Libia: “Vogliamo solo la libertà” (Audio)

Domenica 27 febbraio, undicesima giornata [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] delle rivolte libiche contro i 40 anni di dittatura del Colonnello Muammar Al Gheddafi [it], è stata segnata da uno spargimento di sangue.

I media internazionali riferiscono che con il passare delle ore la gestione del potere di Gheddafi in Libia si sta indebolendo, anche se il dittatore controlla ancora un enorme arsenale di armi e un numero indefinito di soldati e mercenari stranieri. Seif al-Islam, figlio di Gheddafi, descrive una situazione diversa:  a suo dire si tratta di una rivoluzione insignificante e le truppe fedeli al regime starebbero recuperando il controllo del Paese. I Gheddafi insistono con il loro piano: vita o morte in Libia.

In questa incerta prospettiva sul futuro, riportiamo qui sotto alcune testimonianze di cittadini che continuano a vivere ostaggio delle brutali violenze di polizia e militari, che hanno già strappato centinaia di vite.

Voci sul campo

Feb17Voices è l'iniziativa online che registra le telefonate dei libici, per poi trascriverle, tradurle e condividerle sul web. Il progetto è stato ideato dagli stessi responsabili di Jan25Voices, iniziativa simile in atto al culmine delle recenti proteste egiziane. Una telefonata racconta che la maggior parte dei negozi di Tripoli sono chiusi.

La situazione a Tripoli è molto, molto agitata. Dei 100 negozi, ce ne saranno aperti solo quattro. E anche in quelli aperti ci sono segni di tensione: di quattro entrate magari solo una è accessibile.

In questo video da Tripoli caricato da Ali Tweel, vediamo delle persone in fila davanti a un negozio di via Jraba per acquistare il pane.

Al Jazeera riferisce di molti cittadini libici scomparsi, spesso rapiti davanti a casa loro. Dalla capitale una donna al telefono dice che sta cercando di proteggere la sua famiglia. Ecco parte della trascrizione curata da Alive In Libya:

Abbiamo paura, abbiamo paura perché si sa, siamo donne, ho le mie figlie qui. Le uniche armi che abbiamo in casa sono i coltelli, non abbiamo nient'altro se non Dio. Crediamo in Dio, Dio è qui con noi. Non abbiamo paura di morire.

E poi c'è questa donna, sempre a Tripoli, che esprime il pensiero e le ragioni dei ribelli: “Va bene, uccidici. O morte o libertà. La libertà è l'unica cosa che vogliamo”.

Dalla pagina Facebook del Libyan Youth Movement (Movimento giovanile libico), ecco alcuni stralci di una telefonata intercorsa fra un libico residente in Gran Bretagna e suo fratello rimasto in Libia.

A Bengasi sono stati confermati almeno 800 morti, mentre a livello nazionale le perdite certe sono almeno 2.000,  il che fa supporre che ci siano ancora tanti dispersi. I soldati che si sono rifiutati di combattere sono stati cremati e anche fra loro ci sono molti dispersi, quindi è facile che il numero complessivo dei morti possa raddoppiare. A Zawiya e in altre città dell'ovest sono stati perpetrati dei massacri. Uno dei nostri vicini è sparito per 3 giorni per essere poi ritrovato dentro a un frigorifero dell'ospedale.

Sempre su Alive in Libya troviamo la trascrizione delle parole di una radio reporter di Bengasi che si dichiara contraria alla linea ufficiale del governo quando sostiene ‘in Libia va tutto bene’.

Vorrei fare un'ulteriore precisazione su quanto sostiene Sayf al Islam nella sua dichiarazione, quando dice che in Libia non ci sarebbe nessuna rivoluzione e che tutto sarebbe a posto tranne in alcune città cadute in mano ai terroristi. Non si tratta di terroristi sig. Gheddafi, queste sono persone onorevoli e rispettabili che hanno affrontato i tuoi complici perché sei un traditore. Se fossi un uomo d'onore non avresti fatto ciò che hai fatto.

A Zawiya, cittadina a circa 50 chilometri da Tripoli (principale roccaforte di Gheddafi) secondo i media internazionali l'opposizione ribelle avrebbe preso il controllo. Di seguito alcuni messaggi scambiati su Twitter domenica scorsa.

@jrug: la gente a Zawiya dice che avrebbero usato cannoni anti-aereo sui cittadini  e che si sparava dai minareti. Sulla piazza principale sventola la bandiera dei ribelli ed è sparita la foto di Gheddafi.

@jrug: presso un carro armato che ha disertato. Una gran folla che grida abbasso abbasso il regime – Zawiya

@EnoughGaddafi: Dalla Luna Rossa hanno detto che la strada per Zawiya è tranquilla ma sul fronte della sicurezza sono cambiate le cose, non è più così sicuro viaggiare verso #tripoli #feb17

Questo post fa parte dello speciale di GVO sulle rivolte in Libia, in inglese e in italiano.

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