Tailandia: Manifesto del ‘Siam Rosso’

gilesL'accademico tailandese Giles Ji Ungpakor [tai] è l'autore del Manifesto del Siam Rosso [in] che nelle scorse settimane ha rianimato il dibattito politico in Tailandia. Giles recentemente è fuggito [in] dalla Tailandia onde evitare la persecuzione per “lesa maestà” [in]. È stato accusato di aver offeso la monarchia tailandese nel suo libro del 2007 [in], A Coup for the Rich: Thailand’s Political Crisis (Un colpo di Stato per i ricchi: la crisi politica della Tailandia). Giles ora risiede nel Regno Unito.

Ecco alcuni stralci [in] dal Manifesto del Siam Rosso:

1. Dobbiamo avere la libertà di espressione e la libertà di scegliere il nostro governo senza repressione e paura.

2. Dobbiamo avere uguaglianza. Dobbiamo abolire la mentalità di “grande gente-piccola gente”. Dobbiamo abolire la pratica di strisciare davanti alla famiglia reale.

3. Il nostro Paese deve essere uno stato sociale. Le tasse devono essere imposte ai ricchi. I poveri non sono un peso, ma partner nello sviluppo del Paese.

4. Nel nostro Paese il re dovrebbe onorare il proprio ruolo costituzionale e smettere di intervenire in politica.

5. Per troppo tempo la società tailandese è stata sotto il tallone di ferro dei Generali. Dobbiamo tagliare il budget militare e abolire l'influenza dell'esercito nella società, assicurandoci che non possa più essere un ostacolo alla democrazia.

6. Dobbiamo avere giustizia. I giudici non dovrebbero esigere il potere dalla corona per arrestare chi ne critica le decisioni. Dobbiamo cambiare il fatto che le leggi che prevedano “l'oltraggio alla corte” vengano usate per impedire la responsabilità amministrativa.

7. I cittadini nelle città e nelle comunità devono partecipare all'amministrazione di tutte le istituzioni pubbliche quali imprese statali, media, scuole e ospedali.

8. Il nostro Paese deve modernizzarsi. Dobbiamo sviluppare il sistema educativo, il trasporto e l'edilizia. Dovremmo generare l'energia dal vento e dall'energia solare per proteggere l'ambiente.

9. Il nostro Paese deve puntare alla pace, non iniziare dispute con i Paesi limitrofi o fomentare la guerra.

Giles ha scritto [in] il manifesto durante il volo da Bangkok a Londra:

Non stavo lasciando il Paese con la coda fra le gambe, non stavo scappando. Una volta fuori dal Paese, ho deciso di combattere senza limitazioni. Ho scritto il manifesto sull'aeroplano che mi ha portato da Bangkok a Londra.

Egli fa notare come il manifesto non sia molto progressivo nel contesto dell'Europa occidentale ma in Tailandia è già sovversivo:

Ho ritenuto che fosse realmente necessario che qualcuno dicesse quelle cose, perché le pensavano migliaia di persone in Tailandia ma nessuno le aveva mai esplicitate. La reazione è stata tremenda; la gente è stata davvero eccitata dal Manifesto e ho ricevuto parecchio sostegno. Naturalmente, la parte avversa si è arrabbiata molto, ma ciò era prevedibile. La gente sta diffondendo ovunque il documento. Ciò che è interessante è che questo Manifesto, nell'ambito dell'Europa occidentale, non è molto progressivo. È una cosa normale. Nel contesto tailandese, invece, è esplosivo.

Egli chiarisce che il manifesto “non è solo una critica al Re, è (anche) una critica a come viene utilizzato il sistema monarchico in Tailandia.”

Il mio Manifesto non è necessariamente solo una critica al Re, è (anche) una critica a come viene utilizzato il sistema monarchico in Tailandia. Ciò perché non credo che il Re abbia progettato il colpo di Stato. Non penso che il Re sia necessariamente la persona più potente in Tailandia. Credo che i militari e quelli che lo circondano e legittimano quanto fanno rivendicando il patronato reale, siano coloro che hanno davvero il potere in Tailandia. (Il manifesto) è più una critica verso costoro e il loro uso della monarchia.

