Israele: film sulle conseguenze della chiusura dei confini a Gaza

Nella blogosfera israeliana raramente si ha l'impressione che tutti stiano ascoltando e che nessuno parli, e oggi sembra proprio così, in occasione del debutto di un cortometraggio intitolato Closed Zone [in]. Si tratta di un film d'animazione di 90 secondi sulla chiusura dei confini di Gaza, che vanta già 31.600 visite e 200 commenti su YouTube, e questo è solo l'inizio.

Cinemascopian [in], Israelity Bites [in], One Jerusalem [in] e Promised Land [in] hanno pubblicato il video e alcune informazioni aggiuntive, ma si astengono dal commentare.

Dion Nissenbaum di Checkpoint Jerusalem, invece, offre [in] contesto e descrizione del film, spiegando che “Closed Zone” è stato ideato per l'ONG israeliana Gisha [in], la quale lavora per proteggere la libertà di movimento dei 1.400.000 residenti [it] nella Striscia di Gaza.

In un rapporto sulla chiusura dei punti di valico in questi 18 mesi, Gisha scrive [in] quanto segue:

La posizione di Gisha sulla chiusura dei confini è che si tratta di un provvedimento illegale poiché punisce i civili della Striscia di Gaza per atti che non hanno commesso e per circostanze politiche che vanno al di là del loro controllo. Ciò mette in difficoltà la popolazione civile e le sue istituzioni, bloccando il passaggio di beni necessari alla salute, al benessere e alla vita economica.

Il creatore di “Closed Zone” è Yoni Goodman [in]. Goodman è noto al grande pubblico per aver diretto l'animazione di Waltz with Bashir,” [in], vincitore di un Golden Globe come Migliore Film Straniero e destinato [in], a detta di molti, a ripetersi nella stessa categoria all'edizione 2009 degli Oscar. (Nonostante ciò il premio è andato al giapponese “Departures”.)

In un'intervista rilasciata al Jerusalem Post all'epoca della presentazione di “Closed Zone's”, Goodman spiega [in]:

“Odio Hamas. Cercano solo di ucciderci. Li considero ovviamente miei nemici. Sono dispiaciuto per i cittadini palestinesi che vogliono vivere la propria vita… La gente qui non ama sentirsi dire che i palestinesi sono persone normali. Preferiscono considerarli il male assoluto, tutti appartenenti a Hamas. È molto più facile dire, ‘puniamoli, uccidiamoli tutti.' È molto più difficile, invece, guardarli come gente normale che vuole vivere in pace.

Nel filmato correlato “Closed Zones: Behind the Scenes,” Goodman aggiunge:

Dopo la guerra questo progetto è diventato una missione per me. Il personaggio è un bambino, un po’ adulto un po’ bambino, un po’ arabo un po’ ebreo, in modo che chiunque riesca a identificarvisi. È importante non trasformarlo in un film pieno di stereotipi.

Sari Bashi, Direttore Esecutivo di Gisha commenta:

Abbiamo scelto l'animazione per obbligare gli spettatori a riconoscere l'umanità dei cittadini di Gaza. È sempre più difficile ricordare alla gente che i residenti nella Striscia di Gaza sono esseri umani che desiderano crescere i propri figli, guadagnarsi da vivere e realizzare i propri sogni, sia piccoli che grandi.

Il lancio di “Closed Zone” ha coinciso con il primo viaggio in Medio Oriente del Segretario di Stato americano Hillary Clinton, la quale ha comunicato l'impegno degli Stati Uniti a devolvere 900 milioni di dollari per la ricostruzione della Striscia di Gaza dopo la guerra con Israele [it] di quest'inverno. Cifra che verrà integrata in modo significativo dai 5 milioni di dollari di donazioni raccolte durante la conferenza tenutasi questa settimana a Sharm el-Sheik, in Egitto.

Spetta tuttavia ad Israele l'ultima parola sull'apertura al traffico commerciale e civile dei punti di valico. Verrà sicuramente invocato il sostegno della comunità internazionale per garantire che le necessità di entrambe le parti siano soddisfatte. Mark Regev, portavoce del Primo Ministro israeliano Ehud Olmert afferma [in]:

Purtroppo risorse come cemento e acciaio potrebbero essere dirottate da Hamas che, invece di utilizzarle nella ricostruzione delle abitazioni civili, le impiegherà per costruire rifugi sotterranei per la loro macchina militare. Per questo credo che la comunità internazionale debba trovare i meccanismi necessari per assicurarsi che gli aiuti per la popolazione di Gaza rimangano precisamente tali.

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