- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Mondo arabo: conta più l'accesso a Internet o la telefonia mobile?

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Egitto, Libia, Tunisia, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Media & Giornalismi, Tecnologia

Nelle rivolte che stanno interessando i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, sorge spontanea una domanda: nelle ampie discussioni di questi giorni sul ruolo dei social media, quanto conta veramente l'accesso a Internet per determinare il ruolo che questi hanno nelle rivolte stesse? In Egitto e in Tunisia, molti vi attribuiscono un ruolo importante mentre altri ne discutono [1] [it] l'effettivo valore; parecchi osservatori invece non si sbilanciano [2] [en], riconoscendo il valore di Internet ma rimanendo consapevoli dei suoi limiti.

Sul mio blog, ho invece posto la domanda in altri termini, chiedendo [3] [en]:

Riguardo a Internet (la telefonia mobile è ovviamente un'altra storia), l'interrogativo da porsi è: quanto semplici indicatori come la percentuale di utilizzo di Internet o della telefonia mobile contribuiscono poi a rendere veramente efficaci questi strumenti per organizzare delle rivolte? E poi, può davvero un piccolo gruppo di persone influenzare attraverso Internet un vasto movimento popolare?

Confrontando il ruolo di Internet in Egitto (dove molte voci* danno la percentuale di utilizzo tra il 20% e il 25%) e Tunisia (con un valore intorno al 35%) al potenziale ruolo di Internet in altri Paesi, bisogna prendere in considerazione l'accesso in quel singolo Paese. In Libia, per esempio, soltanto il 5% della popolazione ha accesso a Internet. Vanno inoltre analizzate le statistiche di accesso a ogni social media per meglio capirne il ruolo nei movimenti di protesta. La CNN ha qui [4] [en] un'interessante cartello sulla percentuale di utilizzo di Facebook ed Internet in generale, nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.

Questo grafico confronta le percentuali di accesso ad Internet ed alla telefonia mobile in Egitto, Tunisia e Libia [5]

Questo grafico confronta le percentuali di accesso ad Internet ed alla telefonia mobile in Egitto, Tunisia e Libia

Il blogger Andrew Trench ha recentemente presentato una teoria che spiega quando veramente la percentuale di accesso a Internet inizia ad avere un valore rilevante, scrivendo [6] [en]:

I social network hanno avuto molta importanza nelle rivolte avvenute in Egitto.

Allora sono andato a controllare i numeri su www.internetworldstats.com per vedere se questi ci potevano dire qualcosa sui due diversi scenari. Così è venuto fuori che sia in Egitto che in Tunisia, c'è stata una grande crescita nel numero di utenti e nella percentuale di accesso a Internet negli ultimi 10 anni.
Oggi, entrambi hanno una percentuale di accesso a Internet di oltre il 20%, raggiungendo in Tunisia addirittura il 34%.

Sarebbe un errore dare troppa importanza a questo fattore, perchè ce ne sono sicuramente altri che hanno molto contribuito ad una così rapida ascesa delle proteste politiche, ma rimane comunque un indice importante come evidenziato dal tentativo delle autorità egiziane di impedire l'accesso a Internet per cercare di soffocare le rivolte.

La mia soluzione è che una rapida crescita della percentuale di accesso a Internet in presenza di regimi repressivi, ha un ruolo significativo e fornisce un importante canale di comunicazione permettendo a cittadini insoddisfatti di scambiarsi punti di vista – e più importante – di organizzarsi e mobilitarsi rapidamente.

Se quindi Egitto e Tunisia sono validi esempi, sembra che una percentuale di accesso a Internet intorno al 20% rappresenti la soglia.

Geopolitics & Macroeconomics aggiunge [7] [en]:

Percentuale di accesso a Internet: il contributo dei social network al sostegno delle recenti proteste è stato fondamentale. In Egitto questa percentuale è al 16%. In Libia siamo a uno scarso 5% [1]. In Libia, le sommosse sono finora rimaste concentrate in zone del Paese geograficamente distanti dai veri centri politici del potere (sotto riportato un approfondimento su questo). La relazione tra le proteste e Internet è quindi molto più rilevante in Libia che in Egitto dove le proteste sono invece iniziate al Cairo, la capitale del paese.

