Colombia: chiusura temporanea e ritorno edulcorato per la rivista Cambio

L'otto febbraio scorso, un giorno prima della Giornata dedicata ai giornalisti, è arrivato l'annuncio della chiusura temporanea della rivista colombiana Cambio [sp]. Fondata nel 1994, offriva servizi di giornalismo investigativo e di denuncia. Tre anni fa venne comprata dalla casa editrice El Tiempo, proprietaria del quotidiano più importante della Colombia e il cui maggiore azionista è l'azienda spagnola Grupo Planeta. Nei giorni scorsi la testata è tornata operativa passando da settimanale a mensile, e si occuperà di temi diversi, con un approccio incentrato sull'intrattenimento.

La casa editrice ha annullato i contratti dei direttori editoriali María Elvira Samper e Rodrigo Pardo, informandoli che la decisione è stata presa per motivi economici, perché la rivista non rendeva abbastanza. I due giornalisti hanno dichiarato, in diverse occasioni, che la chiusura della rivista è dovuta a motivazioni politiche [in].

Ogni numero di Cambio conteneva denunce così gravi da suscitare il preoccupato interesse dei cittadini. Fra le numerose accuse, ci sono state le rivelazioni sugli abusi commessi dall’ex Ministro per l’Agricoltura, Andrés Felipe Arias, persona molto vicina al presidente Álvaro Uribe, il quale avrebbe approfittato del progetto Agro Ingreso Seguro, concepito per aiutare gli agricoltori, per elargire ingenti quantità di denaro a un gruppo di imprenditori [in] che avevano contribuito alla campagna elettorale presidenziale.

Nelle ultime settimane, questo tipo di giornalismo investigativo e di denuncia aveva sollevato preoccupazioni e perfino indignazione tra i funzionari del Ministero degli Affari Esteri, a causa della divulgazione dei dettagli sull’accordo raggiunto l’anno scorso tra il governo colombiano e quello americano per insediare 7 basi militari in Colombia.

La chiusura della rivista ha destato sorpresa e costernazione tra i giornalisti e le testate tradizionali, e non sono mancate le reazioni nella blogosfera, in quanto le motivazioni economiche non sarebbero, a loro avviso, una ragione valida per aver tolto Cambio dal mercato.

Daniel Ramos, della rivista digitale Equinoxio, offre la sua analisi intitolata Metamorfosis [sp] nel seguente paragrafo:

Una de las utopías políticas más famosas (y necesarias) en Colombia es aquella que prodigó el ex presidente Turbay Ayala por allá a finales de los setenta del siglo pasado: “Hay que llevar a la corrupción a sus justas proporciones”. La corrupción es un cáncer que mina y daña cualquier posibilidad de buen gobierno. Uno de los ingredientes básicos para alcanzar esta utopía es la existencia de medios críticos, proactivos, investigativos y eficaces, como la revista Cambio. El lector atento puede anticipar ya la conclusión de esta crónica utópica a manera de grafiti: Sin Cambio la corrupción en Colombia no se acabará nunca.

Tra le utopie politiche più famose (e necessarie) della Colombia c'è quella propugnata dall’ex presidente colombiano Turbay Ayala alla fine degli anni Settanta: “Occorre portare la corruzione alle giuste proporzioni”. Essa è un cancro che mina e danneggia ogni possibilità di buon governo. Uno degli ingredienti basilari per raggiungere quest’utopia è l’esistenza di mezzi critici, proattivi, investigativi ed efficaci, come la rivista Cambio. Il lettore attento può anticipare la conclusione di questa cronaca utopica in una sola frase: senza Cambio la corruzione in Colombia non finirà mai.

Il giornalista Víctor Solano fa riferimento nel suo blog ¿Comunicación? alla domanda posta a Samper, ex direttrice di Cambio durante un forum sul giornalismo [sp], tenutosi all’Universidad Javeriana de Bogotá:

Una vez terminadas las exposiciones pude hacer la segunda de las preguntas recibidas y allí aproveché para soltar una bomba, una revelación ante ese auditorio: “María Elvira: Supe de buena fuente que aproximadamente las 6:30 p.m., Luis Fernando Santos (presidente de CEET, propietaria de revista Cambio) le confesó a Rodrigo Pardo las verdaderas razones del cierre de la revista, que tenían que ver con la incomodidad que producían las investigaciones que hacía la revista entre algunos de los miembros de la Junta Directiva; a las 7:25 p.m., eltiempo.com publicó una versión totalmente diferente en la que aducía los problemas financieros ¿Cuál cree que de estas dos va a ser la versión que perdure en la memoria de los colombianos?”…

Siento que el público quedó frío en ese momento y todas las miradas pasaron al rostro de María Elvira que contestó con vehemencia: “La extraoficial. No pueden creer que la gente es boba”. María Elvira siguió argumentando sobre una gran cantidad de pistas que la dejan totalmente convencida de que las verdaderas causas del cierre tienen que ver con motivaciones ideológicas”.

