Israele: Quanti prigionieri palestinesi in cambio di Gilad Shalit?

Sono trascorsi ormai tre anni da quando i miliziani palestinesi catturarono il soldato israeliano Gilad Shalit in un blitz oltre confine. Nonostante i numerosi tentativi diplomatici [it] di ottenere il rilascio di Shalit, il ventiduenne è ancora nelle mani di Hamas.

Gilad Shalit (sourced from HaBanim.org)

Gilad Shalit (fonte: HaBanim.org)

In cambio della libertà del prigioniero, Hamas chiede il rilascio di 1,400 Palestinesi [in] attualmente detenuti nelle carceri israeliane, inclusi alcuni considerati con “le mani sporche di sangue”, direttamente implicati nella morte di cittadini israeliani.

Il rilascio di Shalit, sostiene Israele [in], è la precondizione di ogni futuro accordo per il cessate-il-fuoco. Anche quello stipulato nel giugno 2008, avrebbe dovuto portare al rilascio di Shalit, ma la fiducia tra le parti venne meno quando, poco dopo, Hamas cominciò a bombardare il sud di Israele.

Negli ultimi 30 anni, Israele ha già scambiato 7000 prigionieri con 19 suoi cittadini detenuti dai palestinesi, e 8 cadaveri. Tra gli scambi effettuati [in], ricordiamo quello del 1985, in cui 1150 prigionieri vennero rilasciati in cambio di tre soldati israeliani catturati in Libano. Più recentemente, la restituzione dei cadaveri di Ehud Goldwasser ed Eldad Regev, catturati nel luglio 2006 poco dopo il rapimento di Shalit, fu concessa in cambio del rilascio di Samir Kuntar, assassino già condannato, di 4 militanti di Hezbollah e dei resti di altri 200.

Dopo lo scambio del 1985, Yitzhak Rabin [it], che all'epoca era Ministro della Difesa, ha dichiarato [in]: “Quando non esiste alcuna opzione militare, l'unica scelta è di scendere a patti e pagare qualche prezzo.

L'opinione pubblica israeliana ha già dimostrato [in] un grande coinvolgimento emotivo nella vicenda della continuata prigionia di Shalit.

Lirun, di East Med Sea Peace, lamenta[in]:

Tutti lo vogliamo a casa… davvero tanto… questa storia è andata avanti troppo a lungo, Israele è ancora segnata dal ricordo della saga di Ron Arad… è proprio un periodio terribile.

Il capitano Ron Arad (fonte: Jewish Agency For Israel)

Il capitano Ron Arad (fonte: Jewish Agency For Israel)

Ron Arad [in] è un pilota dell'aviazione militare israeliana catturato in Libano nel 1986. Israele ne negoziò il rilascio con trattative diplomatiche, e quando queste fallirono, inviò degli agenti per liberarlo. Non accadde nulla. Si teme che Arad sia morto, ma i ritrovamenti sono ancora da confermare.

Nafka Mina scrive [in]:

Sarebbe giusto ricordare ai nostri vicini arabi e al mondo del prezzo che abbiamo già pagato, ogni volta che qualcuno mette in mezzo la “sproporzione” nel numero di vittime arabe per mano israeliana durante il conflitto. Se l'altra parte stabilisce il prezzo di 1000 arabi per un ebreo per uno scambio di prigioneri, allora non dovrebbero lamentarsi quando, in guerra, vengono uccisi più arabi che ebrei. Se avessero a cuore la vita almeno quanto noi, credo che anche gli scambi sarebbero in ragione di 1 a 1.

Il blogger prosegue:

L'ipotesi non è peregrina, se si pensa alle future vittime dei terroristi che stiamo rilasciando. Nelle ultime battaglie a Gaza, molti israeliani erano favorevoli a proseguire l'operazione fino all'avvenuto rilascio di Shalit, pur essendo ben consapevoli che il processo sarebbe costato la vita a molti soldati. Parlano tutti di Shalit: nessuno nemmeno parla più dei due soldati uccisi nello stesso attacco nel loro carrarmato.

E conclude:

Non sottovaluto l'effetto psicologico del fatto che i soldati futuri e le loro famiglie sappiano che Israele è disposta a tutto per assicurare la sicurezza dei soldati che manda in guerra. Temo però che soccombere a questi accordi irrazionali abbia controindicazioni che oltrepassano i benefici. Sì, continuo a pregare per il ritorno a casa di Shalit, perchè avvenga il più presto possibile. Ma prego anche perchè il governo di Israele si imponga con forza non soltanto contro i nostri nemici, ma anche sulle pressioni intestine, e consideri l'interesse nazionale prima di considerazioni emotive.

A Soldier's Mother giunge a una conclusione simile, dichiarando che nonostante Israele desideri ardentemente il rilascio di Shalit, deve essere consapevole del costo di un simile scambio. La blogger spiega [in]:

Gilad merita di tornare a casa – ma rilasciare degli assassini non è certo il modo giusto. Secondo varie fonti di informazione, il nostro governo sta seriamente prendendo in considerazione l'eventualità di rilasciare i seguenti assassini:

* Marwan Barghouti, colpevole di cinque omicidi, condannato a diversi ergastoli
* Ibrahim Hamed, leader della fazione militare della West Bank
* Abdullah Barghouti, mente dell'attentato alla Pizzeria Sbarro e al Moment Cafè a Gerusalemme
* Abbas al-Sayed, organizzatore del massacro del 2002 al Park Hotel, il giorno della vigilia di Pesach [in], a Netanya

Rilasciare questi uomini è come accettare il fatto che uccideranno ancora, e che ogni morte sarà imputabile al cattivo esito dell'accordo preso per liberare Gilad. A volte è facile pagare un prezzo oggi, senza doversi preoccupare del domani, e di chi dovremo seppellire ancora…

Non premiate degli assassini, e non punite ulteriormente le famiglie di chi è stato ucciso. Non chiedete a un padre che ha perso un figlio a Sbarro, o al Moment Cafè, se rilasciare un assassino rappresenti uno scambio equo per Gilad. Cosa mai potrebbe rispondervi? Quante altre volte volete fargli sanguinare il cuore?

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