Parlando del Pakistan, Sabene Saigol scrive [8] [en], su BrandRepublic:

Questo potrebbe dipendere dal fatto che non siamo molto abituati a utilizzare Internet per le comunicazioni – forse perchè c'è ancora bisogno di maggiore velocità della Rete e di una più alta percentuale di persone con accesso a Internet. Ma personalmente penso che si tratti più di un problema culturale – se da un lato le persone in Pakistan utilizzano i social media per stare in contatto con gli amici, ho come la sensazione che dall'altro non riescono ancora a vedere gli stessi come strumenti che possono essere utilizzati per connettersi con un più ampio numero di persone al di fuori della loro cerchia privata di conoscenti. Tuttavia non ci sono dubbi che queste persone – parte di categorie nei settori del commercio, della tecnologia e altri – sono soltanto una piccola percentuale in proporzione al numero totale degli utenti che utilizzano Internet e i social media.

La figura mette a confronto il numero degli studenti universitari con il numero di persone online [9]

La figura mette a confronto il numero degli studenti universitari con il numero di persone online

Il ruolo della telefonia mobile riceve forse meno attenzione rispetto alle altre tecnologie di comunicazione. Eppure, la percentuale di utilizzo della telefonia mobile rispetto a Internet è maggiore in tutti questi paesi, con solo lo Yemen, la Palestina e la Siria fermi a una percentuale inferiore al 50% nel numero totale di utenti di telefonia mobile. Diversi paesi in Medio Oriente e in Nord Africa, compresi Arabia Saudita, Oman ed Emirati Arabi hanno raggiunto in questo senso percentuali del 100% nel numero totale di utenti di telefonia mobile. MobileActive [10] [en] riporta i dati della telefonia mobile divisi per Paese.

Micah Sifry, scrivendo per TechPresident, prende in considerazione la telefonia mobile, e sostiene:

A me sembra che l'aspetto principale delle recenti sommosse sia rappresentato da questa forza emergente dei giovani, uniti all'interno di zone urbane e connessi tra di loro con i telefoni cellulari.

Se si guarda ai dati sulla percentuale di accesso a Internet, al numero di utenti di telefonia mobile su un campione di 100 persone, alla percentuale di ragazzi sotto i 15 anni e al numero di persone che vivono nei centri urbani, è evidente come i fattori che più contano siano gli ultimi tre appena elencati.

Immagine di Micah Sifry; Fonti: MobileActive.org, InternetWorldStats.com, GlobalHealthFacts.org [11]

Immagine di Micah Sifry; Fonti: MobileActive.org, InternetWorldStats.com, GlobalHealthFacts.org

Sifry aggiunge:

Con la sola eccezione dello Yemen, la percentuale di copertura della telefonia mobile negli altri cinque Paesi presi in considerazione –Egitto, Tunisia, Siria, Giordania e Iran– si aggira tra il 98% e il 100%.

Infine, la percentuale di utilizzo della telefonia mobile è notevolmente aumentata, molto di più rispetto alla percentuale di utilizzo di Internet. Con la sola eccezione della Giordania che nel 2002 aveva visto la percentuale di utilizzo della telefonia mobile arrivare al 23%, negli altri cinque Paesi la percentuale era rimasta sotto le due cifre –soltanto il 6% per Egitto e Tunisia. Questa percentuale è letteralmente andata alle stelle nel 2007, arrivando al 76% in Tunisia e al 40% in Egitto, stando a quanto riportato da MobileActive.org.

Può essere che stiamo davvero assistendo all'arrivo dell'era della Generazione degli SMS?

*Per tutti coloro che sono interessati a un approfondimento sulle percentuali di utilizzo di Internet a livello globale, ci sono due organizzazioni che registrano questa tipologia di dato: l’International Telecommunications Union [12] [en] e la World Bank [13] [en]. A volte le loro statistiche sono diverse. Il sito web Internet World Stats [14] [en] ne accorpa i dati, e lo fa anche con quelli provenienti da altre organizzazioni più piccole o locali.