Una volta finiti gli interventi, ho potuto fare la seconda domanda e ho colto l’occasione per lanciare una bomba che avrebbe sconvolto il pubblico:”María Elvira: sono stato informato da una fonte affidabile che verso le 18.30 Luis Fernando Santos (presidente della CEET, proprietario della rivista Cambio) ha confessato a Rodrigo Pardo le vere ragioni che avrebbero portato alla chiusura della rivista, ragioni legate al disagio tra alcuni dei membri del consiglio di amministrazione, dovuto alle inchieste investigative pubblicate dalla rivista. Poco dopo, alle 19.25, eltiempo.com [sp] ha pubblicato una versione completamente diversa [sp] nella quale faceva riferimento ai problemi finanziari. Secondo lei, quale di queste due versioni rimarrà impressa nella memoria dei colombiani?

Ho notato la tensione dei presenti in quel momento e tutti gli sguardi si sono concentrati su Maria Elvira, la quale ha risposto con veemenza: “L’informazione ufficiosa. Non posso credere che la gente sia stupida”. Maria Elvira ha poi continuato descrivendo i numerosi elementi che la portavano a dichiarare, con assoluta convinzione, che le vere cause della chiusura fossero di tipo ideologico.

Il gruppo su Facebook “La abstención activa como denuncia – No vote el Referendo Reeleccionista! [sp]” si è pronunciato contro la chiusura:

Que el cierre de la Revista Cambio obedece a motivos económicos, esa excusa oficial no es creíble! (…) El cierre de la Revista Cambio es un mensaje para los medios de comunicación y sus periodistas. El mensaje de fondo de esta decisión es que ser INDEPENDIENTE, decir lo que se piensa y cuestionar el poder puede conducir a la muerte profesional.

La scusa ufficiale della chiusura della rivista Cambio per motivi economici non è affatto credibile! (…) La chiusura della rivista Cambio è un messaggio per i media e per i giornalisti: il fatto di essere indipendente, dire ciò che si pensa e mettere in dubbio il potere, può portare allo stroncamento della propria carriera professionale.

Infine, Jaime Restrepo del blog Atrabilioso propone una prospettiva [sp] opposta alle prime tre opinioni:

Dicen que José Obdulio Gaviria logró el cierre de la revista Cambio. Sin embargo, a una empresa no le interesa cerrar un área rentable… el grupo Planeta no es la excepción. (…) El cierre de Cambio es una decisión empresarial que tiene que ver con los pobres resultados económicos y no con supuestas presiones políticas.

Dicono che (il politico e consulente del Presidente Uribe) José Obdulio Gaviria sia riuscito a ottenere la chiusura della rivista Cambio. Tuttavia, a un'impresa non interessa chiudere un'attività redditizia…e il Grupo Planeta non fa eccezione. (…) La chiusura di Cambio è una decisione imprenditoriale che ha a che vedere con risultati economici scadenti e non con presunte pressioni politiche.

È così che in Colombia, il 9 febbraio 2010, nella Giornata dei Giornalisti, molti sono convinti che sia stata gettata un’ombra sulla libertà di stampa.

Nota dei curatori: dopo la pubblicazione della versione originale di questo post, in inglese, l'evento è stato ampiamente ripreso nel blog di una delle giornaliste della rivista Cambio: El cierre de CAMBIO desde adentro [sp], che segnaliamo come visione dall’interno dell'intera situazione.

Hanno contribuito alla traduzione gli studenti del corso di Traduzione Italiano/Spagnolo della Escuela de Idiomas Modernos della Universidad Central de Venezuela [sp]. La traduzione è stata revisionata dalla Prof.ssa Rosalba Ciancia e poi editata da Beatriuce Borgato. Ringraziamo gli studenti: Vincenza Aiello, Jhean Cabrera, César Castillo, Valentina Castro, Elizabeth Cornejo, Mearlis Flores, Jonathan García, Mariela Manfredi, Daniella Martínez, Isanie Pino, Luis Eduardo Plazas, Arianna Russo, Yhován Sáez, Gregory Salazar, Juan Pablo Sans, Gisell Torcatt, Yoliher Vitale, Heyleen Williams.

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