. Visibilità che non solo ostacolerebbe la possibilità per il governo di mettere in atto misure restrittive contro i manifestanti di venerdì, ma che potrebbe anche ritorcerglisi contro in caso di future repressioni.

c) Il governo sta di fatto rimuovendo i leader del Mejlis dall'incarico (l'usa e getta è un ben noto gioco di Meles) con la speranza di togliere pretesti ai protestanti e alla fine rimpiazzare il Mejlis con un'altro gruppo di marionette.

A seguito di questi eventi gli etiopi islamici si sono riversati su Facebook e Twitter per far sentire la propria voce. Una delle pagine Facebook create [am] allo scopo di coordinare le proteste riporta [am]:

ጠቃሚ መሳሰቢያ!!! አንዳንድ ወንድሞች በነገዉ ጁምአ ተቃዉሞን በዝምታ መገለፅ አለበት የሚለዉን መልዕክት ወይም ማሳሰቢያ የግለሰቦች ሀሳብ እየመሰላቸዉ ተክቢራዉ መቀጠል አለበት ይላሉ:: ሁሉም ሰዉ በተክቢራ ተቃዉሞን መግለፁ ጠቃሚ እንደሆነ ይስማማል::ነገር ግን የነገዉን ጁምአ በተመለከተ በሁሉም መስጂዶች ሙስሊሙ በዝምታ ተቃዉሞዉን መግለፅ እንዳለበት ሹራ ተደርጎ እና ከብዙ አቅጣጫ ታይቶ የተወሰነ መሆኑን በመረዳት ይህንን መልዕክት በየመስጂዳችን ተግባራዊ እንድናደርገዉ እናሳስባለን …….አሁንም ይህን የተለመደዉን ታዛዥነታችንን በማስቀጠል በየመስጂዶቻችን በዝምታ ተቃዉሞአችንን እንድንገልፅ በአላህ ስም እናሳስባለን::

Avviso importante! Durante il Juma'a (venerdì) di domani la nostra protesta pacifica dovrà continuare in silenzio! Alcuni fratelli potrebbero ritenere questo messaggio un'idea di poche persone. Potrebbero insistere perché si persista nella protesta tramite “tekbira” (canto) ma, nonostante sia una buona cosa protestare con cori, è stato deciso che durante il Juma'a di domani, presso tutte le moschee la nostra protesta pacifica dovrà continuare in silenzio! Nel nome di Allah vi esortiamo a protestare in silenzio, domani.

Altro gruppo Facebook a sostenere la loro causa è Ethiopia Muslims [am]:

Il processo generalizzato di sviluppo, prosperità e democratizzazione di una nazione non può mai realizzarsi con la partecipazione marginale di un solo segmento della sua popolazione. Durante secoli di politica sistematicamente ingiusta la comunità musulmana etiope ha dovuto sempre lottare per assicurarsi la propria esistenza.

Infine c'è Nur-Ethio [am]:

La proposta di questo gruppo è di dare pieno potere agli etipoi musulmani dal punto di vista sociale, economico e politico, basandosi sulla costituzione etiope e il diritto internazionale.

L'Islam, arrivato in Etiopia nel 615, è la seconda religione più praticata in Etiopia dopo il Cristianesimo.

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