Pakistan: l'uccisione di Salman Taseer e la controversa norma sulla blasfemia

In uno dei momenti più tristi della già difficile storia politica del Pakistan, il Governatore del Punjab Salman Taseer [en, come tutti gli altri link eccetto ove diversamente indicato] è stato assassinato a sangue freddo da una delle sue guardie del corpo. L’omicidio è avvenuto lo scorso 4 gennaio all’uscita da un ristorante di uno dei centri commerciali del quartiere residenziale di Islamabad, capitale federale del Paese.

Salman Taseer

Il Governatore del Punjab Salman Taseer. Foto ripresa da, Flickr con licenza Creative Commons BY-NC-SA

Taseer era conosciuto per il suo particolare stile politico, incisivo, audace e a volte spiritoso. Era noto anche per il difficile rapporto con il governo della provincia sostenuto dal partito della Lega Musulmana del Pakistan (PML N). Si occupava di questioni che nessun altro avrebbe avuto il coraggio di sfiorare, tra le quali la legge sulla blasfemia [it].

Malik Mumtaz Hussain Qadri

Malik Mumtaz Hussain Qadri, la guardia del corpo arrestata. Immagine di Sajjad Ali Qureshi. Copyright Demotix.

La guardia del corpo, che si è consegnato spontaneamente alle autorità, ha dichiarato di aver agito a causa di quelli che considerava commenti blasfemi espressi dal Governatore a proposito della tristemente nota legge sulla blasfemia.

Sul blog CHUP! – Changing Up Pakistan Kalsoom riporta così la notizia:

Oggi il Pakistan ha perso un uomo coraggioso.

Il Governatore era un utente attivo di social media come Twitter e Flickr e aveva trovato sostegno nella blogosfera pakistana che, per la maggior parte, aveva già iniziato a mobilitarsi per l’abrogazione o la modifica della legge sulla blasfemia. In uno dei post di Taseer su Twitter, al riguardo si può leggere:

Ero sottoposto a pesanti pressioni per cedere davanti alla questione della blasfemia. Ho rifiutato. Anche se sono rimasto l’unico a resistere. [Il suo account su Twitter è ancora attivo]

Kalsoom aggiunge:

La posizione di Taseer contro la legge sulla blasfemia era diventata sempre più esplicita in seguito al caso di Aasia Bibi, la prima donna cristiana condannata a morte, e il Governatore si era alleato “con gli attivisti per i diritti umani, con i critici e diversi funzionari per sollecitare il governo stesso ad abrogare o rivedere” la legge. Il suo coraggio nel prendere posizione contro l’intolleranza religiosa nel Paese era stato accolto tra le proteste, e il New York Times aveva riferito che immagini del Governatore del Punjab erano state bruciate per protesta, il venerdì della settimana precedente al suo assassinio.

Salman Taseer incontra Aasia

20/11/10 – Il Governatore del Punjab Salmaan Taseer incontra Aasia Bibi, la donna cristiana condannata a morte a causa della legge sulla blasfemia. Immagine rirepsa da Flickr con licenza Creative Commons BY-NC-SA

Alcuni erano dell’opinione che il Governatore avesse reagito in maniera eccessiva al caso di Aasia Bibi, al momento sotto processo con l’accusa di blasfemia, e che avesse usato parole e toni troppo aggressivi per esprimere il suo disappunto. In ogni caso, i suoi commenti si concentravano sulla legge sulla blasfemia e sul modo in cui viene manipolata da quanti detengono il potere, allo scopo di opprimere gli altri.

Farhan Janjua esprime il suo parere su Twitter:

Mumtaz Qadri [la guardia del corpo che ha ucciso il Governatore] ha tradito la sua professione e non potrà MAI essere definito un “Aashiq e Rasool” [Devoto del Profeta], NON va perdonato.

Arsalan Mir, blogger che si occupa di telecomunicazioni, la mette così:

La questione non è mai stata la legge sulla blasfemia in sé, il problema era ed è la sua giusta applicazione

Lo shock è presto arrivato anche su Twitter, con “Salman Taseer” divenuto tra gli argomenti più discussi in tutto il mondo. Utenti e blogger pakistani sono stati quasi unanimi nel denunciare e condannare in maniera energica questo atto vigliacco.

Osama Bin Javaid sembra voler dare la colpa ai media:

L’uccisione di Salman Taseer mette in evidenza la forte corrente di intolleranza e di odio religioso che i media, a quanto pare, hanno contribuito a enfatizzare. Ne ho discusso con alcuni critici: che si tratti della commemorazione della morte di un santo Sufi o delle proteste violente da parte dei religiosi, i media danno spazio a queste notizie in modo indiscriminato.

Mentre in molti considerano questo omicidio come un atto individuale, i sostenitori delle teorie complottiste non dimenticano che nella storia del Pakistan esistono altri brutali esempi di oppressioni e uccisioni politiche. Questo avvenimento e il fatto che esso sia avvenuto proprio ora che il partito attualmente al potere, il Partito del Popolo Pakistano, ha perso la maggioranza numerica in Parlamento, sicuramente susciterà un certo disappunto nel Paese.

Guardiamo in faccia la realtà, proporre cambiamenti alla legge sulla blasfemia in Pakistan è un’impresa difficile. Si tratta di un argomento che urta la sensibilità popolare. È scarsa la consapevolezza sull'utilizzo di parte della norma, così come è carente la volontà dei politici di apportarvi cambiamenti positivi e accettabili.

Huma Imtiaz scrive:

Permettetemi di ripeterlo: la legge sulla blasfemia, nella forma attualmente in vigore, è usata come strumento di morte. In più di 20 anni, questa normativa ha condotto alla morte un enorme numero di persone, e in migliaia sono stati perseguitati.

Bisogna far notare che la blasfemia non fa parte solo del mondo islamico, essendo punibile anche nel Giudaismo e nelle religioni cristiane [it], ma la questione riguarda la sua applicazione in Pakistan.

Purtroppo, ciò a cui abbiamo assistito è un omicidio a sangue freddo che non può essere giustificato in nessun modo e in nome di nessuna religione. L’evento riflette inoltre la crescente intolleranza all’interno della società pakistana e la preoccupante influenza che dei “Mullah” incompetenti esercitano su menti immature e ingenue.

Ora, come succede sempre in questi casi, avranno inizio infinite e inconcludenti indagini. Noi possiamo solo sperare che questa volta la giustizia possa vincere e il buonsenso prevalere. Il governo Pakistano, dal canto suo, ha poco tempo a disposizione. Il terrorismo e il crescente estremismo devono essere snidati e affrontati con il pugno di ferro.

Shahid, sul blog Tarikh-nama conclude il post con queste parole:

Come un codardo, posso soltanto scrivere su di lui. Per quello che vale, celebriamo ciò per cui si batteva e che gli è costato la vita a causa di un ignobile omicidio, commesso dalle mani non di un solo uomo, ma di un’intera nazione.

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