Libia: il massacro e le violenze raccontate dai cittadini (file audio)

Mentre in Libia il bilancio delle atrocità inflitte dal Governo ai manifestanti si aggrava di ora in ora, da ogni parte del mondo i netizen chiedono a gran voce informazioni attendibili. Avere accesso alle notizie rimane però alquanto difficile in un Paese precluso ai media internazionali e in cui il Governo ha cercato [en, come i link successivi, eccetto ove diversamente indicato] di bloccare Internet e le reti di telefonia mobile.

Nonostante questa situazione, il gruppo feb17voices (“le voci del 17 febbraio”) ha creato un canale online tramite il quale ha iniziato a raccogliere interviste e testimonianze audio di persone provenienti da ogni parte del Paese. Hanno così fornito una prospettiva molto personale e immediata sulla rivolta e su come si sta reagendo ai disordini e alle violenze. Ecco una carrellata di file audio ripresi dal canale aperto da feb17voices sul sito audioBoo. [NB: i file audio sono in inglese, accompagnati da una breve sintesi italiana degli interventi.]

Nel primo file audio, un uomo fa congetture su chi sta sparando ai manifestanti: da lontano è molto difficile distinguere se siano membri dell'esercito libico o mercenari (prima c'erano degli africani, forse Nigeriani, afferma). Ora però non si vedono più, e gli uomini che dice di aver visto, poco prima della registrazione, erano quelli della guardia personale di Gheddafi. Li ha riconosciuti perché si spostano in grosse macchine costose.

 

 

Anche nel file seguente, la persona al telefono fa riferimento a presunte milizie condotte a Tripoli dai paesi dell'Africa sub-Sahariana che si comportano come guerriglieri, sferrando attacchi feroci contro i manifestanti. Ribadisce che a Bengasi, a Tripoli e in altre città della Libia si sta assistendo a un massacro: l'uomo è stato testimone diretto delle violenze messe in atto da questi guerriglieri che si sarebbero avvicinati in auto ai gruppi di manifestanti in strada facendo fuoco a sangue freddo, mirando alla testa delle persone.

 

 

In questa testimonianza, un uomo descrive le manifestazioni a Misurata [it], città a 200 chilometri a est di Tripoli:  racconta che una folla composta presumibilmente da 250-300 mila persone si è riversata nelle strade della città, dopo il funerale di uno dei martiri della protesta, per chiedere la fine del regime. La manifestazione si è diretta verso la stazione di polizia con lo scopo di incendiarla, ma i poliziotti hanno iniziato a sparare sulla folla, facendo un morto e almeno sei feriti gravi. I dimostranti sono poi stati dispersi e si sono divisi in tre gruppi, ma abbastanza numerosi da non poter essere contenuti. Si sono poi riuniti nella piazza principale di Misurata, dove gli scontri tra i manifestanti e i mercenari assoldati dal regime sono stati molto cruenti.

 

 

Il messaggio lasciato da un uomo di Bengasi [it] descrive la città come una vera e propria zona di guerra. Mentre l'uomo parla al telefono, la città continua a essere sotto attacco; dice che da oltre tre ore si sentono forti esplosioni, colpi d'artiglieria pesante, forse dei missili. Secondo l'uomo Gheddafi è un criminale e si è messo in testa di spazzare via Bengasi dalla faccia della terra perché la considera una maledizione e nessuno della comunità internazionale sta facendo nulla per fermarlo. L'accesso ai media internazionali come Al Jazeera e Al Arabya è bloccato e si può vedere solo la televisione di stato libica. L'uomo riferisce che il bilancio di tre giorni di scontri è di 250 morti, di cui 50 provocati dagli attacchi di quel giorno e tutte le vittime sono dei giovani. Ribadisce che ora Bengasi è come una zona di guerra, la paragona con Gaza, ma ammette che questa non è la Libia: i libici sono gente pacifica, la maggior parte non possiede armi. I miliziani dei commando che sono arrivati da altri paesi africani, invece, sono pesantemente armati. Il mondo dovrebbe vedere cosa sta succedendo nella città: l'uomo dice di aver sentito dichiarazioni alla televisione in cui si afferma che non sta succedendo nulla e invece Bengasi è in guerra. Le persone sono terrorizzate e si nascondono nelle loro case. Solo i giovani (almeno 50 mila, stima) scendono in strada a protestare.

 

 

Una donna dalla zona di Tripoli riferisce di numerose manifestazioni in vari quartieri della capitale, dove, voci non confermate di una fuga di Gheddafi in Italia, per alcuni momenti hanno fatto esultare i manifestanti. In alcune zone della città, le forze di sicurezza stanno utilizzando dei cecchini appostati sui tetti degli edifici e stanno sparando sui manifestanti, il numero di vittime è ancora incerto (la donna parla di una vittima nel distretto di Fashloom e altre 3 a Tagiura [it]) a causa delle difficoltà nelle comunicazioni. Le forze di sicurezza stanno compiendo molti arresti (alcune persone vengono addirittura prelevate dalle loro case).

 

 

Infine, un uomo di Bengasi descrive i cruenti scontri di sabato 19 febbraio tra i manifestanti, i soldati e i mercenari che hanno prodotto circa 900 vittime. L'uomo riferisce che ha ricevuto informazioni da Tripoli sull'arrivo a Bengasi di un aereo carico di mercenari africani. Ha fatto il giro degli ospedali della città e ha constatato che sono pieni. La maggioranza dei feriti è in condizioni critiche dato che sono state usate munizioni di artiglieria pesante contro i protestanti. C'è una carenza di sangue per curare i feriti. L'uomo dice che le forze speciali stanno attaccando gli ospedali e uccidendo i medici per impedire loro di curare i feriti; continua affermando di vedere dei medici a terra e che le forze speciali hanno preso il controllo degli ospedali.

 

Questo post fa parte dello speciale di GVO sulle rivolte in Libia, in inglese e in italiano.

1 commento

  • Amira Turazzi

    Ciao sono Amira,
    nonostante apprezzi lo sforzo di diffondere le notizie, vi prego di non spargere il terrore.
    Ho parenti di primo grado a Tripoli che hanno SEMPRE avuto accesso su facebook e da ieri sera anche al telefono che mi hanno confermato (una decina di fonti diverse) che a Tripoli NON ci sono stati bombardamenti. Come confrmato anche dagli italiani che stanno tornando.
    Anche la fonte che citate voi parla di una manifestazione, ma non precisa il numero di feriti. Alcune reti parlano addirittura di mille, ma finchè non sarà confermato, io non spargerei il terrore.
    Sopratutto nei confronti di chi, come la mia famiglia, per ore ha pensato al peggio.

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