John Francis Lee [in] osserva che Giles dovrebbe evitare di scrivere critiche inutili al Re tailandese:

Vorrei che il Manifesto di Giles evitasse la critica a SM [Sua Maestà] e si attenesse al vero punto della questione. Non si può stare da entrambe le parti: volere SM il Re fuori dalla politica e poi criticarlo di non essere attivo nelle cose che t'interessano.

Analogamente, la critica dura e inutile di Giles riguardo SM ha lasciato quanti hanno firmato “la sua” petizione in una posizione assai scomoda in Tailandia. Non tutti possono prendere e volarsene a casa a Oxford. Le persone che hanno firmato la petizione non stavano rendendo Giles il loro portavoce, o acconsentendo a tutto ciò che egli aveva detto e sostenuto fino ad allora. Ma il Manifesto di Giles le ha messe nelle mani dell'opposizione. E la critica a SM nel suo Manifesto ha steso un'ombra sui punti importanti sollevati in seguito.

John si riferiva alla petizione [in] firmata da parecchi accademici che richiede alle autorità di non utilizzare la “lesa maestà” in Tailandia, dato che la legge viola la libertà di parola e la libertà di insegnamento.

Copertina del libro 'A Coup for the Rich: Thailand’s Political Crisis'

Le autorità interne hanno bollato il manifesto come pericolo per la sicurezza nazionale [in] della Tailandia. Hanno chiesto la cooperazione dei fornitori d'accesso a Internet “nel continuare a vigilare sulla diffusione dell'articolo”.

Se i vostri sistemi possono attivare un filtro per impedirne l'accesso, fatelo, così da avvantaggiare notevolmente la sicurezza nazionale. Prego agire con urgenza”.

DoctorJ non riesce a capire perché le autorità vogliano censurare il documento:

Perché “il Siam rosso” viene visto come una minaccia, quando in effetti, ben pochi saranno d'accordo con Giles? Una persona saggia può dibattere i molti lati negativi dell'idea comunista di Giles, ma solo un deficiente sceglierà un percorso insensato come quelli dell'ICT.

Alex difende il manifesto perché è “esplicitamente pacifista”:

La migliore cosa del manifesto, infatti, è che, per una volta, abbiamo un tailandese che non sta provando a imporre le proprie idee sugli altri. Oh, e il manifesto è esplicitamente pacifista.

Thailand Jumped the Shark lo descrive come una dichiarazione molto rivoluzionaria [in]:

Penso che sia una dichiarazione molto rivoluzionaria. Sono d'accordo con gran parte di esso, particolarmente con le critiche contro i militari, l'elite aristocratica, il sistema giuridico ed il PAD, ma penso che non stia facendo un favore al movimento Red Shirt rivendicando una repubblica, e non penso che, chiedendo alla maggior parte delle Red Shirt, questi vogliano abolire la monarchia e puntare verso una repubblica.

Mi dispiace davvero per Jai, perché non penso che potrà mai tornare indietro in Tailandia – a meno che non si trasformi in una repubblica. Non credo ciò possa accadere a breve.

Le Red Shirt [in] non si definiscono di sinistra. Il rosso è il colore dell'opposizione. Molti di loro appoggiano il Primo Ministro spodestato Thaksin Shinawatra. Ma le Red Shirt sostengono che ora stanno andando oltre Thaksin [in].

Secondo FACT – Freedom Against Censorship in Thailand, la partenza di Giles e il manifesto “Red Siam” è stata una notizia bomba [in]. Jotman sottolinea l'importanza storica [in] del manifesto:

Questa dichiarazione mi colpisce sia per la validità sia per l'importanza storica. Non mi risulta che nessuna altra dichiarazione, personalmente firmata da una figura tailandese di alto profilo, sia stata pubblicata negli ultimi anni.

The Nation's State attribuisce al manifesto la nascita di un dibattito sulla monarchia [in]:

Non sono necessariamente d'accordo con Giles ma certamente apprezzo la sua decisione di controbattere e di forzare la discussione sulla monarchia.

Ha sicuramente ragione sul fatto che il manifesto non è progressivo in Europa, ma non è niente di meno che sedizioso in Tailandia.

Al Jazeera ha realizzato un servizio sulla “lesa maestà” e sulla campagna politica lanciata da Giles:

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